La leggenda di Tristano/LXVI

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LXVI. — A tanto sí torno alo conto di T., per divisare in che maniera egli arrivò in Cornovaglia con madonna Isotta la bionda. E a tanto sí andò egli e sua compagna in tale maniera che pervennero alo porto di Tontoil in Cornovaglia, e dappoi ch’ebero preso porto sí scesero in terra e T. sí mandò uno corriere alo re Marco. Lo quale corriere disse cosí: «A voi re Marco, e a tutta la vostra compagnia T. vi manda salute e buono amore. E favi assapere per me ched egli sí è giunto al porto di Tintoil con esso madonna Isotta, la figliuola del re Languis d’Irlanda, e con tutta sua compagna». E quando lo re Marco intese queste parole, fue troppo dolente che T. iera tornato in Cornovaglia. E disse ali suoi cavalieri, perché non paresse che ne fosse dolente e cruccioso dela sua tornata: «Montate a cavallo e andate ala marina ed acompagnate T.». Ed allora sí montoe a cavallo lo re coli suoi baroni e con suoi cavalieri e vanno alo porto. E dappoi che fuerono giunti in quella parte, e lo re vide madonna Isotta, ch’iera cosí bella, e tutta sua compagna, e disse in fra suo cuore: «Or è T. lo piú leale cavaliere che sia al mondo», dappoi ch’egli ha menata madonna Isotta a lui. Ed allora sí si incomincia la festa e l’allegrezza grandissima. E lo re abracciò T. e sí gli fae grande onore e dissegli: «Dolce mio nievo, or l’hai tu sí bene fatta, ch’avete dimostrato sí come voi siete leale cavaliere». Allora sí ne torna lo re e tutta sua compagna inverso Tintoil e mise T. e madonna Isotta dentro dala terra con grande allegrezza. E dappoi che fuerono venuti alo palagio e lo re Marco vide madonna Isotta, ch’è tanto bella e cotanto avenante, ed egli sí scrisse lettere e sí le mandoe per tutta Cornovaglia a tutti cavalieri e baroni ed a poveri ed a ricchi ed ogne altra persona di quello reame, che da ivi ad otto di e’ debiano tutti venire a Tintoil, imperciò ch’egli sí vuole [p. 87 modifica] prendere madonna Isotta per sua moglie e vuolela coronare del reame in Cornovaglia. E dappoi che lo comandamento fue andato per ciascheduna parte, allora sí apparecchiano per ciascheduna parte e sí vegnono a Tintoil. E dappoi che fuerono giunti, sí si incomincia la maggiore gioia intra loro e la maggiore allegrezza, che se Dio nostro segnore fosse isceso intra loro non maggiore; e ciascheduno sí si ne conforta e sí ne rallegra molto, vedendo T. con loro: «ed è fatta la pace intra noi e quegli d’Irlanda, sí che giá mai non vi dee essere piú guerra». E molto grande gioia ne menano le donne di Cornovaglia. Lo giorno dele nozze sí s’apressa, che lo re Marco sí dee incoronare madonna Isotta del reame di Cornovaglia. Lo giorno dele nozze sí si incomincia grande sollazzo per tutte le parte del suo reame; e lo re incorona madonna Isotta delo reame di Cornovaglia. E con grande sollazzo trapassa quello giorno dele nozze, e dappoi la notte sí si appressima, che lo re sí si dee coricare co madonna la reina Isotta. E allora T. e Governale e Blaguina sí si raunarono in una camera privadamente e si diragionano insieme e dicono: «In che maniera potremo noi fare sí che lo re non sapia nostro convenentre? ché voi sapete bene la cosa sí com’ell’è istata intra noi due». Allora rispuose Governale e disse: «Io voglio che voi lasciate fare questa cosa a me ed a Blaguina, e noi sí [vi] metteremo tale consiglio, che di queste cose non si saprá neente». Allora si parla Governale a Blaguina, e sí gli dice che si vuole ch’ella sí si debia coricare la notte allato alo re, e impromettendoli gioie assai. Allora disse Blaguina: «Ed io si sono apparecchiata di dire e di fare tutto ciò che voi mi comanderete».

Appressimandosi la notte che lo re si vuole coricare cola reina Isotta, ed allora sí venne la reina nela camera, e le donne e le donzelle sí la mettono a letto. E dappoi che la reina fue a letto, no rimase nela camera se non Governale e Blaguina; e dappoi istante poco, e lo re sí si ne viene nela camera e T. sí gli fae compagnia. E dappoi che lo re fue nela camera, incontanente sí s’aparecchia d’andare a letto. E dappoi che fue [p. 88 modifica] coricato e T. si spense tutti i lumi, e lo re sí disse: «Per che cagione hai tue ispegnati tutti i lumi?». E T. rispuose e disse: «Questa è una usanza d’Irlanda, che quando una pulcella si corica novellamente allato a suo segnore, la prima notte si fanno ispegnare li lumi, perché la donna non si vergogni; perché le pulcelle sí sono troppo vergognose. E questa sí è una cortesia, la quale sí è in Irlanda, e la madre di madonna Isotta sí mi ne pregò assai, ch’io la dovesse fare». Allora si rispuose lo re Marco e disse: «Ben aggia tale usanza». E quando T. dice queste parole alo re Marco, e Governale mise Blaguina a lato alo re Marco e madonna Isotta uscio di fuori. Allora sí si parte ogne persona dela camera, e lo re sí giaque con Braguina, credendosi giacere cola reina Isotta. E dappoi che fue sollazzato lo re tanto quanto parve a lui, e lo re sí comanda che siano accesi i lumi, e T., lo quale sí è appresso ala camera, incontanente sí entroe dentro, e Governale sí prese la reina e sí la mise nel letto, e Braguina sí si ne parte e tornossi a sua camera. E lo re di tutte queste cose non s’avide di nulla, e molto iera lo re allegro nel suo cuore, credendos’egli avere avuta la reina pulcella. E incontanente sí fuerono li lumi accesi, e lo re aluminoe lo letto, sí come iera usanza di Cornovaglia, e dappoi che lo re vide la certanza dela reina sí fue molto allegro nel suo cuore. E allora sí comanda c’ogne persona sí si debia partire, e la notte sí trapassoe lo re con grande allegrezza. E alo matino sí si leva lo re Marco e sí si veste e s’apparechia e viene nela sala delo palagio, e quivi sí trovoe cavalieri e baroni di Cornovaglia. E vedendo lo re T., sí ’l chiamò a sé e sí gli disse: «Mio nievo T., ora veggio io bene e conosco la tua lealtade e la franchezza dela tua cavalleria; ed io imperciò sí ti daroe ora uno dono, ch’io sí voglio che tue sí sii segnore del reame di Cornovaglia, di farne a tutto tuo senno ed a tutta tua volontade, dala corona in fuori. E questo sí ti prometto io davanti a tutti questi miei baroni». Ed allora T. sí si levoe e sí gli s’inginochiò a piedi e sí lo ringraziò assai di questo dono. Ed assai ne sono allegri li cavalieri e li baroni tutti [p. 89 modifica] di Cornovaglia di quello dono, il quale ha dato lo re a T., e ciascheduno si dice: «Re Marco, bene agiate voi, ch’avete dato cotale dono a monsegnore T.; ché infino a tanto che T. sarae vivo in Cornovaglia, noi possiamo bene istare sicuri da ogne cavaliere». E grande gioia ne fanno tutti quegli di Cornovaglia per lo loro segnore.