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La leggenda di Tristano/CXLVI

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CXLVI. — Ora dice lo conto, che quando T. intese queste parole fue tanto allegro che neuno altro piú di lui, e disse: «Per mia fé, ree, io non voglio né oro ned argento né cavalieri, se non solamente io voglio Ghedin, lo quale mi farae compagnia». E quando lo re intese e vide che T. non volea altra compagnia se non Ghedin, ed egli sí disse: «T., e voi Ghedin abiate, e piú quanti a voi ne piacciano». E allora T. sí ringraziò assai lo re di questo dono. Ma stando T. in questa maniera, Isotta dele bianci mani sí andoe nela sala deio palagio; ma quand’elia vide Braguina, incominciossi molto a maravigliare, imperciò ch’ella non sapea neente di queste cose. Ma quando ella udio dire sí come questa damigella venía delo reame di T. e iera sua damigella, fune molto allegra, e incontanente andò a lei e sí la prese per mano e menolla nela sua camera con molta grande allegrezza. E quando fuorono nela camera, e Isotta sí la incomincioe molto a risguardare, perché ella sí rasemblava a molta alta damigella, ed appresso sí la fece servire di tutto quello che a lei abisognava. Ma istando per uno poco, e Isotta sí disse: «Damigella, io vi priego che voi sí mi dobiate dire per che aventura voi siete venuta in questo reame». E quando Braguina intese queste parole, sí disse: «Madonna, questo vi dirò io volontieri». Ed allora incontanente sí le incominciò a divisare tutte le parole, le quali T. avea dette alo ree. E quando Isotta intese queste parole, fue tanto dolorosa che neun’altra piú di lei, e incomincioe molto fortemente a piangere, e dicea: «Oi dolorosa imee, come questa è grande disaventura, quando sí dee partire T. da me ed andare in lontano paese! Laond’io non credea [p. 193 modifica] che questo potesse adivenire, che T. sí partisse da me in neuna maniera. Ond’io so bene che s’egli si diparte da mee, ched egli non tornerae giamai nela Pititta Brettagna, laond’io ne morroe per lo suo amore». Molto facea grande pianto Isotta dele bianci mani di questa aventura.