Le odi di Orazio/Libro terzo/XXVIII

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Libro terzo
XXVIII

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XXVIII.


        Che farò mai nel celebre
Giorno nettunio? Spilla il recondito
        Cècubo, o Lide, e strenua
4Cresci alla rigida virtù gli spiriti.

        Chinar vedi il meriggio,
E a trarre indugj, qual se il dì rapido
        Il vol fermasse, l’anfora
8Che sin dal console Bibulo è in ozio?

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        Io canterò Posídone
E il crine glauco de le Nereidi;
        Tu su la curva cetera
12Latona e gli apici di Cintia celere.

        Poi si dirà chi domina
Gnido, e le Cicladi fulgenti e il pafio
        Lido co’ cigni visita;
16La Notte in ultimo con degna nenia.