L'isola misteriosa/Parte terza/Capitolo XXI

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Parte terza - Capitolo XXI

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Jules Verne - L'isola misteriosa (1874-1875)
Traduzione dal francese di Anonimo (1890)
Parte terza - Capitolo XXI
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CAPITOLO XXI.


L’ultimo benefizio — Un’isola in terra ferma — La tomba del capitano Nemo

[PAGINA MANCANTE NELLA SCANSIONE, il testo seguente proviene dall'edizione Bemporad 1914]

Quando Cyrus Smith ed i suoi compagni rinvennero, in grazia delle cure di cui furono colmati, si trovarono nella camera di una nave a vapore senza poter comprendere in qual modo fossero sfuggiti alla morte.

Una parola d’Ayrton apprese loro ogni cosa.

— Il Duncan! — mormorò egli.

— Allora — rispose Cyrus Smith — Dio onnipotente ha voluto che noi fossimo salvi!

Era il Duncan infatti lo yacht di lord Glenarvan, comandato da Robert, il figlio del capitano Grant, che era stato spedito all’isola Tabor per cercare Ayrton e ricondurlo in patria, dopo dodici anni d’espiazione!

I coloni erano salvati, e sulla via del ritorno.

— Capitano Robert – domandò Cyrus Smith – chi mai v’ha suggerito il pensiero, dopo aver lasciata l’isola Tabor, in cui non avete più trovato Ayrton, di far rotta a cento miglia di là nel nord-est?

— Signor Smith – rispose Robert Grant – era per andare a cercare non Ayrton soltanto, ma voi ed i compagni vostri.

— I miei compagni e me?

[FINE DEL TESTO proveniente dall'edizione Bemporad 1914] [p. 98 modifica]

— Senza dubbio... all’isola Lincoln!

— L’isola Lincoln? esclamarono insieme Gedeone Spilett, Nab e Pencroff nel massimo stupore.

— Come conoscete voi l’isola Lincoln? domandò Cyrus Smith, se essa non è nemmeno segnata sulle carte geografiche?

— Me l’ha fatta conoscere una notizia che voi avete lasciata all’isola Tabor.

— Una notizia? esclamò Gedeone Spilett.

— Senza dubbio, ed eccola, rispose Robert Grant presentando un documento, che indicava in longitudine ed in latitudine la situazione dell’isola Lincoln “residenza odierna di Ayrton e di cinque coloni americani.”

— Il capitano Nemo!... disse Cyrus Smith dopo d’aver letto la nota e riconosciuto che essa era del medesimo carattere del documento trovato nel ricinto.

— Ah! esclamò Pencroff, era dunque lui che aveva preso il nostro Bonaventura, lui che si era arrischiato, solo, fino all’isola Tabor!

— Per deporvi questa notizia, rispose Harbert.

— Aveva dunque ben ragione di dire, soggiunse il marinajo, che anche dopo la sua morte il capitano ci avrebbe fatto un servizio!

— Amici miei, disse Cyrus Smith con accento profondamente commosso — che il Dio di tutte le misericordie riceva l’anima del capitano Nemo nostro salvatore!

I coloni s’erano scoperto il capo a quest’ultima frase di Cyrus Smith, e mormoravano il nome del defunto.

In quel momento Ayrton, accostandosi all’ingegnere, gli disse semplicemente:

— Dove bisogna mettere questo forziere?

Era il forziere che aveva salvato con pericolo della sua vita, nel momento in cui l’isola s’inabissava, e che ora consegnava fedelmente all’ingegnere. [p. 99 modifica]

— Ayrton! Ayrton! disse Cyrus Smith con profonda commozione.

Poi, rivolgendosi a Robert Grant, soggiunse:

— Signore, dove avete lasciato un colpevole, ritrovate un uomo che l’espiazione ha fatto onesto, ed al quale io sono orgoglioso di porgere la mano!

Robert Grant fu allora messo al fatto di quella storia del capitano Nemo e dei coloni dell’isola Lincoln. Poi preso il rilievo di quanto rimaneva di quello scoglio, che doveva oramai figurare sulle coste del Pacifico, diede l’ordine di virare di bordo.

Quindici giorni dopo, i coloni sbarcavano in America, e ritrovavano la loro patria rappacificata dopo quella terribile guerra, che era stata cagione del trionfo della giustizia e della legge. Delle ricchezze contenute nel forziere, lasciate dal capitano Nemo in eredità ai coloni dell’isola Lincoln, la maggior parte fu spesa nell’acquisto d’un ampio dominio nello Stato di Jowa. Una sola perla, la più bella, fu presa da questo tesoro e mandata a lord Glenarvan, in nome dei naufraghi rimpatriati dal Duncan.

Colà, su quel nuovo dominio, i coloni chiamarono al lavoro, vale a dire alle ricchezze ed alla felicità, tutti coloro ai quali avevano contato d’offrire l’ospitalità dell’isola Lincoln. Quivi fu fondata una vasta colonia, a cui venne dato il nome dell’isola scomparsa nelle profondità del Pacifico. Vi si trovava un fiume, e fu chiamato la Grazia; una montagna che prese il nome di Franklin, un piccolo lago che fu il lago Grant, delle foreste che divennero quelle del Far-West. Era come l’isola trasportata in terraferma.

E colà, sotto le mani intelligenti dell’ingegnere e dei suoi compagni, ogni cosa prosperò. Non uno degli antichi coloni dell’isola Lincoln mancava, chè tutti avevano giurato di vivere sempre insieme. Nab, là dove era il suo padrone, Ayrton, pronto a sagrificarsi ad ogni occasione; Pencroff più agronomo che non [p. 100 modifica]fosse mai stato marinajo; Harbert, i cui studi furono compiti sotto la direzione di Cyrus, e Gedeone Spilett medesimo, il quale fondò il New Lincoln Herald, che fu il giornale meglio informato dell’universo mondo.

Colà Cyrus ed i suoi compagni ricevettero più volte la visita di lord Glenaryan, del capitano John Mangles e di sua moglie sorella di Robert Grant, del maggiore Mac Nabs e di tutti quelli che erano stati immischiati nella doppia storia del capitano Grant e del capitano Nemo.

E colà infine tutti furono felici, uniti nel presente com’erano stati nel passato; ma essi non dovevano dimenticare mai quell’isola, sulla quale erano arrivati poveri e nudi, quell’isola che per quattro anni aveva bastato ai loro bisogni, e di cui più non rimaneva che un pezzo di granito, battuto dal Pacifico, tomba di colui che fu il capitano Nemo!



FINE DEL SESTO ED ULTIMO VOLUME.