Le tigri di Mompracem/Capitolo XVII - L'appuntamento notturno

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Capitolo XVII - L'appuntamento notturno

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Capitolo XVII - L'appuntamento notturno
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Capitolo XVII
L'appuntamento notturno


La notte era tempestosa, non essendosi ancora calmato l’uragano. Il vento ruggiva e ululava su mille toni sotto le boscaglie, torcendo i rami delle piante e facendo volteggiare in alto masse di fogliame, piegando e sradicando i giovani alberi e scuotendo poderosamente quelli annosi. Di tratto in tratto dei lampi abbaglianti rompevano le fitte tenebre e le folgori cadevano abbattendo ed incendiando le più alte piante della foresta.

Era una vera notte d’inferno, una notte propizia per tentare un audace colpo di mano sulla villa. Disgraziatamente gli uomini dei prahos non erano là ad aiutare Sandokan nella temeraria impresa.

Quantunque l’uragano infuriasse, i due pirati non si arrestavano. Guidati dalla luce dei lampi cercavano di giungere al fiumicello per vedere se qualche praho avesse potuto rifugiarsi nella piccola baia.

Senza curarsi della pioggia che cadeva a torrenti, ma guardandosi bene dal farsi schiacciare dai grossi rami che il vento schiantava, dopo due ore giungevano inaspettatamente presso la foce del fiumicello, mentre per recarsi alla villa avevano impiegato doppio tempo.

- In mezzo all’oscurità ci siamo guidati meglio che in pieno giorno - disse Yanez. - Una vera fortuna con simile notte.

Sandokan scese la riva e, atteso un lampo, lanciò un rapido sguardo sulle acque della baia.

- Nulla, - disse colla voce sorda, - che sia toccata qualche disgrazia ai miei legni?

- Io credo che non abbiano ancora abbandonato i loro rifugi - rispose Yanez.

- Si saranno accorti che un altro uragano minacciava di scoppiare e da gente prudente non si saranno mossi. Tu sai che non è cosa facile approdare qui quando infuriano le onde ed i venti.

- Ho delle vaghe inquietudini, Yanez.

- Cosa temi?

- Che siano naufragati.

- Bah! I nostri legni sono solidi. Fra qualche giorno noi li rivedremo a giungere. Hai dato l’appuntamento in questa piccola baia, è vero?

- Sì, Yanez.

- Verranno. Cerchiamo un ricovero, Sandokan. Piove a dirotto e quest’uragano non si calmerà tanto presto.

- Dove andare? Vi sarebbe la capanna costruita da Giro-Batol durante il suo soggiorno in quest’isola, ma dubito di poterla trovare.

- Gettiamoci in mezzo a quel macchione di banani. Le gigantesche foglie di quelle piante ci ripareranno alla meglio.

- Meglio costruire un attap, Yanez.

- Non ci avevo pensato. Fra pochi minuti possiamo averlo.

Servendosi dei kriss tagliarono alcuni bambù che crescevano sulle rive del fiumicello e li piantarono sotto un superbo pombo, le cui fronde assai fitte erano quasi bastanti per ripararli dalla pioggia. Incrociatili come lo scheletro di una tenda a due tetti pioventi, li coprirono colle gigantesche foglie dei banani, sovrapponendole in modo da formare due tetti pioventi.

Come Yanez aveva detto, pochi minuti furono sufficienti per costruire quel riparo.

I due pirati vi si cacciarono sotto, portando con loro un grappolo di banani, poi dopo una parca cena composta unicamente di quelle frutta, cercarono di addormentarsi mentre l’uragano si scatenava con maggior violenza, con accompagnamento di lampi e di tuoni assordanti.

La notte fu pessima. Parecchie volte Yanez e Sandokan furono costretti a rafforzare la capannuccia ed a ricoprirla di frasche e di foglie di banani per ripararsi dalla pioggia diluviale ed incessante.

Verso l’alba però il tempo si rimise un po’ in calma, permettendo ai due pirati di dormire tranquillamente fino alle dieci del mattino.

- Andiamo a cercare la colazione - disse Yanez, quando si svegliò. - Spero di trovare ancora qualche ostrica colossale.

Si spinsero verso la baia seguendo la sponda meridionale e, frugando le numerose scogliere, riuscirono a procurarsi parecchie dozzine di ostriche d’incredibile grossezza ed anche alcuni crostacei. Yanez v’aggiunse dei banani ed alcuni pombo, aranci grossi assai e molto succolenti.

