Libro secondoCapitolo LXIX
../Capitolo LXVIII
../Capitolo LXX
IncludiIntestazione
21 luglio 2008
75%
Autobiografie
<dc:title> La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Benvenuto Cellini</dc:creator>
<dc:date>1558</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation></dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=La_vita_di_Benvenuto_di_Maestro_Giovanni_Cellini_fiorentino,_scritta,_per_lui_medesimo,_in_Firenze/Libro_secondo/Capitolo_LXIX&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20110420232735</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=La_vita_di_Benvenuto_di_Maestro_Giovanni_Cellini_fiorentino,_scritta,_per_lui_medesimo,_in_Firenze/Libro_secondo/Capitolo_LXIX&oldid=-
20110420232735
La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze - Libro secondo Capitolo LXIX Benvenuto Cellini1558
Un giorno di festa in fra gli altri me n’andai in Palazzo dopo ’l desinare, e giunto in su la sala dell’Oriolo, viddi aperto l’uscio della guardaroba, e appressatomi un poco, il Duca mi chiamò, e con piacevole accoglienza mi disse: - Tu sia ’l benvenuto: guarda quella cassetta, che m’ha mandato a donare ’l signore Stefano di Pilestina; aprila e guardiamo che cosa l’è -. Subito apertola, dissi al Duca: - Signor mio, questa è una figura di marmo greco ed è cosa maravigliosa: dico che per un fanciulletto io non mi ricordo di avere mai veduto fra le anticaglie una cosí bella opera, né di cosí bella maniera; di modo che io mi offerisco a Vostra Eccellenzia illustrissima di restaurarvela e la testa e le braccia, i piedi. E gli farò una aquila, acciò che e’ sia battezzato per un Ganimede. E se bene e’ non si conviene a mme il rattoppare le statue, perché ell’è arte da certi ciabattini, i quali la fanno assai malamente; imperò l’eccellenzia di questo gran maestro mi chiama asservirlo -. Piacque al Duca assai che la statua fussi cosí bella, e mi domandò di assai cose, dicendomi: - Dimmi, Benvenuto mio, distintamente in che consiste tanta virtú di questo maestro, la quale ti dà tanta maraviglia -. Allora io mostrai a Sua Eccellenzia illustrissima con el meglio modo che io seppi, di farlo capace di cotal bellezza e di virtú di intelligenzia, e di rara maniera; sopra le qual cose io aveva discorso assai, e molto piú volentieri lo facevo, conosciuto che Sua Eccellenzia ne pigliava grandissimo piacere.