L'uomo delinquente/Parte sesta/I

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Capitolo I. Delinquenti per passione o per impeto

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Capitolo I. Delinquenti per passione o per impeto
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1. Caratteristiche. — 2. Suicidi-omicidi.


1. Fra i delinquenti formano una categoria distinta da tutte le altre quelli per passione, che meglio dovrebbero dirsi d’impeto, perché, come vedemmo e come vedremo nell’ezioiogia, butti i delitti hanno per substrato la violenza di alcune passioni, ma mentre nel delinquente abituale, in quello per riflessione, l’impulso della passione non è subitaneo, né isolato, ma cova da lungo tempo, e si ripete e si rinnova sempre e si associa quasi sempre alla riflessione, qui accade tutto il contrario; e mentre nel delinquente abituale l’impulso è sempre egoistico qui è sempre altruistico. Essi appartengono, si potrebbe dire, al raggio ultra-violetto dello spettro di cui i veri delinquenti rappresenterebbero l’ultra-rosso; essi non solo non hanno l’egoismo, l’insensibilità, l’infingardaggine, il poco senso morale dei criminali, ma sono anormali in quanto hanno troppo spinte la sensibilità, l’altruismo, il senso di onore, dell’amore; buone qualità tutte, ma i cui estremi possono condurre ad azioni proibite dalla legge e peggio pericolose per la società. Questi delitti sono rarissimi: in Prussia, Pensilvania, Svizzera si calcolarono dal 5 al 6 % dei rei di sangue. L’età è quasi sempre la giovanile, in cui la violenza delle passioni è meno frenata dalla ragione, cioè dai 18 ai 30 anni. La pubertà è poi causa specifica di reati, i quali hanno appunto per causa l’obnubilazione del senso morale per la potenza della passione carnale che allora insorge. Relativamente agli altri reati, specie di sangue, il numero delle donne è tra di essi superiore, cioè il 36%, senza contare le infanticide.
Caratteri. — In generale non presentano anomalie gravi e frequenti, né nel cranio, né nella fisionomia che è bella; il tipo criminale non vi fu trovato che nel 1,3%. Sono individui di tempra sanguigna o nervosa, di animo non solo non apatico, com’è quello dei delinquenti, ma anzi di una esagerata sensibilità con una affettività eccessiva. Nel 30% si notarono infatti i riflessi esagerati e rarissima l’ottusità tattile e dolorifica. Però durante il delitto sono anestetici, analgesici e semi coscienti. Alla normalità del corpo, risponde l’onestà dell’animo. Questi sciagurati, prima del delitto sono conosciuti e stimati per vita illibata. Curti manteneva tre fratelli poveri; Cipriani, Milani, Grasso erano onesti e servizievoli. Le lettere alla madre di Bancal fanno piangere di tenerezza. Questa iperestesia affettiva si associa al suicidio e ad atti che dimostrarono una momentanea insensibilità. Qua... avendo sentito da un ripostiglio oscene allusioni dell’amante che egli adorava e credeva un angelo purissimo, corse da un ferraio a pregarlo di tagliargli l’orecchio profanato da quelle parole e essendosi il ferraio rifiutato, con un ferro aguzzo si fece nell’orecchio una incisione profonda.
Commozione dopo il delitto. — Non solo sono commossi ed eccitati prima del delitto, ma appena compiutolo e soddisfatto l’impeto della passione; provano una reazione immediata, si pentono amaramente e si disperano sino a tentare il suicidio. Milani tentò ripetutamente di togliersi la vita; Verani, uccisore della moglie adultera e del ganzo, si dichiarava un vile assassino e andava ripetendo le ultime parole che essa aveva pronunciato prima di spirare. Cipriani appena uccisa la moglie colta in adulterio si gettò dalla finestra. All’inverso dei comuni delinquenti, non solo non si procurano l’alibi, e non nascondono il proprio delitto, ma anzi si compiacciono di confessarlo ai giurati e ai giudici, come per calmare il proprio rimorso. Marino, appena uccisa l’amante, si costituiva ai carabinieri. Grasso, pochi giorni dopo aver annegato il figlio, si ferì con rivoltella e dichiarò al pretore di averlo fatto perché egli era l’autore di quella morte che si era creduta accidentale. Guglielmotti, Quadi e Bouley non solo confessarono ma anzi aggravarono la loro colpa con inutili deposizioni. Perciò appunto i delinquenti per impeto danno fra i condannati il massimo dell’emenda, 100%, come attestano le statistiche svedesi e prussiane. Il Corrigan, che aveva ucciso in un accesso di collera la moglie in faccia ai suoi amici, condannato e trasportato in Australia divenne uno dei più caldi e zelanti missionari. Il pentimento e l’emenda non mancano anche nei rei d’impeto che abitano paesi barbari o semi- barbari in cui la vendetta è un dovere, e nei rei d’impeto per causa religiosa o politica in cui la grandezza dell’idea e dello scopo accieca il reo e lo rende inaccessibile ad altri sentimenti di compassione e di tolleranza.
