Libro nonoIV - La Ghianda e la Zucca
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16 ottobre 2009
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raccolte di fiabe
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<dc:creator opt:role="aut">Jean de La Fontaine</dc:creator>
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Favole - Libro nono IV - La Ghianda e la Zucca Jean de La FontaineEmilio De Marchi1669
Domineddio fa ben quel ch’Egli fa.
E se tu vuoi le prove
di questa verità,
senza andare a cercarle per il mondo,
potrai trovarle d’una zucca in fondo.
Un contadin che vede
la Zucca tonda e gonfia
con piccioletto il piede,
- Che mai pensò nel fabbricarla Iddio? -
disse in suo cor. - Poffare! a parer mio
avrei la Zucca ai rami almen sospesa
di questa grossa quercia o di quel faggio.
Tal albero, tal frutto, è più da saggio.
Gran peccato, Taddeo, grande peccato
che tu non ci sia stato
a dar qualche misura
a Colui di cui predica il Curato!
E non è forse strano,
per dirne un’altra, che sull’alta quercia
invece nasca una piccola Ghianda
non più grossa dell’unghia della mano?
Il Creator, io credo, era distratto
e prese un qui pro quo,
quando le zucche ha fatto,
e alle querce le ghiande regalò -.
Non potendo risolvere il quesito
Taddeo, che sa che col rifletter troppo
si può perdere il sonno e l’appetito,
sotto una quercia a riposar andò,
e qui si addormentò.
Ma si dié proprio il caso
che una Ghianda cadessegli sul naso
che tosto lo svegliò.
Alza la testa, e vista ancor la Ghianda
fra i peli della barba, ei la ritiene
come un segno che Dio dal ciel gli manda.
E grattandosi dice: - Mammalucca!
Sarei conciato bene
se fosse stata Zucca -.
E recitando quindi un laus deo
a Quei che il sol creò,
il buon Taddeo
a mangiar la polenta ritornò.