La storia di Colombo narrata alla gioventù ed al popolo/IX

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IX. Il secondo viaggio

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Avute le bolle pontificie volute dai costumi del tempo, per le quali i Reali di Spagna erano investiti della sovranità dei nuovi paesi scoperti e da scoprirsi, Ferdinando ordinò una flotta per il secondo viaggio desiderato da Colombo per proseguire le sue scoperte; e con rara celerità, e senza lesineria, furono tosto pronti tre grandi vascelli e quattordici caravelle con 1200 persone compreso il p. Boyl nominato dal Pontefice Vicario apostolico, e con quanto poteva abbisognare per impiantare colonie nei paesi scoperti.

Abbracciati i suoi due figliuoli, Colombo insieme al fratello Diego partì da Cadice il 25 settembre 1493 dirigendosi verso le Canarie. Fatte nuove provvigioni alla Gomera, proseguì il viaggio non sempre lieto, finchè il 2 dicembre, l’Ammiraglio s’avvide d’essere in vicinanza di qualche terra. Al mattino seguente si scoperse infatti una bell’isola tutta verdeggiante che dal giorno in cui erano, Colombo chiamò Dominica. Avanzando trovarono altre isole, una delle quali disse Marigolante, dal nome del proprio vascello, e quindi altra detta dagli indigeni Turuqueira che l’Ammiraglio la nominò S. Maria di Guadalupa. Di tutte queste isole che insieme ad altre formano il gruppo delle Piccole Antille, Colombo prese possesso in nome del re di Spagna. Visitatele, trovò ch’erano abitate da antropofagi. S’impadronì di alcune donne che dissero appartenere ad altra isola ed essere state ivi condotte prigioniere; quindi bramoso di rivedere la colonia che aveva lasciato nella fortezza della Natività, volse a quella parte le prore.

Intanto scoperse e diede il nome ad altre isole, fra cui quella che ora si chiama Portorico; ma quale non fu il suo dolore quando passato il canale di Mona arrivando innanzi alla Natività, fatti sparare colpi di cannone, niuno rispose, e alcuni abitanti andati a lui narrarono che gli spagnuoli lasciati a guardia della fortezza erano tutti morti, stati uccisi da un cacico cannibale, che aveva incendiato il villaggio di Guacanagari e trovarsi questi ferito?

Sceso a terra, trovò distrutta la fortezza lasciata, visitò Guacanagari che gli narrò la storia del cacico cannibale; ma i più sospettarono della fede di quel re selvaggio. E maggiormente ne dubitarono quando il domani recatosi a bordo dall’Ammiraglio, vedute le donne catturate, parve a tutti che tra loro corressero intelligenze. Infatti la notte seguente, non osservate, quelle donne scesero in mare e a nuoto raggiunsero la terra, salvo quattro che, accortisene quei di bordo, poterono essere ricuperate.

Il domani Colombo mandò per protestare di questo ratto, ma i messi non trovarono più nè le donne nè il cacico Guacanagari nè altro abitante.

Tra per la defezione di quel cacico, tra pel clima che in quel punto, si ravvisava malsano, Colombo se ne allontanò in cerca di migliore asilo. Costretto pel cattivo tempo ad appoggiarsi in un seno a dieci leghe dalla Natività verso oriente, gli parve che ivi poteva essere luogo adatto per una colonia. Gettate le ancore, die’ ordine di sbarcare uomini, animali e oggetti e metter mano alla fondazione d’una città che denominò Isabella.

I lavori furono cominciati, ma la travagliata navigazione, il clima nuovo per europei, il difetto di cibi, la durezza delle fatiche cui tutti dovevano sottostare, il non trovare subito l’oro che credevano d’incontrare a portata di mano, fecero nascere un certo malumore negli spagnuoli, alcuni dei quali volevano ribellarsi e tornare in Ispagna. Colombo scoprì il disegno, imprigionò i ribelli, senza punirli come meritavano; percorse l’isola in ogni parte, e furono trovate sabbia d’oro, filoni, pietre preziose, belle vegetazioni, il che rialzò un po’ il morale di tutti.

Finalmente lasciato un presidio di 400 uomini a Isabella sotto la direzione del fratello Diego, raccomandando l’ordine, la disciplina e la calma, il 24 aprile 1494 partì con tre caravelle per Cuba che esplorò in gran parte, non trovandovi l’oro desiderato; e quindi scoperse altra grande isola che chiamò Santiago, la quale essendo detta Giamaica dagli abitanti conserva tuttora tale nome primitivo.

Visitata quest’isola, non trovandovi quel prezioso metallo che cercava, tornò a Cuba, non essendo certo se questa fosse isola o terra ferma; ma fu costretto a ripigliare la via d’Isabella dietro preghiera de’ suoi estenuati dal viaggio.

Dopo una fiera burrasca, si trovò di nuovo in vista della Giamaica, di cui esplorò la parte che non aveva veduta la prima volta. Fu ben accolto dai selvaggi che ne invocarono la protezione; e quindi fece rotta per Isabella, dove arrivò il 4 settembre malato assai gravemente.

Ivi trovò il fratello Bartolomeo che di Spagna aveva condotto tre navi con provvigioni e uomini; ma se fu lieto di ciò, fu amareggiato al sentire come la colonia lasciata fosse in preda al disordine.

Una squadra incaricata di esplorare le miniere d’oro, abbandonatasi al saccheggio era stata per metà distrutta dagli abitanti, e il capo Pietro Margarita ribellatosi a Diego Colombo, sorretto dal p. Boil, impadronitosi di navi fece insieme a quest’ultimo ritorno in Ispagna.

I cacichi eccitati specialmente da un d’essi nominato Caonabo, che ferocemente odiava i prepotenti stranieri e amava la libertà del proprio paese, movevano guerra agli spagnuoli i quali inferiori di numero, sebbene meglio armati, dovettero lottare non poco per riuscire vittoriosi. In particolare Caonabo fu difficile a vincersi e solo per astuzia poterono impadronirsene e condurlo in catene a bordo.

Frattanto, mentre Colombo cercava di ristabilire la calma e l’ordine nell’isola, erano arrivati in Ispagna il p. Boyl e quel fellone di Margarita che si era ribellato a Diego, e calunniando il grande Ammiraglio, accusandolo d’incapacità e d’inganno, riuscirono a persuadere non dirò i cortigiani, ma gli stessi Sovrani a mandare un Commissario alla Spagnuola per verificare e provvedere.

Fortuna volle che Cristoforo pensando alle calunnie che potevano spargere quei due ribaldi a suo carico, avesse spedito il fratello Diego in Ispagna con 500 schiavi, oro e un ragguaglio dei fatti e delle scoperte effettuate, e che Diego vi arrivasse proprio quando il re irritato pareva disposto a misure di rigore. Sentito il fratello di Cristoforo, visti gli schiavi e l’oro, si calmò, ma nondimeno fece partire Giovanni Aguado, già protetto da Colombo, coll’incarico di esaminare e informare di quanto si accusava l’Ammiraglio, con ordine però di usare a quest’ultimo deferenza e sottommissione.

Ma l’Aguado giunto a Isabella, la fece da padrone; cercò ogni testimonianza per constatare colpevole l’Ammiraglio, e quando gli parve di aver trovato elementi sufficienti per danneggiare il Genovese, si decise a partire.

Allora Colombo riconoscendo necessaria la sua presenza in Europa, lieto della scoperta d’una ricca miniera d’oro in quella località dove poi sorse la città di S. Domingo, salpò da Isabella facendo vela per la Spagna il 10 marzo del 1496.