La scotennatrice/XXI. La caccia ai visi pallidi

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XXI. La caccia ai visi pallidi

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XXI. La caccia ai visi pallidi
XX. Sulla montagna XXII. Le astuzie di Sandy Hook
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XXI.


La caccia ai visi pallidi.


L’audace impresa che Sandy Hook ed i suoi compagni avevano assunta, minacciava di terminare tragicamente fino dal principio.

L’oscurità della notte rendeva impossibile una pronta fuga, specialmente su quelle montagne interrotte di quando in quando da canaloni tagliati sovente a picco e sempre solcati da impetuosissimi torrenti.

Vi era, ogni cinquecento o seicento metri, il pericolo di fracassarsi in fondo a quei baratri irti di rocce.

La presenza poi degl’indiani, segnalata da John, rendeva la situazione ancora più terribile.

Erano pochi o erano molti? Con quella notte tempestosa non era possibile accertarsene. [p. 216 modifica]

— Che cosa facciamo? — chiese Sandy Hook, volgendosi verso John. — Siete ben sicuro di aver scorti degl’indiani?

— Scorti no, poichè io non ho mai avuta la pretesa di avere gli occhi dei gatti — rispose l’indian-agent. — Io però ho udito distintamente, durante una sosta del vento, il nitrito di molti cavalli.

— Che sia qualche avanguardia di Custer? — chiese Turner.

— Non è possibile, mister — rispose il bandito. — Gli yankees non hanno cominciato ancora a scalare la montagna.

«Il generale s’avanza con estrema prudenza e fa bene.

— Allora non ci rimane che gettarci a capofitto entro il cañon che ci sta dinanzi.

— O impegnare una battaglia disperata — aggiunse Harry.

— Che attirerebbe contro di noi tutte le avanguardie di Toro Seduto — rispose il bandito.

— Credete voi che sia possibile la discesa di questo cañon? — chiese l’indian-agent. — I nostri cavalli sono solidi e le loro magre gambe non cederanno.

— Vorrei attendere che un altro lampo rompesse questo buio d’inferno.

— Gli altri potrebbero intanto giungerci addosso.

— Lo so, mister John — rispose Sandy Hook — eppure non vi darei mai il consiglio di spingere i cavalli lungo questa discesa che potrebbe anche essere tagliata a picco.

Aveva appena finito di parlare quando un grande lampo squarciò il cielo da levante a ponente, come una immensa scimitarra, proiettando dentro il vasto cañon un grande sprazzo di luce, che lo illuminò in tutta la sua larghezza.

— È proprio vero che i briganti, finchè non li appiccano, hanno sempre fortuna — disse Sandy Hook. — La discesa sarà pericolosa, ma non impossibile.

«Avete veduto, mister John?

— Sì — rispose l’indian-agent, il quale aveva pure avuto il tempo di gettare uno sguardo dentro l’enorme spaccatura. — Spero che i cavalli resisteranno.

— Essere là dentro bisonti? — chiese lord Wylmore.

— Certamente — rispose Turner, il quale si divertiva a prenderlo a gabbo. — Ne troveremo delle migliaia che stanno dissetandosi.

«Non avete che da prenderli per le corna, milord.

— Aho!... Benissimo: io venire subito.

— Reggete bene i cavalli, stringete le ginocchia, gettate il corpo indietro — disse Sandy Hook. — Ho scelto già il passaggio.

Pel primo, con un coraggio veramente ammirabile, quantunque non stupefacente in un così famoso bandito, s’avventurò coraggiosamente sull’aspra discesa del cañon, risoluto a toccarne il fondo e frapporre quel [p. 217 modifica]grande squarcio fra sè ed i suoi antichi guerrieri, quantunque per suo conto non avesse nulla da temere colla sua carica di sotto-sakem.

Tuonava spaventosamente in quel momento e grosse gocce cadevano scrosciando sulle rocce. I lampi invece non si mostravano che a lunghissimi intervalli e sempre accompagnati da raffiche violentissime, come se Giove ed Eolo si divertissero a scherzare insieme. I cavalli, sorretti dai pugni di ferro dei loro cavalieri, scendevano con estrema prudenza, tastando prima il terreno coi robusti zoccoli.