Passioni. Specie di reato. — Le passioni che spingono al delitto i rei d’impeto non sono di quelle che sorgono gradatamente nell’organismo, a cui si può, più o meno, porre un freno, come l’avarizia, l’ambizione; ma scoppiano improvvise, come la collera, l’amore o l’onore offeso; e sono passioni per lo più generose e spesso sublimi; mentre nei delinquenti comuni abbiamo visto predominare le più ignobili e feroci: la vendetta, la cupidigia, la libidine. Inoltre mentre in questi ultimi la causa del reato è spesso debolissima, in quelli vi è invece una proporzione fra il delitto e la causa; o è un amore tradito, il disonore, o talvolta lo scherno crudele e intollerante, come per la Leoni, cui il traditore accusò, dopo averla resa madre, d’essersi data ad altri; o un adulterio colto sul fatto, come in Verani, o come, per Orsini e Sand, un intenso amore della patria e la speranza di giovarle uccidendo un uomo da loro creduto il suo peggior nemico; o un insulto grave inflitto a persone care, o finalmente la fame e l’inedia dei figli. Chalanton vede la donna da lui tolta al trivio, non solo mancargli di fede, ma ingiuriarlo per le vie, perseguitarlo con accuse anonime; invano domanda la separazione; quando finalmente egli, onestissimo, vede trascinato il suo nome in un processo clamoroso, in cui colei figura da tribade e da mezzana, e si sente vittima della curiosità generale e delle implacabili interrogazioni dei reporters, la uccide. Del Prete, amorosissimo della propria madre, la vede inferma e persuaso che la infermità le derivi da una vecchia fattucchiera trafigge questa ultima. Bonin, malato, sentì la moglie che lo credeva addormentato, augurargli, parlando coll’amante, la morte; infuriato, si leva, la percuote e ferisce lo amante. Humblot sente, con rossore, parlare della moglie come di una donna perduta, e la coglie infatti in flagrante adulterio: « Piuttosto », grida allora, « ucciderla che vederla nelle braccia di un altro ». Però tutti questi casi son ben da distinguere da quei delitti comuni in cui l’amore o la gelosia sono solo determinanti accidentali, cause occasionali dell’esplosione di un temperamento malvagio che preesisteva e che poteva manifestarsi anche per cause nobili. Quasi sempre la causa del reato data da poco tempo. Bouley riceve la notizia che lo determina al delitto poche ore prima. Bonin, Bechis, Virani, solo pochi minuti. Milani non più di 24 ore. Il delitto non è mai premeditato o solo da poche ore. Il delitto è sempre commesso all’aria aperta, in pieno giorno, senza complici, senza premeditazione, con il primo strumento che capita, unghie, denti, forbici, bastone; la vita precedente è sempre illibata. Cumano, Verano, Guglielmotti, Harry, Camicia, Curti, Milani, Vinci, Brenner, Mari, Zucchi, Bechis, Bouley, Leoni, Tacco, Berruto, Sand, colpirono tutti di propria mano, in luoghi pubblici, in pieno giorno, davanti a testimoni le loro vittime. Anche l’arma non è mai preparata avanti, ma è la prima che trovano, i sassi, le forbici, i denti, le unghie, specialmente le donne, contro le rivali e contro i neonati. Spesso procedono nell’omicidio pazzescamente colpendo a dritta e a sinistra all’impazzata, per cui spesso finiscono di colpire, oltre alla persona che vogliono colpire, gli astanti ed anche sé stessi.
Specie cli reato. — Quasi tutti questi delitti per passione sono contro le persone, ferite, omicidi, più di rado stupri, rarissime volte contro la proprietà, come certa Lodi, che serbatasi onesta fino ad età matura, rubò 20.000 lire al suo padrone, e le consegnò all’amante per ottenerne l’amore senza tener nulla per sé. Ebbi in carcere una ragazza, che impedita di vedere l’amante che adorava, appiccò il fuoco alla casa per poter fuggire, e un altro caso di una ragazza che vista ridotta la famiglia agli estremi dalla miseria, appicca il fuoco alla casa per riscuotere l’assicurazione. Frequentissimi anche gli infanticidi per un sentimento d’onore esagerato, di cui è causa l’infamia che annette la società nostra alla maternità illegittima; e difatti è noto come le infanticide confessino facilmente il reato, come di rado siano recidive, spesso sieno d’ottimi precedenti, e agiscano quasi sempre senza premeditazione, senza complici, senza strumenti proprii e talora in istato quasi di delirio; così che maritate nelle Colonie penali fanno eccellente riuscita, il che non avviene per le ladre, assassine e le truffatrici. Si possono infine enumerare tra questi rei d’impeto, molti rei di duello che per punto d’onore obbediscono a un pregiudizio volgare.
