Le pitture notabili di Bergamo/III

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III - S. Maria Maggiore

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I Padronato della Città, eretta nel 1137.1 con disegno di Maestro Fredi in figura di Croce, con due Porte principali architettate con colonne, archi, statue, e altri ornamenti dal soprammentovato2 Maestro Gio. Campelli, o de’ [p. 22 modifica]Campioni nel 1360, ella è, si può dire, una Gallerìa messa a oro e a stucchi di rare e squisite Pitture. L’Assunzione di Maria Vergine sopra le finestre del Coro è di mano del Cavagna; ed è Opera sì per la forza del colorito, che per la giustezza de’ dintorni maravigliosa. Gli Appostoli sotto furono nobilmente e con grandezza di stile effigiati da Ercole Procaccini. I quattro Ovati nella volta della Tribuna rappresentanti la SS. Annunciata, la Visitazione, la Nascita del Salvatore, e la Purificazione, sono ragguardevoli parti del famoso pennello di Francesco Bassano. I due Quadri sopra gli Organi esprimenti la Regina Ester davanti ad Assuero, e la gloriosa Impresa di Giuditta, sono spiritose e raffinate operazioni del sudetto Cavagna.

Le Sedie del Coro, e del Presbiterio sono mirabilmente intarsiate di Storie dell’Antico Testamento, e di Geroglifici assai stimati da Gio. Francesco Capodiferro Bergamasco; con fregj, e altri finissimi intagli di Maestro Alessandro Belli similmente Bergamasco, e intagliatore eccellente. Ma di sorprendente [p. 23 modifica]bellezza sono i quattro Quadri d’intarsiatura dell’accennato Capodiferro, che riescono fuori del Coro, e dentro il ricinto de’ balaustri di marmi Carraresi, in cui si ammira l’Entrata di Noè nell’Arca, il Passaggio degli Ebrei pel Mar rosso, e la Sommersione di Faraone, il Trionfo di Giuditta, e quello di Davidde. La sponda ancora di metallo alla scala del Pulpito sì nella destra, che nella sinistra nave, è degna di osservazione per la squisitezza e leggiadrìa dell’artifizio.

La Natività del Signore figurata sulla gran Tela che cuopre l’Organo nel braccio destro della Chiesa, se non si sapesse che è di mano di Paolo Cavagna, ognuno la crederebbe fattura di Paolo Veronese: tanto la si avvicina allo stile di quell’incomparabil Maestro nella nobile maestà, e nella vivezza dell’espressione. Il miracolo di Mosè nel dissettare il Popolo eletto, dipinto da Antonio Zanchi nel Quadrone che è in testa alla crociata, è riflessibile pel numero delle sigure egregiamente distribuite, pe’ nudi ben intesi, per la grazia de’ volti, e per la nobiltà degli abbigliamenti. Il Sacrifizio di Noè escito dall’Arca nel Quadro situato sopra la Porta della Cappella Colleoni è lavoro stimabile di Federigo Cervelli Maestro di Sebastian Ricci. L’Immacolata Concezione, esistente sotto e a fianco dell’Organo verso il Presbiterio, fu vagamente colorita dal Cav. Niccola Malinconici. Le Storie Sacre a puro e sincero fresco nella volta, e ne’ lunettoni, sono operazioni del ferace e corretto3

[p. 24 modifica]Ciro Ferri Romano; e i pregiatissimi stucchi sono lavoro del rinomato Gio. Angelo Sala di Lugano.

I Dipinti a olio nella volta della nave contigua al Palazzo Vescovile sono grandiose e ben colorite produzioni del Cav. Niccola Malinconici; ch’esser doveano, ma per fatalità non furono, dell’immortal Cignani. Il gran Quadro con Mosè in mezzo agli Ebrei condotti a salvamento fralle divise acque del Mare, e il Dio Padre in aria, che comanda all’acque istesse di affogare gli Egiziani, fu valorosamente esequito da Luca Giordano; e piacque sì che ne sono state tratte più copie. Pregievole è ancora l’Arazzo di Fiandra esprimente la Crocifissione di Cristo operato dal Reghelbruggio sul modello a olio, che giornalmente si vede del Van Schoor: come altresì due altri antichi, fatti su i cartoni di Giulio Romano, che, come il primo, si espongono nelle Feste solenni. I due Profeti a stucco sedenti allato al mentovato Quadro del Giordano, sono fattura del Barberini Plastico rinomato; e gli altri stucchi sì di questa, che della nave che seguita, sono di mano degli Antenati di [p. 25 modifica]Francesco Camuzzi; a molti de’ quali diede compimento e perfezione il Sala suddetto.