Si guidavano da loro poichè i loro padroni non ci vedevano affatto, tanto erano fitte le tenebre dentro il gran cañon.

Di quando in quando delle raffiche impetuose infilavano la gola, muggendo od ululando fra i cespugli che coprivano la discesa ed abbattendo sui cavalieri delle vere cortine di pioggia.

In quei momenti i cavalli si arrestavano titubanti, abbassando la testa, ma appena il ventaccio cessava di urlare e di investirli, riprendevano la pericolosa discesa, marciando a zig-zag.

I loro padroni, col corpo tutto gettato indietro, li sorreggevano sempre coll’abilità di consumati cavallerizzi.

Già metà discesa era stata passata, quando un grosso proiettile, un masso di certo, precipitò attraverso i cespugli, aprendo un gran solco.

— Gl’indiani!... — esclamò Sandy Hook. — Preghiamo il buon Manitou delle pelli-rosse ed il nostro buon Dio, che non lampeggi, o verremo tutti massacrati prima di guadare il torrente.

«Che orecchi ha quel mister John!... Non si era ingannato!

«Saldi i cavalli!... Stringete le ginocchia, camerati!... La nostra pelle, se non le nostre capigliature, corre un gran pericolo.

— Vedere voi bisonti? — chiese lord Wylmore.

— Molti — rispose il bandito. — Si abbeverano nel torrente.

— Io essere felice.

— Che un macigno ti spacchi la testa — mormorò Harry. — Toccasse almeno a te il secondo.

I cavalli avevano ripresa la discesa, quantunque fossero stati un po’ impressionati da quel bolide che aveva fracassati i cespugli a pochi metri di distanza.

Fortunatamente non lampeggiava, sicchè le pelli-rosse, che dovevano essersi fermate sull’orlo del cañon, non potevano scorgere i fuggiaschi.

Pochi istanti dopo un altro masso precipitava nel baratro con un rombo sinistro, un masso enorme di certo, ma anche passò molto lontano.

Un ultimo slancio ancora e finalmente i sei uomini giunsero sulla riva del torrente.

— Siamo salvi!... — esclamò Sandy Hook.

— Purchè si possa guadare — rispose John.

— I nostri cavalli lo attraverseranno; ne rispondo io. [p. 218 modifica]

Un torrentaccio solcava il fondo del cañon scrosciando e muggendo sinistramente.

Era una vera valanga d’acqua che si rovesciava in fondo alla tenebrosa gola, frangendosi e rifrangendosi contro le rocce, con impeto furioso, irresistibile.

— Passiamo? — chiese Turner, nel mentre un terzo masso precipitava nel baratro, aprendo un altro largo solco fra i cespugli. — Io non ho nessun desiderio di farmi fracassare le costole.

— Aspettate — rispose Sandy Hook.

— Che ci accoppino?

— Finchè non lampeggia avremo poco da temere. Nemmeno le pelli-rosse hanno gli occhi dei gatti.

— Il caso talvolta può favorire.

— Speriamo di no, almeno per questa volta.

Il bandito, a cui il coraggio non faceva certamente difetto, con due vigorosi colpi di tallone costrinse il suo cavallo a balzare nel torrente.

Per un momento il povero animale, quantunque efficacemente sorretto dal cavaliere, piegò sotto l’impeto della corrente che lo investiva furiosamente, poi con uno sforzo supremo si rimise in gambe e avanzò scalpitando sulle rocce del fondo.

— Giù!... Giù!... — gridò Sandy Hook — Il guado è trovato!...

— Si direbbe che Dio o il diavolo proteggano le canaglie — mormorò John, e saltò risolutamente nel torrente.

Gli altri lo seguirono subito, compreso l’inglese il quale si sforzava invano a scoprire i bisonti che si abbeveravano, come aveva promesso il bandito.

— Tagliate obliquamente o non potete resistere!... — aveva gridato Sandy Hook, il cui cavallo lottava valorosamente contro l’impetuosa corrente.

