La rivoluzione di Napoli nel 1848/23. Ministero Troya

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23. Ministero Troya

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[p. 82 modifica]23. Questo ministero è stato calunniato come il governo provvisorio in Francia: ma calunniato dalla reazione, e basta. Io non pretendo difendere la sua abilità. Composto di uomini di lettere o di foro, stranieri agli affari, impropri a’ negozii politici, di cuore nobile, essi non conoscevano nulla della scienza della burocrazia e della rutina, e nulla comprendevano di quelle evoluzioni di segreteria che formano il bagaglio dottrinario di coloro che si dicono uomini di Stato. Credevano che la linea retta fosse la più breve così nell’amministrazione e nella politica come in geometria, o per meglio dire in natura. Credevano che in un governo costituzionale il ministero dovesse governare, regnare il re, e che tutte le attribuzioni del governo stesso fossero le sue. Credevano che al di sopra del ministero per la nazione non vi dovesse essere quello [p. 83 modifica]pel re, o il suo consiglio aulico, e questo avere il timone dello Stato, disporre delle forze di terra e di mare, informare l’ordine giudiziario, reggere le finanze, dare l’impulso all’amministrazione. Credevano in una parola che la responsabilità assicurasse loro la libertà di azione, nella sfera circoscritta dalla Carta. Ma erano ignoranti e semplici, perchè la Carta, balocco di lusso nella macchina dello Stato, non era nè un bisogno, nè un principio di vita e di verità. A questi intoppi si trovò di fronte il ministero Troya fin dalle prime ore dalla sua creazione. Confidò superarli, e li dissimulò al popolo per distornare la lotta: e ciò forma il suo torto verso il popolo: come l’aver voluto resistere e perseverare forma il suo torto verso il governo. Il ministero però, compresa la situazione, cercò provvedervi. La manifestazione dello spirito pubblico gli ha assicurata la riconoscenza dei suoi concittadini, ed una gloria non volgare. — Due bisogni urgevano allora: quelli d’Italia, quelli del popolo napolitano.