Le stragi delle Filippine/Capitolo XXIX - Gli eroi dell'insurrezione

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Capitolo XXIX - Gli eroi dell'insurrezione

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Capitolo XXIX - Gli eroi dell'insurrezione
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Capitolo XXIX


GLI EROI DELL'INSURREZIONE


Romero era rimasto come fulminato, apprendendo la triste sorte toccata alla valorosa fanciulla, ma soprattutto nell'aver udito Hang-Tu, in quel momento di disperazione, pronunciare quelle parole.

— Tua sorella!... — aveva esclamato, dopo un lungo silenzio. Poi vedendo che il chinese non rispondeva e che continuava a singhiozzare, l'aveva sollevato e condotto nella foresta.

Gli spari erano cessati, ma forse gli spagnuoli che si trovavano nell'isola si erano imbarcati sulle due zattere e stavano attraversando il canale per distruggere o prendere gli ultimi difensori di Malabon.

Era quindi necessario, innanzi tutto, sottrarsi alle loro ricerche per non cadere prigionieri e perdere ogni speranza di essere ancora utili alla disgraziata Than-Kiú.

Romero, seguito dai pochi superstiti, s'inoltrò nel bosco finché trovò un macchione cosí fitto da non venire facilmente scoperti, vi fece entrare Hang-Tu aprendosi penosamente il passo fra quel caos di rami, di radici e di foglie gigantesche, poi quando credette di non aver piú nulla a temere da parte degli inseguitori, s'arrestò, dicendo al chinese:

— Attendimi un istante.

Dispose i quindici uomini del drappello intorno al macchione, raccomandando loro di avvertirlo nel caso che i nemici si mostrassero in quei dintorni, poi ritornò presso Hang-Tu e sedendoglisi di fronte, su una grande radice che usciva dal suolo, disse:

— Ed ora, pensiamo a salvare Than-Kiú; ma prima di agire non mi negherai una spiegazione, che da tanto tempo attendevo.

— Parla, Romero, — disse Hang.

— Chi è Than-Kiú?...

— Mia sorella, — rispose il chinese. — Sarebbe inutile ingannarti di piú.

— Tua sorella!... — esclamò Romero. — E tu non me lo hai detto?...

— No, e forse non l'avresti mai saputo.

— Ma perché, Hang?...

— Perché ti amava.

— Prima ancora che io amassi Teresita, forse?...

— Sí, Romero.

— Ma dove mi aveva veduto?...

— A casa mia, nel sobborgo di Binondo.

— Ma io mai l'avevo veduta, Hang.

— Nel nostro paese non si usa presentare le donne, nemmeno ai piú fidi amici. Than-Kiú t'aveva piú volte veduto e t'aveva amato in silenzio. Quand'ella mi svelò il suo amore per te, era troppo tardi. La donna bianca si era impossessata del tuo cuore.

— E tu non me lo avevi detto?...

— No, poiché tu avresti potuto credere che Hang-Tu non ti amasse che per puro affetto d'amicizia. Per questo ho soffocato sempre in fondo al cuore la confessione, che piú volte mi stava per sfuggire dalle labbra.

— E non mi hai odiato, Hang-Tu, per aver io preferito un'altra, una figlia di quella razza che noi combattevamo, a tua sorella?...

«Un altro al tuo posto mi avrebbe odiato.»

— Io invece ho ammirato l'immenso amor tuo per quella figlia dei nostri nemici, ed il mio affetto e la mia amicizia per te, lo hai veduto, mai sono scemati.

— Hang-Tu, — disse Romero, che era profondamente commosso. — Io devo a te ed a Than-Kiú la vita.

— E che cosa intendi dire? — chiese Hang, alzando il capo.

— Che se non potrò amare tua sorella, andrò almeno a salvarla od a morire con lei.

— Che cosa vuoi fare?...

— Lo so io.

Romero si era bruscamente alzato, come se avesse presa una incrollabile decisione.

— Parto, — disse, gettando a terra le armi che portava indosso. — Forse non ci rivedremo mai piú, ma quando apprenderai ciò che avrà potuto il tuo fratello d'armi, comprenderai quanto egli avrebbe potuto amare Than-Kiú, se non vi fosse stata la Perla di Manilla.

— Romero!... — esclamò Hang-Tu, che si era alzato. — Io leggo nei tuoi occhi una risoluzione disperata. Dove vuoi andare?

— A salvare la sorella del mio fratello d'armi od a morire nell'impresa.

— Tu... solo ed inerme!... Quale pazzia stai per commettere!

— Nessuna, Hang-Tu, — rispose Romero, sorridendo malinconicamente. — Seguo ciò che m'indica il destino.

— Ma se tu vai a salvare Than-Kiú, voglio venire anch'io.

— Non lo puoi, Hang.