Analogie cogli epilettici. — Ancor più che ai rei comuni i delinquenti d’impeto si avvicinano agli epilettici per l’impetuosità, l’istantaneità, la ferocia degli atti, di alcuni dei quali non si ricordano che incompletamente. Questi casi costituiscono il punto d’unione di quelle forme d’epilessia in cui questa non si manifesta con altre anomalie psichiche, salvo la grande emotività. E in realtà molti delinquenti per passione furono epilettici, e figli o congiunti di pazzi, come Delitala, Curti, Milani, ecc. Del resto la. passione d’amore, specialmente la gelosia, raggiunge tale un grado di parossismo che perfino gli alienisti non riescono sempre a trovare una differenza spiccata tra delirio e pazzia vera propria. Il Brière racconta di un certo X, che avendo uccisa la moglie per gelosia infondata, si costituì confessando; prosciolto come pazzo si uccise, dichiarando di finirsi da sé da che non lo si aveva voluto fare per mano del carnefice.

2. Stretti rapporti esistono tra i delitti di impeto e il suicidio, tanto che questo in alcuni luoghi, come in Russia, in Germania, in Inghilterra, è ancora considerato delitto (mentre da noi punito soltanto chi determina altri al suicidio o gli presta aiuto se il suicidio ha realmente avuto luogo). Questi suicidi non potrebbero essere ascritti ad altra serie che a quelli per passione. Infatti i suicidi per passione costituiscono circa il terzo (24,18% nel Belgio, 45,54% in Italia) di tutti i suicidi. Quanto al sesso, quelli per amore predominano sempre nelle femmine e vi sono in continuo aumento, quelli per miseria e dissesti finanziari nei maschi, e quanto alla professione, i professionisti e gli studenti vi danno, almeno in Russia, il maggior contingente: 65 suicidi per milione di abitanti. Tali suicidi lasciano spesso degli scritti, nei quali, secondo la statistica fatta da Brière, prevalgono sentimenti buoni, di riconoscenza, di speranza che la loro morte renderà più felice la famiglia e spesso di rimorso per mali commessi, di cui si confessano: tutte particolarità che confermano l’analogia dei suicidi coi rei d’impeto. Quanto alle cause prevalgono l’amore e la miseria, poi la paura di avvenimenti che si vogliono evitare colla morte, l’orgoglio che dà un malcontento della propria posizione, ed altre cause che dalla loro sproporzione coll’entità dell’effetto rivelano una particolare iperestesia la quale rende intollerabili certi dolori.
Suicidi doppi. — Legati insieme ai suicidi e agli omicidi sono i suicidi doppi e gli omicidi-suicidi, non infrequenti nella vita quotidiana. I suicidi doppi più frequenti sono quelli d’amore. Due che si amano, che per una qualunque causa debbono separarsi, e l’uno deciso di morire persuade l’altro a morire con lui. Giovani che per qualche ragione non possono unirsi. Marito e moglie che per qualche ragione dovrebbero separarsi. Una giovane tranquilla sente che i parenti non vogliono più consentirle una unione desideratissima: « Son risoluta », scrive al suo diletto, «di uccidermi piuttosto che lasciarti, dammi anche tu questa prova d’amore ». E accendono un vasto braciere e muoiono l’uno nelle braccia dell’altro. Questi suicidi doppi sono abbastanza frequenti e le cronache ne registrano quasi ogni giorno; ed a questo suicidio si rilega il precetto religioso indiano che vuole che la moglie salga sul rogo stesso che incenerisce il marito per morire con lui; precetto che ha certamente la base in un istinto dell’amore il quale dà realmente l’illusione di non poter vivere senza l’amato.
Omicidi per suicidi. — Oltre a questi suicidi doppi abbiamo non infrequenti gli omicidi per suicidio. Si tratta di individui, esaltati, pazzoidi, a cui la vita è insopportabile, ma che non hanno la forza di suicidarsi, e che si esaltano in una causa politica per darsi una ragione di uccidere qualcuno e essere condannati, e morire così per mano altrui. Moltissimi delitti politici possono essere ascritti a questa curiosa forma di omicidi-suicidi.
Eziologia. — Anche questi casi di suicidi per passione, per impeto, questi suicidi doppi, suicidi-omicidi, che pur sono così lontani dalla vera delinquenza, i rilegano all’epilessia, specie all’epilessia larvata. Ne sono prova l’istantaneità dell’atto, la mancanza cli motivi, l’irresistibilità, che tante volte qui si avverano. Molti di questi suicidi sono decisi istantaneamente. Uno, ciarla coi suoi amici, tutto ad un tratto si interrompe, si getta dalla finestra. Salvato, risponde a chi ne lo richiede della ragione, che cedette a una forza superiore. Né mancano casi di amnesia e di incoscienza che sono caratteristiche dell’epilessia. Per questo lato pertanto, anche il suicidio per passione rientra per qualche lato nella fenomenologia epilettoide, come dimostrò il Morselli nel suo bellissimo libro sul suicidio, e pure il Rossi e il Likaceff.