Le dicerie sacre/Al Lettore

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Al Lettore

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Diceria 1, dedica


Lettore. Pro Piscibus (diceva il Savio) eructavit fluvius multitudinem ranarum. Strana cosa certo che l’acqua della divina parola, la qual dovrebbe esser fertile di pesci di buone operazioni, produca talvolta rane garrule e gracchianti di detrazzioni vane. E così appunto par che sia avenuto nella publicazione di questi spirituali ragionamenti del Cavalier Marino, che sperando egli dopo molte scritture profane di partorir qualche frutto degno di que’ sacri studi, a’ quali fin da’ primi anni fu sempre inclinato, invece d’essempio e d’edificazione, si accorge d’aver prestata a’ sindicatori occasione di mormorare. Percioché alcuni, non molto versati negli antichi Scrittori Toscani, hanno ripreso il titolo della presente opera, il qual par che per ordinario altro non importi che sola chiacchera o cicalamento. Ma a coloro che intendono la propria e vera forza della lingua pura, non parrà punto strana la voce di esso: poiché sebene la sua significanza è passata per corrozione in torto sentimento, non si deono curare le disusanze del vulgo, quando si trova in contrario l’auttorità de’ migliori, i quali fanno gran differenza tra parlare e dire, essendo quello proprietà di tutti gli uomini, ma questo qualità attribuita solo agli eloquenti; onde Dicitori son chiamati gli oratori facondi e l’orazioni nobili Dicerie. Considera le suddette ragioni, tu che leggi, ed attendi intanto il secondo volume che in breve uscirà alla luce, se si vedrà che piaccia questo nuovo modo di discorrere, il quale, comeché sia invenzione d’uomo secolare, chi sa che non sia per essere imitato da alcun moderno predicatore? benché non forse con tanta facilità, quant’altri per aventura si persuade, massime dagl’ingegni mezani. Leggi adunque, ma con animo candido, con giudicio sincero, con occhio pio e con sguardo purgato d’ogni livore, prendendo più tosto a scusare i difetti del libro con modesta umanità, ch’a biasimargli con rigorosa censura. Vivi felice.