Libro quintoXVII - La Lepre e la Pernice
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16 ottobre 2009
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raccolte di fiabe
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<dc:creator opt:role="aut">Jean de La Fontaine</dc:creator>
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20110420223847
Favole - Libro quinto XVII - La Lepre e la Pernice Jean de La FontaineEmilio De Marchi1669
Delle disgrazie altrui fa’ di non rider mai,
perché chi t’assicura
che sempre fortunato nel mondo esser potrai?
Ciò ben dimostra in varie
sue favolette Esopo,
e questa ancor ch’io recito
mira diritta a non diverso scopo.
Vivea la Lepre nello stesso campo
colla Pernice i giorni suoi beati,
quando un branco di cani scatenati
costrinser quella a chiedere uno scampo
nella sua tana oscura.
I Cani (ed alla testa era Grifone)
restaron colla voglia del boccone.
Ma il Lappa, un della scorta, un forte e baldo
cane levrier, filosofando a naso,
gli parve della preda
sentir l’alito caldo,
e fuori me la caccia dalla tana.
Molosso, andando a caso,
la trova, e dando a credere,
da cane che non ama dir bugia,
che gita sia lontana,
il tempo non le lascia
di dir Gesummaria.
- Che val, bestia minchiona,
d’aver la gamba buona? -
le dice la Pernice,
scherzandola... quand’ecco
i cani addosso accorrono
e la celia le mozzano nel becco.
Sull’ali confidava la meschina,
ma non avea ben fatto i conti suoi
col falco dalla zampa malandrina.