.... il cavallo lottava valorosamente contro l’impetuosa corrente.

Se non fossero stati tutti abilissimi cavalieri, compreso l’inglese, il quale era valentissimo non meno degli scorridori, e se non avessero avuto sotto di loro dei veri mustani di prateria, abituati ad attraversare i grandi fiumi dei territori dell’Unione del Centro, sarebbero stati certamente travolti. I bravi animali invece, quantunque qualche volta non toccassero il fondo, dopo dieci minuti riuscivano a guadagnare la riva opposta.

Vi giungevano proprio per tempo, poichè qualche istante dopo una vera valanga di macigni rovinava nel cañon con immenso fragore, rimbalzando e strapiombando nel torrente.

— Corpo d’una balena!... — esclamò Turner, il quale vuotava i suoi stivaloni pieni d’acqua. — Chi di voi possiede un talismano?

— Sarò io, mister — disse Sandy Hook, ridendo. — Tutti i briganti ne hanno qualcuno indosso.

— E sarebbe? [p. 219 modifica]

— Un frammento d’una tibia del buon Manitou, il grande spirito delle pelli-rosse, che mi è stato regalato da Nube Rossa.

— Andate al diavolo!... Io non mangio di queste carote!...

— Allora sarà un pezzo d’osso di qualche bisonte.

— Che regalerete, spero, a lord Wylmore per guarirlo della sua bisontite acuta.

— Cosa parlare bisonti? — chiese l’inglese, il quale aveva udito qualche parola.

Milord — disse Turner, con voce grave. — Sapete chi ci ha protetti dagl’indiani durante questa terribile discesa?

— Io non sapere.

— Un pezzo d’osso di bisonte morto mille anni fa e grandemente venerato dalle tribù indiane.

— Osso miracoloso?

— Come avete veduto ci ha salvati da una certa morte.

— Osso bisonte?

— E d’un bisonte bianco, un animale rarissimo.

— Chi possedere quello amuleto?

Mister brigante.

— Io comperare subito.

— Rimontate prima a cavallo, milord. I massi piovono dall’alto e quantunque non possano giungere fino a noi, non è prudente piantare qui un’asta pubblica.

— Io non venire se non avere osso bisonte — rispose il testardo.

— Dateglielo, Sandy Hook — disse John.

— Sì, purchè offra — rispose il bandito ridendo. — Che diamine!... Gli affari sono affari, dicono i nostri compatriotti.

— Sù, offrite, milord, ed andiamocene subito — disse Turner. ― Non ho alcun desiderio di farmi fracassare la testa pei vostri strani capricci, corpo d’un bisonte bianco.

— Bisonte!... Benissimo!... Io offrire cento ghinee.

— Accettato — rispose prontamente il bandito. — L’osso del bisonte bianco vi appartiene e ve lo rimetterò contro una tratta che mi firmerete quando saremo in salvo.

«Siete pronti, camerati? Hop!... hop!... Attacchiamo il versante opposto!...

I cavalli, quantunque dovessero essere assai stanchi e l’oscurità fosse sempre profonda, si rimisero valorosamente in marcia, salendo la china ingombra di cespugli e di rocce colossali.

Gl’indiani intanto continuavano a precipitare nel cañon valanghe di massi, colla speranza di massacrare i fuggiaschi prima che avessero potuto guadare il torrente e mettersi in salvo.

Fortunatamente per gli avventurieri dalla pelle bianca, essi avevano perduto troppo tempo e quella tempesta di proiettili, scagliati a casaccio, non danneggiava che i cespugli. [p. 220 modifica]

Puntando fortemente i robusti zoccoli, cercando e ricercando i passaggi, i sei cavalli pervennero finalmente a guadagnare l’opposto altipiano.

Erano allora le due di notte, almeno così aveva detto lord Wylmore, a cui gl’indiani avevano lasciato il suo cronometro d’oro, credendolo forse qualche macchina pericolosa di origine diabolica.

— Facciamo un piccolo alt — disse Sandy Hook. — I nostri cavalli non ne possono più ed abbiamo troppo bisogno di essi per lasciarli rovinare completamente.

