La Cortigiana (1525)/Atto primo/Scena ventiduesima

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Atto primo
Scena ventiduesima

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Atto primo - Scena ventunesima Atto primo - Scena ventitreesima

Parabolano e Valerio.

Parabolano
Quanto odii comincio avere con la vita!
Valerio
L’odio con la vita abiam noi, poveri servitori.
Parabolano
Tu non senti quello che mi duole.
Valerio
E’ vi nuoce el piú de le volte il troppo bene, e mi dispero quando un vostro pari si lagna. O pensate ciò che dovería fare un simile a me, che vivo del pan d’altri. E un inciampare in una paglia ci fa rompere il collo.
Parabolano
Non t’odo.
Valerio
Se voi avessi nella bilancia de la pretesca discrezione la speranza, come hanno cotanti che servono, voi intenderesti.
Parabolano
O Fortuna invidiosa!
Valerio
La fortuna sète voi, voi Signori sète la fortuna, che da le stalle e da le staffe su levate il vizio e la ignoranzia, et alle stalle e alle staffe ponete la virtú.
Parabolano
Io mi consumo!
Valerio
Che voresti voi?
Parabolano
Il premio de le mie fatiche.
Valerio
Da chi desiderati voi questo premio?
Parabolano
Dove son io? Almen n’avess’io lettere o ambasciata!
Valerio
Dove s’hanno a dirizzare queste lettere?
Parabolano
Dove io sono.
Valerio
Voi l’arete tardi.
Parabolano
Perché?
Valerio
Perché non sète né qui né altrove, pare a me.
Parabolano
Aiutami!
Valerio
Mai non vi aiuterò, se non me aprite il vostro secreto.
Parabolano
Quanti amari veneni ascondeno i preziosi vasi. Entriamo in casa.