Terminata la colazione, risalirono la costa verso il settentrione sperando di scoprire qualcuno dei loro prahos, ma non ne videro alcuno veleggiare al largo.

- La burrasca non avrà permesso loro di ridiscendere al sud - disse Yanez a Sandokan. - Il vento ha soffiato costantemente da mezzodì.

- Pure sono inquieto assai sulla loro sorte, amico - rispose la Tigre della Malesia. - Questo ritardo mi fa nascere dei gravi timori.

- Bah!... I nostri uomini sono marinai abilissimi.

Durante gran parte della giornata si aggirarono per quelle spiagge, poi verso il tramonto si ricacciarono sotto i boschi per avvicinarsi alla villa di lord James Guillonk.

- Credi tu che Marianna abbia trovato il nostro biglietto? - chiese Yanez a Sandokan.

- Ne sono certo - rispose la Tigre.

- Allora verrà all’appuntamento.

- Purché sia libera.

- Cosa vuoi dire, Sandokan.

- Temo che lord James la sorvegli strettamente.

- Diavolo!...

- Noi però andremo egualmente all’appuntamento, Yanez. Il cuore mi dice che io la vedrò.

- Bada a non commettere delle imprudenze però. Nel parco e nella villa vi saranno certamente dei soldati.

- Di questo sono certo.

- Cerchiamo di non farci sorprendere.

- Agirò con calma.

- Me lo prometti?

- Sì.

- Allora andiamo.

Procedendo adagio, cogli occhi in guardia, gli orecchi tesi, spiando prudentemente i fitti cespugli ed i macchioni, onde non cadere in qualche imboscata, verso le sette della sera giungevano nelle vicinanze del parco. Rimanevano ancora pochi minuti di crepuscolo, e potevano bastare per esaminare la villa.

Dopo essersi accertati che nessuna sentinella si trovava nascosta in quei macchioni, s’avvicinarono alla palizzata e aiutandosi l’un l’altro la scalarono. Lasciatisi cadere dall’altra parte, si cacciarono in mezzo alle aiuole devastate in gran parte dall’uragano e si nascosero fra un gruppo di peonie di Cina.

Da quel luogo potevano osservare comodamente ciò che succedeva nel parco e anche nel villino, non avendo dinanzi che dei radi alberi.

- Vedo un ufficiale ad una finestra del villino - disse Sandokan.

- Ed io una sentinella che veglia presso l’angolo del padiglione - disse Yanez.

- Se quell’uomo rimane colà anche dopo calate le tenebre, ci darà non poco fastidio.

- Lo spacceremo - rispose Sandokan risolutamente.

- Sarebbe meglio sorprenderlo ed imbavagliarlo. Hai qualche corda tu?

- Ho la mia fascia.

- Benissimo e... là!... Bricconi!...

- Cos’hai Yanez?

- Non hai osservato che hanno messo le inferriate a tutte le finestre?...

- Maledizione di Allah!... - esclamò Sandokan coi denti stretti.

- Fratellino mio, lord James deve conoscere molto l’audacia della Tigre della Malesia. Per Bacco!... Quante precauzioni!...

- Allora Marianna sarà sorvegliata.

- Certamente, Sandokan.

- E non potrà recarsi al mio appuntamento.

- È probabile, Sandokan.

- Ma la vedrò egualmente.

- In quale modo?...

- Scalando la finestra. Tu già avevi previsto ciò e le abbiamo scritto che si procurasse una fune.

- E se i soldati ci sorprendono?...

- Daremo battaglia. Tu sai che hanno paura di noi.

- Non dico di no.

- E che noi ci battiamo come dieci uomini.

- Sì, quando le palle non fioccano troppo fitte. Eh!... Guarda, Sandokan.

- Cosa vedi?...

- Un drappello di soldati che lascia la villa - rispose il portoghese che si era issato su di una grossa radice di un vicino pombo per meglio osservare.

- Dove vanno?...

- Lasciano il parco.

- Che vadano a sorvegliare i dintorni?...

- Lo temo.

- Meglio per noi.

- Sì, forse. Ed ora aspettiamo la mezzanotte.