— Un alt pericoloso — disse John. — Gl’indiani possono scendere nel cañon ed attraversarlo, approfittando dell’oscurità.

— Lo so, mister, eppure è necessario per concedere un po’ di riposo alle nostre bestie — rispose il bandito. — D’altronde occupiamo una buona posizione, e con sei rifles maneggiati da uomini che di rado mancano ai loro colpi, noi potremo far molto, in caso d’estrema necessità.

— Io vorrei sapere quanti sono i nemici che abbiamo alle calcagna — disse Turner.

— Si vedrà domani, mister — rispose Sandy Hook, — Io sono risoluto a non muovermi finchè non sorgerà l’alba.

— Volete aspettare tanto?

— È necessario, per valutare le forze dei nostri avversari. E poi il caso non è così grave come credete.

— Che cosa volete dire, signor brigante?

— Non sono un sotto-sakem forse io? Non porto, lungo il dorso, un magnifico ornamento di penne di tacchino ed infisse sui capelli due penne di falco?

— E che cosa vorreste dire con ciò? — chiese John.

— Che nella mia qualità di grande guerriero potrei intimare ai nemici di andarsene e di non mettere il naso nei miei affari.

— Uhm!... Non saranno così stupidi da credervi, sapendo che sotto lo strato d’ocra che vi copre si trova una pelle bianca.

«Tutti ormai devono sapere che Mocassino Rosso non è stato creato dal buon Manitou.

— Forse avete ragione, mister John — rispose il bandito. — Tuttavia io sono persuaso di giuocare loro un brutto tiro, che li manderà a godere le supreme felicità delle praterie celesti.

«Che diamine!... Sandy Hook è ancora rimasto, in fondo, un astuto brigante.

— Dite pure una grande canaglia — disse Turner.

— Fa lo stesso — rispose il bandito ridendo. — Ma questa grande canaglia fra non molto la ringrazierete.

— Può darsi.

— Perchè vedete, mister, ho un bel progetto dentro il mio cervello.

— Si può conoscerlo? [p. 221 modifica]

— Lasciate che si maturi completamente, per ora. Le pelli-rosse vogliono prendervi? Ma no, niente affatto, perchè Sandy Hook non vuole.

«Aspettiamo l’alba e, se potete, dormite pure, che m’incarico io della guardia.

— Non sarò certamente io che chiuderò gli occhi, quantunque abbia fatto il mio quarto — disse John.

— E nemmeno noi — risposero gli altri.

Lord Wylmore però, che se ne infischiava di tutte le tribù indiane dell’America del Nord ed anche di quella del Sud, si era invece placidamente sdraiato a fianco del suo cavallo e russava di già, tenendo la carabina fra le gambe e sognando probabilmente orde sterminate di bisonti.

La tempesta non era ancora cessata. Lampeggiava di quando in quando sulle altissime vette dei Laramie, coperte di dense masse di vapori, i quali di tratto in tratto s’aprivano sotto i colpi furiosi di vento per lasciar cadere sugli altipiani nembi di pioggia, che avevano però una brevissima durata.

Il tuono rumoreggiava, coprendo colla sua possente voce i fragori dei torrenti ed i fischi delle raffiche.

I cinque avventurieri, poichè come abbiamo detto l’inglese si era addormentato, invano aguzzavano gli occhi per scoprire i loro nemici, i quali dovevano tenersi ben nascosti fra le alte erbe che coprivano l’opposto sperone del cañon.

Certamente anche loro non osavano tentare un combattimento senza prima conoscere le forze dei loro avversari.

Probabilmente credevano di aver di fronte qualche grossa avanguardia del generale Custer e non osavano impegnarsi a fondo alla cieca, con quell’oscurità che non permetteva di distinguere un uomo a due metri di distanza.

Le ore trascorrevano lente, angosciose per tutti, eccettuato l’inglese il quale non cessava di russare, e senza che la situazione cambiasse.

Finalmente verso le quattro un po’ di luce apparve verso levante. Si diffondeva lentamente in causa dei nuvoloni che il vento non era ancora riuscito a disperdere.

