Istorie fiorentine/Libro settimo/Capitolo 25

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Libro settimo

Capitolo 25

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E vivendosi assai quietamente dentro e fuora, non sendo guerra che la comune quiete perturbasse, nacque uno inopinato tumulto, il quale fu come un presagio de’ futuri danni. Intra le famiglie le quali con la parte di messer Luca Pitti rovinorono fu quella de’ Nardi; perché Salvestro e i frategli, capi di quella famiglia, furono prima mandati in esilio, e di poi, per la guerra che mosse Bartolommeo Colioni, fatti rebelli. Intra questi era Bernardo, fratello di Salvestro, giovane pronto e animoso. Costui, non potendo, per la povertà, sopportare lo esilio, né veggendo, per la pace fatta, modo alcuno al ritorno suo, deliberò di tentare qualche cosa da potere, mediante quella, dare cagione ad una nuova guerra: perché molte volte un debile principio partorisce gagliardi effetti, con ciò sia che gli uomini sieno più pronti a seguire una cosa mossa che a muoverla. Aveva Bernardo conoscenza grande in Prato, e nel contado di Pistoia grandissima, e massimamente con quelli del Palandra, famiglia, ancora che contadina, piena di uomini, e secondo gli altri Pistolesi, nelle armi e nel sangue nutriti. Sapeva come costoro erano mal contenti, per essere stati in quelle loro nimicizie da’ magistrati fiorentini male trattati. Conosceva oltre a di questo gli umori de’ Pratesi, e come e’ pareva loro essere superbamente e avaramente governati; e di alcuno sapeva il male animo contro allo stato. In modo che tutte queste cose gli davano speranza di potere accendere un fuoco in Toscana, faccendo ribellare Prato, dove poi concorressero tanti a nutrirlo, che quelli che lo volessero spegnere non bastassero. Comunicò questo suo pensiero con messer Dietisalvi; e lo domandò, quando lo occupare Prato gli riuscisse, quali aiuti potesse, mediante lui, dai principi sperare. Parve a messer Dietisalvi la impresa pericolosissima e quasi impossibile a riuscire: non di meno, veggendo di potere, con il pericolo d’altri, di nuovo tentare la fortuna, lo confortò al fatto, promettendogli da Bologna e da Ferrara aiuti certissimi, quando gli operasse in modo che tenesse e difendesse Prato almeno quindici giorni. Ripieno adunque Bernardo, per questa promessa, d’una felice speranza, si condusse celatamente a Prato, e comunicata la cosa con alcuni, li trovò dispostissimi. Il quale animo e volontà trovò ancora in quelli del Palandra, e convenuti insieme del tempo e del modo, fece Bernardo il tutto a messer Dietisalvi intendere.