— Ma perché?...

— Saresti d'imbarazzo al mio disegno.

— Due uomini possono fare piú d'uno solo.

— Basta uno solo, per quello che farò.

— Voglio sapere dove tu vai.

— Ti ricordi d'una frase, detta da un uomo che io avevo strappato alla morte?... Certe generosità non vanno perdute.

— Ah!... Ti comprendo!... Tu vai dal maggiore d'Alcazar!...

— Sí, — rispose Romero. — Addio fratello! Se io non ritorno piú, ricordati che se io non avessi dato il mio cuore alla Perla di Manilla, sarei stato ben felice di sposare il Fiore delle Perle.

Abbracciò Hang-Tu, poi s'allontanò.

Il chinese si era slanciato dietro a lui, ma Romero udendo i passi si era voltato dicendogli:

— Non puoi seguirmi, fratello: bisogna che io sia solo.

— Romero!... — esclamò Hang con voce commossa. — Grande Buddha, cosa stai per fare tu?...

— Te lo dissi: vado a salvartela.

Poi era tornato indietro ed i due valorosi uomini si erano nuovamente precipitati l'uno nella braccia dell'altro. Quando si separarono, entrambi avevano gli occhi umidi.

— Spera, — disse Romero, allontanandosi rapidamente e senza volgersi indietro.

Uscito dalla macchia s'avvicinò ad uno degli insorti, che vegliava appoggiato al suo fucile.

— Seguimi, — gli disse. — Nulla avrai da temere, te lo prometto.

— Sono ai tuoi ordini, capo, — rispose l'insorto.

Romero si rimise in cammino, procedendo rapidamente e con passo sicuro. Dove si recava?... Lui solo lo sapeva.

Giunto sul margine del bosco s'arrestò alcuni istanti per tendere gli orecchi, come se cercasse di percepire qualche lontano rumore, poi riprese la marcia, sempre seguito dall'insorto.

Attraversò i canneti senza piú arrestarsi, avvicinandosi al canale, sulle cui rive gli ultimi difensori di Malabon avevano combattuta quella lotta sanguinosa, poi si diresse verso il sud, dove si vedevano scintillare, sul tenebroso orizzonte, i fuochi degli accampamenti spagnuoli.

Romero si tolse da una tasca un fazzoletto di seta bianca e glielo porse, dicendogli:

— Lega questo alla canna del tuo fucile e non temere.

— Ti rechi a trattare la nostra resa?...

— No, seguimi.

I fuochi dei bivacchi ingrandivano rapidamente, illuminando le tende ed i fasci delle armi; ma Romero continuava ad avvicinarsi, come se invece di muovere contro a fieri nemici si recasse fra gli insorti. Era tranquillo, ma quella calma aveva qualcosa di terribile.

Giunto a cento passi dalla prima avanguardia si arrestò udendo la voce d'una sentinella a gridare:

— Chi vive?...

— Un parlamentario degl'insorti, — rispose Romero.

— Fermatevi.

Un istante dopo un sergente, seguito da tre soldati armati e muniti d'alcuni tizzoni accesi, gli mosse incontro.

— Che cosa volete? — chiese il sergente, guardando Romero con stupore.

— Parlare al comandante, — rispose il meticcio.

— A quest'ora dorme.

— Direte a lui che Romero Ruiz, capo supremo degl'insorti, ha delle comunicazioni urgenti da fargli.

Carrai!... — esclamò il sergente. — Il capo don Ruiz?...

— Sí, ma gli direte pure che io, prima di entrare nel suo campo, esigo la sua parola d'onore che mi lascerà tornare libero assieme all'uomo che m'accompagna, se non avrà accettato il patto che devo proporgli. Aspetto qui la sua risposta.

— Attendete il mio ritorno, — disse il sergente.

Fece cenno ai soldati di rimanere, poi tornò sollecitamente nell'accampamento.

Romero avendo veduto poco lontano un albero atterrato, era andato a sedersi, guardando distrattamente i tre soldati, che lo fissavano colla piú viva curiosità.

Cinque minuti dopo il sergente era di ritorno.

— Il comandante vi aspetta, — disse.

Romero si era alzato. Si volse verso l'insorto che lo aveva accompagnato e gli disse:

— Tu rimarrai qui e condurrai la persona che ti sarà affidata ad Hang-Tu.

Poi seguí il sergente a testa alta, pallido, ma risoluto a compiere ciò che aveva irrevocabilmente deciso.

Attraversate cinque o sei linee di tende, sotto le quali russavano rumorosamente i soldati, e due file di sentinelle, il sergente s'arrestò dinanzi ad una tenda piú alta e piú spaziosa delle altre, il cui interno era illuminato.