Accese con precauzione una sigaretta e si sdraiò a fianco di Sandokan, fumando tranquillamente come si trovasse sul ponte di uno dei suoi prahos. Sandokan invece, roso dall’impazienza, non poteva starsene fermo un istante. Di quando in quando si alzava per scrutare cercando di discernere ciò che accadeva nella palazzina del lord o di scoprire la giovanetta. Dei vaghi timori lo agitavano, credendo che gli fosse preparato qualche agguato nei dintorni dell’abitazione. Forse il biglietto poteva essere stato trovato da qualcheduno e recato a lord James invece che a Marianna. Non sapendo più frenarsi, continuava ad interrogare Yanez, ma questi continuava a fumare senza rispondere. Finalmente giunse la mezzanotte.

Sandokan si era alzato di scatto pronto a slanciarsi verso la palazzina, anche a rischio di trovarsi improvvisamente dinanzi i soldati di lord James. Yanez però, che era pure balzato in piedi, lo aveva afferrato per un braccio.

- Adagio, fratellino - gli disse. - Tu mi hai promesso di essere prudente.

- Non temo più nessuno - disse Sandokan. - Sono deciso a tutto.

- Mi preme la pelle, amico. Tu dimentichi che v’è una sentinella presso il padiglione.

- Andiamo a ucciderla adunque.

- Basta che non dia l’allarme.

- La strangoleremo.

Lasciarono il macchione di peonie e si misero a strisciare fra le aiuole nascondendosi dietro ai cespugli e dietro i rosai di Cina che crescevano numerosi. Erano giunti a circa cento passi dalla palazzina quando Yanez fermò Sandokan.

- Lo vedi quel soldato? - gli chiese.

- Sì.

- Mi pare che si sia addormentato appoggiato al suo fucile.

- Tanto meglio, Yanez. Vieni e sii pronto a tutto.

- Ho preparato il mio fazzoletto per imbavagliarlo.

- E io ho in mano il kriss. Se manda un grido lo uccido.

Si cacciarono entrambi in mezzo ad una fitta aiuola che si prolungava in direzione del padiglione e strisciando come due serpenti giunsero a soli pochi passi dal soldato.

Quel povero giovanotto, certo di non venire disturbato, si era appoggiato al muro del padiglione e sonnecchiava tenendo il fucile tra le mani.

- Sei pronto, Yanez? - chiese Sandokan con un filo di voce.

- Avanti.

Sandokan con un salto da tigre si avventò sul giovane soldato e afferratolo strettamente per la gola, con una spinta irresistibile lo atterrò. Yanez si era pure slanciato. Con mano lesta imbavagliò il prigioniero, poi gli legò le mani e le gambe dicendogli con voce minacciosa:

- Bada!... Se fai un solo gesto ti pianto il mio kriss nel cuore. Poi volgendosi verso Sandokan:

- Alla tua fanciulla, ora. Sai quali sono le sue finestre?

- Oh sì! - esclamò il pirata che già le fissava. - Eccole là, sopra quel pergolato. Ah! Marianna se tu sapessi che io sono qui!...

- Abbi pazienza, fratellino mio, e se il diavolo non ci mette la coda, la vedrai. Ad un tratto Sandokan retrocesse mandando un vero ruggito.

- Che hai? - chiese Yanez impallidendo.

- Hanno chiuso le sue finestre con una inferriata!

- Diavolo!... Bah! Non importa!

Raccolse una manata di sassolini e ne lanciò uno contro i vetri producendo un leggero rumore. I due pirati attesero rattenendo il respiro, in preda ad una viva emozione.

Nessuna risposta. Yanez lanciò un secondo sassolino, poi un terzo, indi un quarto.

D’improvviso i vetri si aprirono e Sandokan, alla azzurra luce dell’astro notturno, scorse una forma bianca che riconobbe subito.

- Marianna! - sibilò, alzando le braccia verso la giovanetta che si era curvata sull’inferriata.

Quell’uomo così energico così forte, vacillai come se avesse ricevuto una palla in mezzo al petto e rimase lì, come trasognato, cogli occhi sbarrati, pallido, tremante.

Un leggero grido irruppe dal petto della giovane lady che aveva subito riconosciuto il pirata.

- Andiamo Sandokan - disse Yanez salutando galantemente la giovanetta,

- Raggiungi la finestra, ma spicciati che qui non tira buon vento per noi. Sandokan si slanciò verso la palazzina, s’arrampicò sul pergolato e si aggrappò ai ferri della finestra.

- Tu! tu!... - esclamò la giovanetta pazza di gioia. - Gran Dio!

- Marianna! oh mia adorata fanciulla! - mormorò egli con voce soffocata coprendole le mani di baci. - Finalmente ti rivedo! Tu sei mia, è vero, mia, ancora mia!

