Leonardo prosatore/Favole/Le fiamme e la caldaia
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Le fiamme e la caldaia (Frammento). — Un poco di foco, che, in un piccolo carbone, in fra la tiepida cenere, remaso era, del poco omore che in esso restava carestiosa e poveramente se medesimo notrìa, quando la ministra della cucina, per usare con quello l’ordinario suo cibario offizio, quivi apparve, e, poste le legne nel focolare e, col solfanello, già resuscitato d’esso, già quasi morto, una piccola fiammella, e infra le ordinate legne quella appresa, e posta di sopra la caldara, sanz’altro sospetto, di li sicuramente si parte.
Allora, rallegratosi il foco delle sopra sè poste secche legne, comincia a elevarsi: cacciando l’aria delli intervalli d’esse legne, in fra quelle con ischerzevole e giocoso transito, se stessi tesseva.
Cominciato a spirare fori dell’intervalli d’esse legne, di quelli a se stessi dilettevoli finestre fatto avea; e, cacciate fori di rilucenti e rutilanti fiammelle, subito discaccia le oscure tenebre della serrata cucina; e con galdio, le fiamme già cresciute, scherzavano coll’aria d’esse circundatrice e con dolce mormorio cantando, creava soave sonito...
Vedutosi già fortemente essere sopra delle legne cresciuto e fatto assai grande, cominciò a levare il mansueto e tranquillo animo in gonfiata e incomportabile superbia, facendo quasi a sè credere tirare tutto el superiore elemento1 sopra le poche legne.
E cominciato a sbuffare, e empiendo di scoppi e di scintillanti sfavillamenti tutto il circunstante focolare, già le fiamme, fatte grosse, unitamente si drizzavano inverso l’aria... quando le fiamme più altiere percosser nel fondo della superiore caldara.
- ↑ L’elemento del foco.