Istorie fiorentine/Libro secondo/Capitolo 26

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Libro secondo

Capitolo 26

../Capitolo 25 ../Capitolo 27 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

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Fu tolta, in questi tempi, a Uguccione la signoria di Lucca e di Pisa, e Castruccio Castracani, di cittadino di Lucca, ne divenne signore, e perché era giovane, ardito e feroce, e nelle sue imprese fortunato, in brevissimo tempo principe de’ Ghibellini di Toscana divenne. Per la qual cosa i Fiorentini, posate le civili discordie, per più anni pensorono, prima, che le forze di Castruccio non crescessero, e di poi, contro alla voglia loro cresciute, come si avessero a difendere da quelle. E perché i Signori con migliore consiglio deliberassero, e con maggiore autorità esequissero, creorono dodici cittadini, i quali Buoni uomini nominorono, senza il consiglio e consenso de’ quali i Signori alcuna cosa importante operare non potessero. Era, in questo mezzo, il fine della signoria del re Ruberto venuto; e la città, diventata principe di se stessa, con i consueti rettori e magistrati si riordinò; e il timore grande che la aveva di Castruccio la teneva unita. Il quale dopo molte cose fatte da lui contro ai signori di Lunigiana, assaltò Prato donde i Fiorentini, deliberati a soccorrerlo serrorono le botteghe e popolarmente vi andorono; dove ventimila a piè e millecinquecento a cavallo convennono. E per torre a Castruccio forze e aggiugnerle a loro, i Signori per loro bando significorono che qualunque rebelle guelfo venisse al soccorso di Prato sarebbe dopo la impresa, alla patria restituito: donde più che quattromila ribelli vi concorsono. Questo tanto esercito, con tanta prestezza a Prato condotto, sbigottì in modo Castruccio che, sanza volere tentare la fortuna della zuffa, verso Lucca si ridusse. Donde nacque nel campo de’ Fiorentini, intra i nobili e il popolo, disparere: questo voleva seguitarlo e combatterlo, per spegnerlo; quelli volevano ritornarsene, dicendo che bastava avere messo a pericolo Firenze per liberare Prato: il che era stato bene sendo costretti dalla necessità; ma ora che quella era mancata, non era, potendosi acquistare poco e perdere assai, da tentare la fortuna. Rimessesi il giudicio, non si potendo accordare, a’ Signori, quali trovorono ne’ Consigli, intra il popolo e i Grandi, i medesimi dispareri; la qual cosa, sentita per la città, fece ragunare in Piazza assai gente, la quale contro ai Grandi parole piene di minacce usava: tanto che i Grandi, per timore, cederono. Il quale partito, per essere preso tardi, e da molti mal volentieri, dette tempo al nimico di ritirarsi salvo a Lucca.