Le convulsioni/Prefazione
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Chi non conosce il mondo, chi non condusse vita socievole, chi non bene osservò i vari sintomi delle passioni, dei difetti, dei vizî esser potrebbe un eccellente scrittore di tutt’altro che di commedie. Manca tutto ad uno scrittor di commedie se non ha passati in rivista molti originali, molti e molti avvenimenti, moltissime combinazioni.
Ma dall’altro canto se poi l’autor di commedie ha molto veduto, osservato, sperimentato, dovrà soffrire in se medesimo un freno gagliardo, un ritegno a scrivere liberamente. Temerà sempre che dai leggitori e dagli spettatori si facciano nelle vicende ch’ei loro espone allusioni, applicazioni, imputazioni mordaci a tale o tal’altro soggetto, e avrà l’angustia nell’animo di promovere la derisione e il motteggio contro d’alcuno.
Chi troppo generalizza nella commedia, non sta in natura. Chi troppo particolarizzar vuole colpisce piú facilmente nel segno, ma col pericolo di commettere un’azion rea, che in fatti rea ed infame sarà sempre l’azione di richiamar il pensiero degli spettatori sopra le debolezze e i difetti d’un individuo, anzi di fare che il pensiero di tutto rivolgasi sopra di quello solo. E ben dà segno manifesto d’esser senza onore colui che sí poco apprezza l’onore degl’altri.
Quando scelsi a scrivere sull’argomento di questa breve commedia confesso che mi fe’ povero e misero l’abbondanza della materia. Non già per una commediuola d’un atto, io ne possedeva per un poema di dodici canti almeno. Non volli abbandonar l’argomento che parevami nato fatto per esser comico, né volli poi scostarmi da quelle massime di onoratezza che ci debbono esser compagne e regolatrici in ogni passo.
Io ho veduto, ho osservato, ho profondamente conosciuto ciò che sieno le Convulsioni smaniose e loquaci. Le poche situazioni che ne offro non sono inventate ma da me stesso furono piú volte mirate e derise. Tropp’altre ancora ne avrei avute degnissime della scena. A forza di sopprimerne, a forza di sceglier pur quelle sole che non possono scoprire gli originali che vi si trovarono, in somma a forza d’una indispensabile prudenza non m’è riuscito di ricavare da vena perenne nulla piú che una commediuola brevissima.
Sarò contento se questa commediuola potrà alcuni momenti promovere un innocente riso, e se il bel sesso vorrà persuadersi che non sopra di esso si scagliano questi leggeri miei colpi, ma ben piuttosto sopra chi lo seconda, lo seduce, e lo adula; giacché a dir vero la dabbenaggine d’un marito, la vile adorazione d’un galante, le interessate smorfie d’un medico recano alle abbagliate donne quei danni che non sarebbero capaci di farsi da se medesime.