Nella volta della navata seguente più Pittori di grido si esercitarono coi loro industriosi pennelli. L’Uccisione di Abele dicesi di Giuseppe Panfilo, comechè il Calvi la voglia di Carlo Francesco di lui fratello maggiore. I Leviti si giudicano di Cristoforo Stora, o Storer Svizzero. Il Sacrifizio d’Isacco di Pietro Donato Veneziano, Autore di altri quattro secondo l’opinione del Calvi. L’Uccisione di Sisara ascrivesi a Pietro Peruggini Cremonese: Mosè che si scalza le scarpe, a un degno Pittor Comasco. Il Bartoli nella sua Raccolta stampata in Vicenza, num. 36. ne accenna due di Giorgio Marinello Perugino, due di Gio. Paolo Recchi, ed uno di Giovanni Dart Fiammingo.

Il gran Quadro, in testa alla nave, del Diluvio Universale è Opera preziosa del Cavalier Liberi. Sembrerebbe per avventura a chi piace la farragine alquanto scarso di figure, ma quelle che vi sono, non posson essere nè più studiate, nè più espressive. Vi sono nudi di un risalto assai giudizioso: havvi ancora una Donna su di un Cavallo nuotante con un Fanciullino di dietro, che le si attiene strettamente alla vita, gruppo nel vero che non si può lodare abbastanza. Corre fama, che se l’acqua e il nuvolato sieno fattura di Monsieur Montagne, Pittore valentissimo nelle burrasche. Questo Quadro posto nel sito dove or si trova l’anno 1668. venne a cuoprire in gran parte una rara e antica Pittura a fresco, rappresentante l’Albero della Vita di S. Bonaventura, che il Nob. Sig. Guido de’ Suardi [p. 26 modifica]fece effigiare per sua divozione, e a proprie spese negli anni 1342. Da quella porzione però, che rimane scoperta di questa Mistica Pianta appiè del mentovato Quadro del Liberi, si scorge che la Pittura in que’ tempi cominciava a scuotersi e a risvegliarsi anche appresso di noi, con dar commiato alle insoffribili durezze dei Greci Dipinti.

L’Adorazione de’ Magi, che serve di frontale all’Organo di questa nave, è altrettanto maestosa, che disinvolta ed erudita fatica del nostro Talpino, che a detta del Calvi nella maniera del disegnare, e del colorire ebbe pochi pari, e fu nella sua Professione sublime. Anche il Padre Massimino da Verona Cappuccino spiegò il suo talento nella Strage degl’Innocenti, figurata nel Quadro che è di fianco a quello del Diluvio. Egregiamente dipinto è anche il S. Giuseppe visitato in sogno dall’Angelo, che è dirincontro al sopraddetto del Cappuccino; ed è di mano del Cavaliere Malinconici.

S’erge l’eccelsa Cuppola in mezzo della Croce, di forma ottangolare, assai bene ideata, e abbellita di stucchi dorati, e di Pitture a fresco di Paolo Cavagna; ammirandosi nel Tamburo di essa Cupola dieci Profeti, ciascun de’ quali ritto in piedi e saggiamente atteggiato posa sulla base di una finta Finestra, e nella volta la Vergine Madre incoronata dal Divin Figliuolo col Dio Padre sopra in maestà di gloria, e intorno parecchi Angeli assai ben mossi, divisi in quattordici ripartimenti; due de’ quali sono tenuti di pennello diverso, da alcuni voluto del Zucchi, da altri del Talpino.

Oltre la Crociera maggiore della Chiesa sonovi [p. 27 modifica]quattro navi più basse, due allato al Presbiterio, e due addirimpetto corrispondenti, le quali similmente sono ornate di stucchi dorati, e di Pitture a fresco, che si passano sotto silenzio, per essere la più parte picciole, ed anche malmenate dal tempo. Sei sono gli Altari di questo magnifico Tempio: due alla mano diritta del maggiore, e due alla manca, e uno al piede della Chiesa in una delle navi più basse, dirincontro al Coro del Vangelo. Delle Pitture dell’Altare principale si è detto di sopra. Il secondo, che è nella nave più bassa contigua alla Sagrestìa, è fregiato di una Tavola del Cavagna, di un gusto fino e dilicato, per essere vicina all’occhio; in cui si vede effigiato S. Giovanni Evangelista. Nel terzo eretto dalla Città, da doversi dedicare, secondo la Parte del 1578. a’ SS. Barnaba e Rocco, per la seguita liberazione della Peste, evvi una Tavola colla Vergine e il Divino Infante in aria, e sotto S. Rocco a destra, e S. Sebastiano a sinistra. Opera finita e limata di Giovanni Olmo di Bergamo, Pittore e Poeta di merito, che mancò di vita l’anno 1593. Il Quadretto che è nell’ornato sopra il detto Altare, e che rappresenta il Serpente di bronzo esaltato nel Diserto, è d’ignoto, ma buon pennello; non altrimenti che il corrispondente all’Altare della nave opposta.