- Sì, tua, Sandokan, in vita e in morte - rispose la vaga lady. - Vederti ancora dopo d’averti pianto per morto! È troppa gioia, amor mio!

- Mi credevi adunque spento?

- Sì, e ho sofferto assai, immensamente, credendoti perduto per sempre.

- No, diletta Marianna, non muore così presto la Tigre della Malesia. Sono passato senza essere ferito in mezzo al fuoco dei tuoi compatrioti, ho attraversato il mare, ho fatto appello ai miei uomini e sono tornato qui alla testa di cento tigri, pronto a tutto per salvarti.

- Sandokan! Sandokan!

- Ascolta ora, «Perla di Labuan» - rispose il pirata. - È qui il lord?

- Sì e mi tiene prigioniera temendo la tua comparsa.

- Ho veduto dei soldati.

- Sì e ve ne sono molti che vegliano dì e notte nelle stanze inferiori. Sono circondata dappertutto, chiusa fra le baionette e le inferriate, nella assoluta impossibilità di fare un passo all’aperto. Mio prode amico, temo di non poter mai diventare tua moglie, di non poter mai essere felice, perché mio zio che ora mi odia non acconsentirà mai a imparentarsi colla Tigre della Malesia e tutto farà per allontanarci, per frapporre fra me e te l’immensità dell’oceano e l’immensità dei continenti.

Due lagrime, due perle, caddero dai suoi occhi.

- Tu piangi! - esclamò questi con istrazio. - Amor mio, non piangere o io divento pazzo e commetto qualche follia. Odimi, Marianna! I miei uomini non sono lontani, oggi sono pochi, ma domani o posdomani saranno molti e tu sai quali uomini sono i miei. Per quanto il lord barrichi la villa, noi entreremo, dovessimo incendiarla o rovesciare le muraglie. Io sono la Tigre e per te mi sento capace di mettere a ferro e a fuoco non la villa di tuo zio ma Labuan intera. Vuoi che io ti rapisca questa notte? Non siamo che due, ma se vuoi noi infrangeremo i ferri che ti tengono prigioniera, dovessimo pagare colla nostra vita la tua libertà. Parla, parla Marianna che il mio affetto per te mi rende pazzo e m’infonde tanta forza da espugnare da solo questa villa!...

- No!... No!... - esclamò ella. - No, mio valoroso! Morto tu, cosa sarebbe di me? Credi tu che io ti sopravviverei? Ho fiducia di te, sì tu mi salverai, ma quando saranno giunti i tuoi uomini, quando tu sarai forte, potente tanto da schiacciare gli uomini che mi tengono prigioniera o da rompere le sbarre che mi rinchiudono.

In quell’istante si udì sotto il pergolato un leggero fischio. Marianna trasalì.

- Hai udito? - chiese.

- Sì - rispose Sandokan. - È Yanez che s’impazienta.

- Forse ha scorto un pericolo, Sandokan. Nelle ombre della notte forse si cela qualche cosa di grave per te, o mio prode amico. Gran Dio! L’ora della separazione è giunta.

- Marianna!

- Se non ci vedessimo più mai!...

- Non dirlo, amor mio, poiché dovunque avessero a portarti io saprei raggiungerti.

- Ma intanto...

- Si tratta di poche ore, mia diletta. Domani forse i miei uomini giungeranno e sfonderemo queste muraglie.

Il fischio del portoghese si udì un’altra volta.

- Parti mio nobile amico - disse Marianna. - Tu corri forse dei grandi pericoli.

- Oh! Io non li temo.

- Parti Sandokan, ti prego, parti prima che ci sorprendano.

- Lasciarti!... Non so decidermi ad abbandonarti. Perché non ho condotto i miei uomini qui? Avrei potuto assalire improvvisamente questa casa e rapirti.

- Ma fuggì, Sandokan! Ho udite un passo nel corridoio.

- Marianna!...

In quel momento nella stanza echeggiò un urlo feroce.

- Miserabile! - tuonò una voce.

Il lord, poiché era proprio lui, afferrò Marianna per le spalle cercando di staccarla dai ferri mentre si udivano levare i chiavistelli alla porta del pianterreno.

- Fuggi! - gridò Yanez.

- Fuggi Sandokan! - ripetè Marianna.

Non vi era un solo momento da perdere. Sandokan, che ormai si vedeva perduto se non fuggiva, con un salto immenso attraversò il pergolato precipitandosi nel giardino,