La leggenda di Tristano/LIII

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LIII. — Tristano si disse allora: «Ed io faroe questa battaglia molto volontieri, e voi si mi giurerete sopra le sante Eddio Evangele che voi ala morte del cavaliere voi non aveste colpa. E poi sí voglio che voi sí mi diate uno dono, il quale io vorrò dimandare». E lo re rispuose e disse: «Qualunque voi mi domanderete ed io lo posso fare, sí lo faroe volontieri». E T. disse: «Se voi non lo potete fare né dare, e voi no lo mi date». E a tanto si fuorono accordati e troppo ne fanno grande festa tutti li cavalieri di Cornovaglia, e tutti si tengono ogimai campati le persone, che si temano tutti morti. E tanto si andava T. sollazzando dala larga dai padiglioni tutto solo. E a tanto vide venire una damigella, la quale portava uno iscudo a collo ed ieravi entro dipinto uno re e una reina. Il campo iera azzurro e lo re e la reina iera d’oro figurato in vetro, ed iera serrato lo scudo per mezzo, infino ala boca del cavaliere e dela donna. E T. sí salutoe allora la damigella e la damigella T. Allora T. sí disse: «Damigella, dimi per tuo onore, chi este questi che manda e perché?» —. «Certo, cavaliere, perché tu mi pari uomo di grande affare, io ti ne dirò parte. Questo iscudo sí iera mandato a uno cavaliere e io no lo trovai a Camellotto [e] andai cercando quivi, ov’egli è. Questi sí è uno cavaliere e una damigella, che s’amano di grande amore e non ebero anche a fare insieme, se non come voi vedete qui, ed egli non credono [p. 66 modifica] che neuno sapia loro fatto. E imperciò è loro mandato questo iscudo perch’eglino sappiano per certo che questa donna che manda questo iscudo sí sae tutto loro fatto. E quando eglino avranno compiuto loro amore, sí si chiuderae lo scudo e sarae cosi forte nel mezzo sí come in altra parte.» A tanto sí si parte la damigella sanza piú dire e cavalcoe infino al’entrante del bosco. Ed ebbe trovato uno cavaliere ed egli si disse: «Damigella, dami lo scudo». Ed ella disse: «Cavaliere, certo non faroe». Allora sí le tolse lo cavaliere lo scudo e diede ala damigella molto grandi colpi. E la damigella si tornoe piangendo e lamentandosi molto a T., e T. quando la vide disse: «Damigella, che hai?». Ed ella si gli disse lo fatto. E T. sí chiamoe Governale e fassi venire l’arme, ed egli sí glila portoe tantosto e dissegli: «T., se tu vuogli combattere con tutti li cavalieri del reame di Longres, assai avrai che fare». ET. rispuose e disse: «Questo non si puote vietare».