La leggenda di Tristano/CLXII

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CLXI CLXIII

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CLXII. — In questa parte dice lo conto, che quando T. vide partire la bestia Grattisante, fue molto dolente, imperciò ch’egli la volea andare a cacciare egli. Ma istando per uno poco, e uno cavaliere sí andava cacciando questa bestia, lo quale cavaliere sí era bene armato di tutte arme. E quando l’Amorat vide venire lo cavaliere, disse: «Per vostro onore, T., io vi priego che voi mi dobiate donare la battaglia di questo cavaliere». E quando T. vide che l’Amoratto gli avea adomandato questo dono, né unqua gli avea adomandato piú neuna cosa, disse: «Amorat, da che vi piace, e voi l’abiate a la vostra volontade». E quando l’Amorat intese queste parole, che T. gli avea dette, fue molto allegro, ed incontanente [p. 213 modifica] sí ringraziò assai T. di questo dono. E istando per uno poco, e l’Amorat sí imbraccioe lo scudo e prese la lancia e incominciò a dire: «Cavaliere, guardatevi da me, ch’io sí vi disfido». E quando lo cavaliere udío la boce delo cavaliere, lo quale l’appellava ala battaglia, incontanente abassoe la lancia, l’uno inverso l’altro, e andaronsi a fedire cole lancie abassate e alo fedire degli sproni; e l’Amorat ferío alo cavaliere sopra lo scudo e diedegli sí grande colpo che tutta la lancia si ruppe in pezzi, ned altro male no gli fece. Ma quando lo cavaliere sentío lo grande colpo ch’egli gli avea dato, ed egli sí ferio a lui, e diedegli per me’ lo scudo sí grande colpo che gli passoe lo scudo e miselo in terra del cavallo. E quando T. vide cadere l’Amoratto, fune molto dolente e disse: «Per mia fé, Amoratto, io vengeroe bene vostra onta, sed io unqua poroe». Ed allora incontanente sí imbraccioe lo scudo e prese la lancia, e fece vista di volere combattere. E quando lo cavaliere vide sí come iera appellato ala battaglia, allora incontanente sí dirizzarono le teste deli cavagli l’uno inverso l’altro cole lancie abassate e alo ferire degli sproni. E T. sí ferío alo cavaliere, e diedegli sopra lo scudo sí grande colpo che gli passoe lo scudo e l’asbergo e misegli lo ferro dela lancia nele coste sinestre, e incontanente si ruppe la lancia; e se la lancia non fosse rotta, sí l’avrebe abattutto e sanza neuno fallo. E quando lo cavaliere sentio lo grande colpo, lo quale egli avea ricevuto, e vide lo molto sangue, lo quale egli perdea, fue molto doloroso; ed allora incontanente sí ferio a T. sopra lo scudo e diedegli sí grande colpo che tutta la lancia sí ruppe in pezzi, ned altro male no gli fece. Ma lo colpo fue sí grande, che lo cavallo di T. s’inginocchiò in terra. E quando lo cavaliere ebe fatto questo colpo, ed egli sí incominciò a cavalcare molto fortemente dirieto ala bestia grattigiante, sí che in poca d’ora si fue tanto dilungato che T. no lo potea vedere.