Lepida et tristia/Ai lettori

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Ai lettori

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Lepida et tristia L'Istituto dei Rachitici

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Ai lettori

La strenna dei Rachitici dovrebbe oggi presentarsi vestita a lutto davanti a suoi lettori per esprimere il cordoglio dell’Istituto per la sciagura irreparabile ed inaspettata da cui fu colpito. Chi mai dei nostri antichi benefattori, nel recare, lo scorso anno, la consueta e generosa offerta all’Istituto, avrebbe potuto supporre che, dopo pochi mesi, l’uomo che ne era l’ispiratore appassionato e sapiente, la guida amata e riverita sarebbe d’un tratto scomparso. Sembrava che a lui, ancor nel fiore di una virilità apparentemente robusta, nel pieno fervore del pensiero e del lavoro, fosse serbato un lungo avvenire, dovesse, per molti e molti anni ancora, rimanere aperta quella nobile arena, nella quale così valorosamente si esercitava pel sollievo delle umane sofferente, pel progresso della scienza da lui prediletta. Ahi, era un inganno, una mera apparenza, un’illusione che, dissipandosi, con un colpo improvviso, ci ha lasciati nel [p. vi modifica] vuoto angoscioso, nello stordimento desolato che succede al ridestarsi in una crudele realtà.

Chi fosse Pietro Panzeri, quale l’opera sua lo vedranno i lettori nelle pagine che aprono questa strenna, nella quale egli è ritratto con intelletto d’amore. Ma, per quanto squisita l’arte dello scrittore, v’ha tutta una parte dell’uomo che non può esser narrata e descritta. Solo coloro che gli si avvicinavano nella vita quotidiana, che gli erano compagni di studio e di lavoro, che lo seguivano nell’esercizio della sua opera di carità, sanno come fosse pronta e sicura la genialità della sua mente. Ah, che gentilezza e che bontà di cuore, che chiarezza di propositi e che forza di volontà, ogniqualvolta si trattava di raggiungere gli alti ideali di carità e di scienza ch’egli poneva come meta de’ suoi sforzi!

Ahi, tutto è perduto ed è vano il rimpianto! Noi ben sappiamo che uno sterile ed inutile lamento non sarebbe un degno omaggio alla sua memoria. Noi sappiamo che la nostra gratitudine per lui ci impone di rimetterci al lavoro con lena rinnovata, onde impedire chi si affievolisca e si perda, anche solo in parte, la preziosa eredità di esempi, di tradizioni, di opere buone ch’egli ci ha lasciato.

Ed è così che noi, privi della sua esperienza e dei suoi incoraggiamenti, ma pur sicuri di far atto di riverenza alla sua memoria, veniamo, anche quest’anno, a bussare alla porta dei nostri benefattori, ed a chieder loro, con la presentazione della strenna abituale, l’obolo santo della carità. [p. vii modifica]

Noi offriamo loro un mazzo di racconti e di saggi, nei quali uno scrittore eletto, Alfredo Panzini, ci conduce fra i dolori e le allegrezze della vita e ci dipinge alcune delle più splendide scene del nostro paese.

L’arguzia profonda ed umana del pensiero e la grazia di uno stile, che fluisce come una vena cristallina sgorgante dalla rupe natia, renderanno, ne siamo certi, gradito il dono ai nostri benefattori, i quali, or versando una lagrima ed or schiudendo il labbro al sorriso sui casi or lieti or pietosi narrati da questo bel libro, si ricorderanno dell’Istituto che loro lo manda e gli saranno larghi di quel soccorso cordiale che esso udentemente aspetta.

È nella sventura che si conoscono gli amici, è nella sventura che si stringono i vincoli dell’affetto e della pietà. Noi sappiamo che non saremo abbandonati dai nostri benefattori, noi sappiamo che, nella ricordanza di Pietro Panzeri, essi troveranno una nuova ragione per accorrere in aiuto di quegli sventurati piccini ai quali egli ha donato tutto sè stesso con la passione illuminata di uno scienziato insigne, di un operatore infallibile, di un cuore generoso.

Gaetano Negri.



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