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Le cento novelle antiche/Novella XXIII

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Novella XXIII

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Novella XXII Novella XXIV
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Come lo ’mperadore Federigo trovò un poltrone1 a una fontana, e chieseli bere, e poi li tolse il suo barlione.2


NOVELLA XXIII.


Andando lo ’mperadore Federigo a una caccia con veste verdi siccome era usato, trovò un poltrone a una fontana in sembianti3, et avea distesa una tovaglia bianchissima in sull’erba verde, et avea suo [p. 41 modifica] tamerice4 con vino, e suo mazzero5 molto polito. Lo ’mperadore giunse, e chieseli bere. Il poltrone rispose: con che ti dare’ io bere? A questo nappo non porrai tu bocca. Se tu hai corno, del vino ti do io volentieri. Lo ’mperadore rispose: prestami tuo barlione, et io berrò per convento6, che mia bocca non vi appressarà. E lo poltrone li le porse; e tenneli lo convenente. E poi non li le rendeo; anzi spronò il cavallo e fuggi col barlione. Il poltrone avvisò bene che de’ cavalieri dello ’mperadore fosse. L’altro giorno andò alla corte. Lo ’mperadore disse alli uscieri: se ci viene un poltrone di cotal guisa, fatelmi venire dinanzi, e non li fermate porta7. Il poltrone venne. Fu dinanzi allo ’mperadore. Fece il compianto di [p. 42 modifica]suo barlione. Lo ’mperatore li fece contare la novella più volte in grande sollazzo. Li baroni l’udiro con gran festa. E lo ’mperadore disse: conosceresti tu tuo barlione? Sì, messere. Allora lo ’mperador si trasse lo barlione di sotto, per dar a diveder ch’elli era suto. Allora lo ’mperadore, per la nettezza di colui, li donò molto riccamente.


Note

  1. trovò un poltrone. Qui poltrone vale uomo di vil condizione.
  2. barlione, voce antica, oggi barletta; vaso da portarsi a cintola per cammino.
  3. uno poltrone in sembianti; cioè di vil condizione in apparenza: un uom che sembrava di vil condizione.
  4. suo tamerice; il suo vaso del legno di tamerice.
  5. e suo mazzero. “Mazzero si dice il pane quando è a azzimo o mal lievito e sodo„. Deput. al Decam., facc. 71. Il Borghini legge e suo mangiare.
  6. per convento, dal latino convenire; ridursi più persone in un luogo. Bere per convento è bere da molti col medesimo vaso; il che ciascun fa senza toccarlo con le labbra per rispetto degli altri. Nella Catalogna usasi anche oggidì dalla gente volgare ber per convento; e si fa in questo modo. Sopra una tavola, attorno a cui raccogliesi la brigata, si mette un’ampolla grande empiuta di vino e destinata a quest’uso. Non vi s’adoperan bicchieri; ma ciascun bee con la detta ampolla. Essendo vietato l’accostarla alla bocca, si tiene in alto; e, sporto un po’ in fuori il labbro inferiore, ricevesi in bocca il zampillo del vino ch’esce fuor pel beccuccio; il che si fa da costoro con tanta destrezza, che tengono alle volte l’ampolla distante dalla bocca più d’una spanna senza spandervi una gocciola sola di vino.
  7. non li fermate porta. Fermare per chiudere, gallicismo usato anche dal Firenzuola nell’Asino d’oro.