Sandy Hook era balzato in piedi.

— Prendiamo le nostre precauzioni, mister John — disse. — Fate coricare i cavalli in mezzo ai cespugli che ci stanno alle spalle e che sono abbastanza alti per nasconderli, e voi coricatevi presso di loro.

«Se gl’indiani saranno pochi, succeda quello che vorrà il destino, noi daremo battaglia. Se saranno molti, metterò in esecuzione il mio piano che durante queste lunghe ore si è perfettamente maturato.

— Spiegatevi meglio, Sandy Hook.

— Si tratta d’una cosa semplicissima. Voi figurerete come miei prigionieri.

— Cinque uomini bianchi ed armati, condotti da un solo indiano? [p. 222 modifica]

— Ah no, armati — rispose il bandito — poichè tutte le vostre armi le appenderò alla mia sella.

— Non sarà questo un infame tradimento?

Mister John — rispose il bandito, con voce grave. — Io credo di avervi dato abbastanza prove d’amicizia fino ad oggi. Chi mi avrebbe spinto a chiedere aiuti al generale Custer per trarvi dalla miniera? Ditemelo.

«Nessuno mi avrebbe impedito di lasciarvi morire là dentro di fame, per tornare più tardi, come mi aveva dato l’ordine Minnehaha, a prendere le vostre capigliature.

«Non sono una canaglia così feroce come voi credete.

— È vero — rispose l’indian-agent. — Senza di voi nessuno di noi sarebbe uscito vivo da quella dannata miniera.

— La luce si avanza: sbrigatevi. Prima che le pelli-rosse abbiano attraversato il cañon, io avrò preparato il giuoco.

«Avete un lazo avvolto intorno al pomo della vostra sella. Tagliatelo e preparatemi delle corde per legarvi.

— Impegnate la vostra parola?

— Sono un miserabile e la mia parola non potrebbe avere nessun valore — disse Sandy Hook, con voce alterata. — Vive però ancora, sulle verdi colline della Marylandia, una povera vecchia: mia madre.

«Giuro sulla testa di mia madre.

— Mi basta: vi obbedisco.

John udì come un sordo singhiozzo rumoreggiare in fondo alla gola del bandito.

— La vostra mano, camerata — gli disse.

— Non oso — ripetè il bandito. — Le mani degli scorridori della prateria sono troppo leali per congiungersi con quelle d’un brigante.

— Su, toccate — disse John, impazientito. — I minuti sono troppo preziosi.

Il bandito la strinse mormorando fra un singhiozzo e l’altro:

— La mia vita è vostra. Io credo finalmente di essere diventato un galantuomo.

«Nascondetevi, tagliate il lazo e lasciate pensare a me.

— E sia — disse l’indian-agent.

Con una spinta piuttosto brutale svegliò l’inglese, la cui fantasia vagava sempre, anche dormendo, fra le orde immense dei bisonti, ed impartì ai suoi compagni gli ordini ricevuti dal bandito, che in quel momento ridiventava ancora Mocassino Rosso, sotto-sakem di Minnehaha e di Nube Rossa.

La luce si avanzava attraverso gli strappi delle nubi. Pioveva sugli altipiani a grandi scrosci intermittenti che il vento, sempre fortissimo, trascinava perfino nelle bassure.

Sandy Hook si era appostato sul ciglione del cañon, appoggiandosi fieramente sulla sua carabina. [p. 223 modifica]

La statura imponente, ingrossata anche dagli ornamenti di penne, doveva produrre un grande effetto sui nemici i quali non si aspettavano certo di trovarsi di fronte a Mocassino Rosso, uomo troppo noto fra tutte le tribù indiane del Wyoming.

Il bandito aspettava impassibile, sicuro del suo giuoco.

Non attese molto, poichè appena un raggio di sole forò le nubi, quindici o sedici indiani, armati di winchester e di asce di guerra, si calarono, come uno stormo di avvoltoi, nel cañon, guadando rapidamente il torrente.

Sandy Hook era rimasto immobile, sempre appoggiato sulla sua carabina.

— Quindici — mormorò. — Troppi per noi che non abbiamo che dei rifles.