Il quarto Altare che è alla sinistra del maggiore, ed è consecrato a tutti i Santi, tiene una Tavola comunemente creduta, e per que’ tempi stimata, del Bramantino Milanese; se non che è venuto fatto al Sig. Bartoli di rilevare nella fascia del S. Girolamo: FCUS ANCERIUS in caratteri d’oro. Ma [p. 28 modifica]finora di questo Autore non ne sappiamo più oltre. La Cena del Signore che orna il quinto Altare, che è di fianco al soprannominato Albero della Vita, è delle migliori Dipinture che sieno uscite dal robusto e corretto pennello di Francesco da Ponte detto il Bassano. La B.V. col Bambino e S. Giuseppe nella sesta Cappella, ultimamente ammodernata e costrutta di fini marmi con bellissimo verde antico, è copia di Francesco Cappella, degno Allievo del Piazzetta, cavata da un Quadro, o Carta di rinomato Pittor Bolognese. E del medesimo Cappella è il Santo Vescovo dipinto sopra con un grazioso e polputo Puttino ai piedi che tiene il Pastorale. Le due Tele laterali, che servirono di modello a due Arazzi di Fiandra, che nelle Festività si espongono, sono Pitture di stima, e spezialmente la Concezione. Da questa insigne Basilica entreremo nella rinomata

Note

  1. Il Vasari tutto dedito a magnificar la sua Patria vuole che l’Architetto di quello insigne Edifizio sia stato un Fiorentino, chiamato Antonio Filarete. Altri fondato sopra un ineditto manoscritto tiene che sia stato fabbricato con disegno di Antonio Averulino, compatriota del Filarete. Noi crediamo di avere a favor di Maestro Fredi un più sodo fondamento nella Gotica Iscrizione che si legge scolpita nell’Arco marmoreo del Vestibolo, o Portico, che è davanti alla Porta meridionale del Tempio, con tali parole: IN CHRISTI NOMINE AMEN. IN LIMINE SUPERIORI ECCLESIÆ B. MARIÆ VIRGINIS CIVITATIS PERGAMI CONTINEBATUR, QUOD DICTA ECCLESIA FUNDATA FUIT ANNO DOMINICÆ INCARNATIONIS MCXXXVII. SUB DOMINO PAPA INNOCENTIO II. SUB EPISCOPO RUGERIO REGNANTE REGE LOTHARIO PER MAGISTRUM FREDUM.
  2. Lateralmente all’Arco della Porta Maestra volta a mezzodì v’ha il nome dell’Artefice scolpito in marmo: MCCCLX. MAGISTER JOHANNES F. Q. DOM. JOHANNIS DE CAMPELLIO FECIT HOC OPUS. A questo Campelli ascrivesi ancora la manifattura dell’altra opposta Porta principale. Sopra il vestibolo della prima ornato di bassi rilievi, e sostenuto da due colonne di marmo bianco, che poggiano sui dosso di due simili Leoni, ergesi appoggiata al muro sopra due mensoloni una Guglia marmorea di raro artifizio, in cui entro una nicchia mirasi il Salvatore sedente in trono. Sopra l’opposto che risguarda la Piazza le colonne, i Leoni, e l’Arco sono di marmo rosso di Verona; e in luogo della Guglia vi si veggono due piani con colonne, l’uno all’altro sovrapposto. Il più alto, che è il minore, è ornato delle Statue in marmo Carrarese della Vergine col Puttino, e delle SS. Esteria e Grata dai lati, e di una Piramide in cima al detto piano. Il maggiore più basso mostra nell’arco di mezzo la Statua equestre di S. Alessandro, e ne’ laterali, quelle de’ SS. Barnaba, e Projettizio martire.
  3. Merita di essere riferito il grandioso accordo fatto negli anni 1665, fra i SS. Presidenti della Misericordia, e Ciro Ferri insigne Pittore Romano, per la dipintura di quattordici vani, posti in quel braccio di crociera che risguarda la Piazza; sei de’ quali esser doveano a olio, e il rimanente a fresco: il qual accordo, al dir del Calvi, Effemerid. Novemb. pag. 354. fu di „Doppie mille quattrocento trentatrè, cioè Scudi Romani 4330. e di più la casa fornita di tutte le suppellettili necessarie, dodici sacchi di formento all’anno, quanto durerà l’opera, sei mastelli di vino, dodici carra legna, con pagargli tutti i colori. L’Opera fu cominciata e proseguita per quelle pitture, che dovevano esser a fresco; ma poi nati alcuni accidenti restò per li Quadri a olio sospesa, e rotto l’accordo; lavorati poi detti Quadri da altri pennelli„ che furono il Zanchi, il Cervelli, e il Malinconici.