Un colonnello, sulla cinquantina, dalla lunga barba quasi bianca, dallo sguardo vivido e dalla carnagione assai abbronzata dal sole, attendeva Romero dinanzi all'entrata della tenda. Doveva essersi appena alzato, poiché al fianco non aveva la sciabola, né alla cintura la rivoltella.

— Siete voi Romero Ruiz? — chiese egli, al meticcio.

— Sí, colonnello, — rispose questi, salutandolo.

— Entrate.

— Fatemi prima frugare per vedere se ho delle armi.

— È inutile, signore, — disse il colonnello. — Gli uomini valorosi come voi si battono, ma non assassinano.

— Grazie per la vostra fiducia, colonnello.

Entrò risolutamente nella tenda che era illuminata da una lampada ed ammobiliata con un piccolo letto da campo e con due sedie di bambú e dietro di lui entrò il colonnello, dopo d'aver fatto segno al sergente di allontanarsi.

Il vinto ed il vincitore si guardarono alcuni istanti in silenzio, con una certa curiosità, poi il primo incrociando le braccia e fissando il colonnello, gli chiese bruscamente:

— Credete voi che il governatore di Manilla sarebbe lieto di poter avere in mano il capo dell'insurrezione?...

— Lo credo bene, — rispose lo spagnuolo, che sembrava stupito da quella inaspettata domanda. — Voi, signore, siete uno di quegli uomini che avreste potuto dare ancora del filo da torcere, alle vittoriose armi della Spagna.

— Ebbene, se io, Romero Ruiz, capo supremo degl'insorti, vi dicessi: «Vengo a consegnarmi a voi» ma ad una condizione, accettereste?...

— Voi!... — esclamò il colonnello, con maggiore stupore.

— Sí, io, — disse Romero, con voce risoluta.

— Ma sapete la sorte che attende i capi dell'insurrezione, don Ruiz?

— Lo so, colonnello: la morte.

— E non vi fa paura?

— No, io la sfido serenamente.

— Ma allora voi porrete per la vostra resa delle gravi condizioni.

— Forse meno di quello che credete.

— Parlate.

— Fra i prigionieri fatti questa notte sulla riva del canale, vi è una giovane chinese, è vero?...

— Sí, una fanciulla assai bella e molto valorosa, che si batteva come un vecchio soldato incanutito fra il fuoco e le battaglie.

— Chiedo la sua libertà in cambio della mia vita.

— Scherzate?...

— No, colonnello, — rispose Romero, con voce grave.

— Allora l'amate.

— No.

— Ma...

— Colonnello, accettate?...

— Voi volete uccidervi.

— Non importa.

— Lo volete?...

— Sí, colonnello, — rispose Romero, con incrollabile fermezza.

— Vivaddio!... — esclamò lo spagnuolo, che pareva profondamente commosso. — Se io in questo istante fossi il comandante supremo delle forza spagnuole, vi direi: simili uomini non si possono uccidere: siete libero, signore. Non lo sono e, pur col cuore rattristato, farò il mio dovere di soldato. Signor Ruiz, fra cinque minuti la fanciulla sarà libera, ma voi sarete mio prigioniero.

— Fatelo, — disse freddamente il meticcio.

— A chi dovrò affidare quella giovane?...

— Ad un insorto che l'attende fuori del vostro campo.

— Gliela consegnerò io in persona. Attendetemi fuori dalla tenda.

Il colonnello cinse la sciabola, poi uscí e scomparve fra le tende del campo. Romero si era arrestato fuori dalla tenda. Era sempre tranquillo, ma la sua fronte appariva, alla luce sanguigna dei fuochi, umida, come se un freddo sudore la imperlasse.

Trascorsero alcuni minuti, poi vide passare, fra i fuochi dell'accampamento, due cavalieri i quali s'arrestarono alcuni istanti a cento passi dalla tenda, dinanzi ad un grande fuoco come se avessero voluto farsi ben vedere.

Romero provò una scossa al cuore. In quei due cavalieri aveva distinto il colonnello e Than-Kiú, la quale si era avviluppata nel suo mantello di seta bianca.

— Hang-Tu, — mormorò con voce cupa, — Il tuo fratello d'armi ha pagato il suo debito, ma perderà la vita e la donna che ha tanto amato.

Seguí cogli sguardi i due cavalieri che si dirigevano verso gli avamposti, poi chiuse gli occhi come se volesse sfuggire ad un'orribile visione.

Quando li riaprí, il colonnello spagnuolo stava dinanzi a lui.

— La fanciulla è partita, — gli disse, con voce triste.

— Grazie, colonnello, — rispose Romero, con un sospiro. — Ora potete farmi fucilare.

— Io no, don Ruiz. A questo penseranno le autorità militari della capitale.

— Sia, — mormorò Romero. — Morrò sul suolo della Perla di Manilla.

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