Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550)/Vellano Padovano

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Alesso Baldovinetti Fra' Filippo Lippi

VELLANO PADOVANO

Scultore

Tanto grande è la forza del contraffare, che il piú delle volte imitando bene la maniera dello imitato, ella si apprende sí fattamente, che le cose apprese bene spesso appariscono per quelle del maestro, come si vede nelle cose del Vellano da Padova scultore; il quale pose tanto studio in contraffare la maniera et il fare di Donato, nella scultura e massimamente ne’ bronzi, che e’ rimase in Padova patria sua ereditario della virtú di Donato; come ancor oggi ne fanno fede le opere sue nel Santo, nelle quali, pensando infiniti che elle siano opere di Donato, se e’ non ne sono avvertiti, tutto giorno restano gabbati. Costui infiammato delle gran lodi che e’ sentiva dare a Donato, scultore fiorentino che allora lavorava in Padova, e dello utile e comodo che e’ gli vedeva, mostrandosi molto desideroso nella sua giovanezza di voler venire eccellente e famoso, fu acconcio con Donato predetto a imparar l’arte della scultura; e seguitando e studiando continovamente sotto tanto maestro, conseguí finalmente lo intento suo. Con ciò sia che avendolo servito et aiutato in tutta l’opera che e’ fece in Padova, occorrendo il ritorno di quello a Fiorenza, meritò che il maestro gli lasciasse tutte le masserizie, i disegni et i modelli di quelle istorie che si avevano a fare di bronzo intorno al coro del Santo di quella città. Il che fu cagione che dopo la partita di esso Donato, tutta l’opera sopra detta fusse publicamente allogata al Vellano, restato nella sua patria con grandissimo nome e fama. Fece egli adunque tutte le istorie di bronzo che sono nel coro del Santo da la banda di fuori; et infiniti credono le invenzioni esser venute da Donato, come è la istoria quando Sansone, abbracciata la colonna, rovina il tempio de’ Filistei, dove si vede con ordine venir giú i pezzi delle ruine e la morte di tanto popolo, et inoltre la diversità di tante attitudini di coloro che muoiono, chi de ’l fatto e chi de la paura; il che maravigliosamente espresse il Vellano.

E nel medesimo luogo sono alcune cere e modelli di queste cose, et alcuni candellieri di bronzo lavorati da lui con istorie, e condotti con un buon garbo; de’ quali ebbe lode infinita, conoscendosi in cotali opere uno estremo desiderio di volere arrivare a ’l segno di Donatello, a ’l quale nientedimanco non arrivò, per essersi posto colui troppo alto con una arte difficilissima. Fu bene stimato e pregiato assai et in Padova e per tutta la Lombardia e dalla Signoria di Vinegia; sí perché non avevano avuti molto eccellenti artefici sino a ’l suo tempo, sí ancora perché nel fondere i metalli per la lunghissima pratica, valeva un mondo. Accadde, essendo egli già divenuto vecchio, che per la signoria di Vinegia fu fatto deliberazione che e’ si facesse di bronzo la statua di Bartolomeo da Bergamo a cavallo; e volsero fare allogazione de ’l cavallo ad Andrea del Verrocchio fiorentino, e de la figura al Vellano. Laonde non sapendo questo Andrea, et avendo già finito il modello del cavallo, come intese questa nuova, ne montò in tanta collera e sí fatto sdegno, che parendoli essere altro maestro come in effetto era, ruppe le gambe et il collo al modello e, fracassatolo tutto, se ne tornò a Fiorenza. Ma richiamato dalla Signoria che gli dette tutto il lavoro, nuovamente tornò a finirlo. De la qual cosa prese il Vellano tanto dispiacere, che senza indugio alcuno, se ne tornò a Padova. E se bene e’ non fece questa, le altre opere quasi infinite che egli aveva fatte per la Lombardia, gli servirono pure a bastanza a dargli nome e reputazione. E finalmente morí di età di anni LXXXXII. Furono le esequie sue celebrate nel Santo; e quivi onoratamente riposto il corpo e mantenuta appresso la sua memoria, per degno e conveniente premio delle fatiche durate da lui per onorare et esaltare e se medesimo e la sua città, che di lui veramente può gloriarsi.