La leggenda di Tristano/CLIX
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CLIX. — Ma se alcuno mi domanderae come avea nome la fontana, lá dove T. e l’Amorat aveano combattuto, io diroe ch’ell’avea nome la fontana Aventurosa, imperciò che unquamai non v’iera andato persona neuna né neuno cavaliere, che non vi trovasse aventura. Ma dappoi che T. e l’Amorat si fuorono partiti, sí come detto èe, ed eglino sí cavalcarono tanto in cotale maniera ched eglino sí pervennero a casa delo forestiero. E quando lo forestiero vide l’Amorat, fue molto allegro e fecegli molto grande onore. E istando in cotale maniera, e T. e l’Amorat e Ghedin sí ismontarono da cavallo, e quando fuorono ismontati, ed eglino sí andarono nela magione delo forestiero. E quando fuorono in una camera, e lo forestiero sí incominciò a risguardare le fedite ali due cavalieri, e quand’e’ l’ebe assai risguardate, ed egli sí gli aconcioe, sí come si convenia. E quando l’ebe aconcie, e l’Amorat e Ghedin sí s’andarono a posare: e T. sí comandò alo forestiere ched egli sí dovesse fare da mangiare, sí come si convenia. E quando lo forestiero ebe inteso lo comandamento di T., disse: «T. questo farò io volontieri, dappoi che voi volete». E a tanto sí si partio T. dalo forestiero e andò a l’Ainorat ed a Ghedin, e incominciogli molto a confortare. E quando Ghedin intese queste parole, disse: «Per mia fé, T., io non potroe portare arme forse cosí tosto come voi credete; imperciò ch’io sono molto innaverato, e so bene che me si converrae rimanere quie, dinfino a tanto ch’io sia guerito dele mie fedite». E quando T. intese queste parole, fue molto doloroso a dismisura, imperciò ch’egli amava Ghedin di molto grande amore. Ed allora sí disse a Ghedin: «Ghedin, se voi non potrete portare arme, e voi sí rimarrete quie dinfino ala mia tornata, e io sí pregherò