Lettere (Andreini)/Lettera III

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III. Dello Splendor della Luna.

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III. Dello Splendor della Luna.
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Dello Splendor della Luna.


I
O sperai (gentilissima Signora mia) che la passata notte dovesse con le sue tenebre, e col suo silentio favorir gli amorosi nostri furti; ma è seguito tutto al contrario, poich’ella era così lucida, e così chiara, che parea proprio, che solo per farci offesa gareggiasse di splendore col più sereno, e col più risplendente giorno. La Luna (come credo, che vedeste) era talmente serena, & ardevano così le stelle, che parea veramente, ch’esse più tosto fosser’atte à prestar lume al Sole, che haverlo in presto da lui, per laqual cosa erano le strade non meno frequentate dalla gente, di quello, che si sieno à mezo giorno, ond’io misero, benche celato ne’ panni, non poteva celarmi ad altrui, talch’egli era impossibile, ch’io mi conducessi al determinato luogo delle vostre contentezze senz’essere scoperto, & io, che molto più amo la riputation vostra, che la propria vita anzi elessi di perder le mie desiderate consolationi, che pregiudicar alla nostra honestà; dove che pieno d’amaritudine me ne ritornai al mio sconsolatissimo albergo, e maledicendo la nemica mia sorte, alla notte, & alla Luna rivolto così dissi ò crudelissma notte perche ti dimostri tanto contraria alla mia felicità? tu pur sei continuamente desiderata da gli amanti felici, poiche tu sola col tuo negro manto cuopri i lor dolcissimi, e fortunatissimi inganni, & hora da te stessa diversa ti mostri con

[p. 3v modifica]tanta chiarezza? non son’io dunque così meritevole de’ tuoi favori, come son gli altri? chi merita più di me per lealtà? spietatissima notte, congiurata à miei danni, io t’hò dunque con tanta ansietà bramata, e nel passato giorno ti chiamai tanto, perch’esser tu mi dovessi sfavorevole? misero me, io pensai, ch’al tuo venire la Terra, e ’l Cielo si coprissero di velo oscurissimo; ma veggo la Terra in ogni parte chiara, e veggo il Cielo, che svelato con mille occhi mi guarda; e tu mutabile, e vagabonda sorella del Sole, mostri così i tuoi raggi, perch’io sia da ciascheduno scoperto? Havevi tu perfida Luna tanto splendore quando accompagnata dal silentio scendesti dal Cielo per vagheggiare l’amato Endemione? Deh amorosa Luna, io ti prego per quella dolcezza, che tu provasti nel vagheggiarlo, à perdonar alla ragion della doglia, & à nasconder trà le nubi il tuo bel lume, affine ch’io possa la mia bella donna vagheggiando provar l’istesso piacere, che tu provasti. Può esser, che tu habbi amato, e non vogli haver pietà di chi ama? non sai tu per esperienza, che i furti d’amore vogliono esser celati? perche dunque col tuo lume discopri i miei? ma mostra quanto à te pare l’argento della tua fronte, che non per ciò potrai fare, ch’altri sappia quei segreti, che passano trà Madonna, e me: e non contento d’haver con simili parole sfogato in parte l’animo mio, presi da scrivere, e scrissi queste righe, le quali vi piacerà di considerare, che considerandole comprenderete quant’io sia stato travagliato, poiche in vece d’haver la più [p. 4r modifica]allegra notte, ch’io potessi col pensiero formarmi, hò havuta la più lagrimosa, che potesse per accidente avvenirmi, e la sua luce m’è stata tenebrosissima, onde non meno l’hò pregata à sparire, che la pregassi à venire: e mentre pieno di lagrime di lei mi doleva, ecco l’Aurora aprir le porte del Cielo, perche se n’esca il giorno; e voglia Amore, ch’egli in parte restori i dispiaceri della passata notte, concedendomi, ch’i possa raccontar in voce con qual angoscia me l’habbia passata, e com’ella mi sia stata cagione non men di noia, che d’infelicità.