«La vedremo!...

Aspettò che gl’indiani avessero varcato il torrente, poi avanzandosi verso l’estrema punta della roccia, gridò con voce poderosa:

— Fermi tutti: Mocassino Rosso sta dinanzi a voi.

Udendo quelle parole gli assalitori si erano fermati, puntando però in aria, per precauzione, i loro fucili.

Per qualche istante nessuno osò parlare, ma poi un indiano alto e grosso, che portava due penne di falco nero infisse nella capigliatura, fece alcuni passi innanzi gridando:

— Io sono Mano Gialla!...

— Ed io Mocassino Rosso — rispose Sandy Hook. — Che cosa vuoi?

— Mio fratello come si trova qui?

— Perchè Minnehaha, la gran sakem degli Sioux e dei Corvi lo ha voluto.

— Era dunque a te che noi davamo la caccia?

— Pare — rispose Sandy Hook.

— Perchè non hai mandato il grido di guerra delle nostre tribù quando gettavamo nel cañon dei massi? — chiese Mano Gialla.

— Perchè la notte era troppo oscura ed io non potevo sapere se avevo alle calcagna degli uomini rossi o dei visi pallidi.

― Potevamo ucciderti.

— Un grande guerriero come me, Mocassino Rosso, non ha mai avuto paura della morte — rispose sdegnosamente il bandito.

— Sì, tu sei un grande guerriero. Tutte le tribù degli Sioux lo sanno.

— Ebbene che cosa vuoi tu da me?

— Io ti credevo un nemico ed ho mandato un corridore a Toro Seduto perchè mi mandasse cinquanta uomini.

— Per farne che? — chiese ironicamente il bandito.

— Per prendervi.

— Ebbene manda un altro guerriero dei tuoi al gran sakem degli Sioux per avvertirlo che Mocassino Rosso da solo ha preso cinque visi pallidi e che li conduce al campo di Minnehaha!... [p. 224 modifica]

— Cinque, hai detto? — gridò l’indiano.

— Sì, cinque; mio fratello è forse sorpreso? Non sa che Mocassino Rosso, da solo, ha abbastanza forza per prenderne altrettanti?

«Se mio fratello vuole venire a vederli, salga il cañon, così mi risparmierà di sorvegliarli. Sono tre notti che non dormo.

— Tu sei un grande guerriero.

— Lo so. Quando giungeranno i cinquanta guerrieri che tu hai mandato a chiedere a Toro Seduto?

— Forse prima che il sole tramonti. Sono ancora lontani i nostri fratelli.

— E sarà meglio che ci restino — rispose il bandito. — Gli yankees si avanzano. Sali pure: ho bisogno di te.

— Tutti i miei uomini sono a tua disposizione. Tu sarai un giorno gran sakem e devo obbedirti.

Un sorriso ironico sfiorò le labbra del bandito.

— Sarò allora nella mia Marylandia, a fianco della mia vecchia madre — mormorò. Poi alzando la voce chiese:

— Di quanti uomini dispone mio fratello?

— Di quindici.

— Pei miei prigionieri basteranno.

— Quali prigionieri? — chiese Mano Gialla.

— Sali e saprai e vedrai che cosa ha compiuto il futuro sakem.

Abbandonò rapidamente il ciglione dell’abisso e si cacciò fra i cespugli dove si erano nascosti i cinque uomini bianchi.

— Signori, — disse, — le pelli-rosse arrivano. Lasciate che vi leghi.

«Rispondo sul mio onore della vostra salvezza.

John aveva tagliato il lazo in diversi pezzi.

Sandy Hook in pochi istanti legò ai prigionieri le mani, poi appese alla sella del suo cavallo tutte le armi, rifles e pistole.

— Ora vengano pure — disse. — Vedremo chi tornerà al campo di Toro Seduto.

Un lampo sinistro era brillato negli occhi del bandito.

Prese il suo rifle e tornò verso il cañon, mentre i cinque uomini bianchi, assolutamente tranquilli, si coricavano fra le erbe, fidenti nelle parole di Mocassino Rosso. [p. 225 modifica]