La mente di un uomo di Stato/Capitolo I

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La mente di un uomo di Stato Capitolo II

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CAPITOLO I.


RELIGIONE.


§. 1.

NElle imprese da prendersi, deve essere l’onor di Dio, e il contento universale della Città.

§. 2.

Il timor di Dio facilita qualunque impresa, che si disegna nei Governi.

§. 3.

Dove è Religione, si presuppone ogni bene, dove manca si presuppone ogni male.

§. 4.

Come l’osservanza del Culto Divino è cagione della grandezza dei Stati, il dispregio del culto Divino è cagione della loro rovina.

§. 5.

L'inosservanza della Religione, e delle Leggi sono vizi tanto più detestabili, quanto che sono in coloro, che comandano.

§. 6.

È impossibile, che chi comanda sia riverito da chi dispregia Iddio. [p. 472 modifica]

§. 7.

Nei Governi bene istituiti, i Cittadini temono più assai rompere il giuramento, che le Leggi, perché stimano più la potenza di Dio, che quella degli uomini.

§. 8.

I Governi, che si vogliono mantenere incorrotti, hanno sopra ogn’altra cosa a mantenere incorrotte le ceremonie della Religione, e tenerle sempre nella loro venerazione.

§. 9.

Se in tutti i Governi della Repubblica Cristiana si fosse mantenuta la Religione secondo che dal Datore di essa ne fu ordinato, sarebbero gli Stati, e le Repubbliche Cristiane più unite, e più felici assai, che esse non sono.

§. 10.

Potere stimare poco Dio, e meno la Chiesa, non è ufficio d’uomo libero, ma sciolto, e più al male, che al bene inclinato.

§. 11.

La perdita d’ogni devozione, e d’ogni Religione si tira dietro infiniti inconvenienti, e infiniti disordini.

§. 12.

S. Francesco, e S. Domenico, con la povertà, con l’esempio della vita di Gesù Cristo ridussero la Religione Cristiana nella mente degli uomini, e la ritirarono verso il suo principio. [p. 473 modifica]

§. 13.

La Religione Cristiana avendoci mostra la verità, e la vera via, deve interpretarli secondo la virtù, e non secondo l’ozio.

§. 14.

Non conviene, che gli uomini nei dì festivi si stieno oziosi per li ridotti.

§. 15.

Fra tutte le qualità, che distinguono un Cittadino nella sua patria è l’essere sopra tutti gli altri uomini liberale, e magnifico, specialmente nei pubblici Edifizi di Chiese, Monasteri, e Case per i poveri, infermi, e pellegrini.

§. 16.

Il buon Cittadino benchè negli edifizi, e nei Tempi, e nelle elemosine spenda continuamente, si duole, che mai ha potuto spender tanto in onor di Dio, che lo trovi nei suoi libri debitore.

§. 17.

Conviene ringraziare Iddio, quando si è degnato per la sua infinita bontà ornare la Città, ed un Cittadino d’un segno quale lei per la sua grandezza, e lui per le sue rare virtù, e sapienza hanno meritato.