La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro secondo/Capitolo XCIII

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Libro secondo
Capitolo XCIII

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Da poi che io ebbi lasciato passare dua giorni, e veduto che le gran lodi andavano sempre crescendo, allora io mi disposi d’andare a mostrarmi al mio signor Duca; il quale con gran piacevolezza mi disse: - Benvenuto mio, tu m’hai sattisfatto e contento; ma io ti prometto che io contenterò te di sorte che io ti farò maravigliare: e piú ti dico, che io non voglio che e’ passi il giorno di domane -. A queste mirabil promesse, subito voltai tutte le mie maggior virtú e dell’anima e del corpo innun momento a Dio, ringraziandolo in verità: e nel medesimo stante m’accostai al mio Duca, e, cosí mezzo lacrimando d’allegrezza, gli baciai la vesta; dipoi aggiunsi dicendo: - O glorioso mio Signore, vero liberalissimo amatore delle virtute e di quegli uomini che innesse si affaticano; io priego Vostra Eccellenzia illustrissima che mi faccia grazia di lasciarmi prima andare per otto giorni a ringraziare Iddio; perché io so bene la smisurata mia gran fatica, e cognosco che la mia buona fede ha mosso Iddio al mio aiuto: per questo e per ogni altro miracoloso soccorso, voglio andare per otto giornate pellegrinando, sempre ringraziando il mio immortale Iddio, il quale sempre aiuta chi in verità lo chiama -. Allora mi domandò ’l Duca dove io volevo andare. Al quale io dissi: - Domattina mi partirò e me n’andrò a Valle Ombrosa, di poi a Camaldoli e all’Ermo, e me n’andrò insino ai bagni di Santa Maria e forse insino a Sestile, perché io intendo che e’ v’è di belle anticaglie: dipoi mi tornerò da San Francesco della Vernia, e ringraziando Iddio sempre, contento mi ritornerò asservirla -. Subito il Duca lietamente mi disse: - Va, e torna, che tu veramente mi piaci, ma lasciami due versi di memoria, e lascia fare a mme -. Subito io feci quattro versi, innei quali io ringraziavo Sua Eccellenzia illustrissima, e gli detti a messer Sforza, il quale gli dette in mano al Duca da mia parte: il quale gli prese; di poi gli dette in mano al detto messer Sforza, e gli disse: - Fa che ogni dí tu me gli metta innanzi, perché se Benvenuto tornassi e trovassi che io noll’avessi spedito, io credo che e’ mi ammazzerebbe - e cosí ridendo, Sua Eccellenzia disse che gnele ricordassi. Queste formate parole mi disse la sera messer Sforza, ridendo e anche maravigliandosi del gran favore che mi faceva ’l Duca: e piacevolmente mi disse: - Va, Benvenuto, e torna, ché io te n’ho invidia.