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Lettere (Filippo Sassetti)/Lettera VI

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Lettera VI

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VI.

Al medesimo


Illustre, ed Eccell. Sig.


L’Ordinario passato pregai Messer Francesco nostro a fare scusa per me con VS. del non averle fatto intendere la mia tornata addietro in questo Regno, dopo essere stato 5 mesi a girone per questo Oceano con più fastidio, che satisfazione, sì per l’esercizio in se del navigare, e sì per essere stato la metà del tempo certo di non potere per quel viaggio conseguire il mio fine, cosa che mi ha dato, oltre al danno, tanto dispiacere, che io non potrei sprimerlo a VS. Partimmo di quì tardi, e a questo si aggiunse il trovare a questa costa nell’uscire vento contrario, che ci trattenne altri 10 giorni, sicchè avanti che noi ci indirizzassimo al cammino nostro, era mezzo Aprile. Andammo finalmente, e circa a’ 25 entrammo nella Zona Torrida, nella quale fino a 5. o 6 gradi d’altura da questa parte trovammo la via temperatissima pur che non si stesse, come dire, a ricevere la ferza del Sole a Mezzogiorno, che piomba senza una discrezione al Mondo. Fummo noi a quivi accompagnati da venti Grechi, che escono dall’Isola della Madera, e dalle Canarie, e quì rimanemmo in calma, consumando il calore del Sole, e la veemenza del moto la materia del vento. Vannosi a trovare gli altri venti, che vengono da Mezzogiorno, a forza di burrasche, le quali nascono ad ora ad ora con tuoni, ed acqua, che hanno poca durata, perchè il Sole consuma tosto la materia, che se gli para dinanzi presso alla Linea Equinoziale a 4. o 5. gradi. Da questa parte trovammo stanza fastidiosa, e tediosa, il Cielo sempre coperto, e che fa grandissima pioggia calda, come se ella fosse venuta dal fuoco, e il bere senza consolazione alcuna. Ma riscontrando i venti, che vengono di Mezzodì, subito si torna a Cielo temperato, spazzando i venti l’aria di tutte queste cose, che sono cagione di tedio. Fummo a dare in certe secche nella costa del Verzino, poste in 18 gradi dalla banda di Mezzogiorno, dette gli Abrogli, donde fu forza tornare addietro, non regnando in quelle parti, se non un vento per molti mesi, e l’opposto poi a suo tempo, che i Portoghesi domandano Monzones; e ponemmo tanto tempo nella tornata, quanto nello andare appunto. Tutto il viaggio è stato di 2800. leghe in circa, il quale abbiamo passato con sanità, non senza qualche diligenza, per preservarsi ora con pillole, ora con dieta, ed ora con un poco di sangue. Pericolo nessuno non avevamo passato in tutto il cammino; ma all’entrare di questo Porto fummo ristorati, che stemmo una notte tutta intera perduti, e morti, rompendosi l’ancore, i cavi, le vele, e tutto quanto noi tenevamo, dal quale pericolo fummo salvati certo miracolosamente. Quel Crufero1, che si vede da Mezzogiorno con 60. gradi di declinazione dalla banda di Mezzogiorno, sono 4. stelle, due della seconda grandezza, una della terza, che è nel piè della Croce, e una della quarta, che è nel braccio di Ponente, le quali sono ne’ piedi di dietro della immagine del Centauro, checchè se ne dicano molti. Dietro gli vengono due Stelle, una della maggior grandezza, tanto bella, come il Cane Sirio, e l’altra più che della seconda, le quali sono ne’ piedi d’avanti del medesimo Centauro, nella figura del quale sono molte più Stelle, che non dipingono gli Astrologi, siccome anco nella Nave d’Argo2, che è certo un bellissimo segno con molte Stelle, e molto belle, e tra l’altre quella detta Canobo3, che è nel remo, la quale nè in grandezza, nè in luce cede alle due grandi dette di sopra del Cane, e del Centauro, checchè ne dicano molti. Sono in que’ paralleli alcune altre immagini, che non tralle 48. considerate ne’ globi, sopra le quali in nave è impossibile il fare osservazione alcuna pel continuo moto della nave, il quale malvolentieri dà luogo all’osservare il Sole per trovare l’altezza del Polo, contuttochè ogni giorno si pigli, a che stanno zitti questi villani senza sapere altro della cosa. La Calamita è uno strano strumento per la sua varietà, della quale è difficil cosa a trovare la causa; nè anche la minima parte degli accidenti si conoscono, volgendosi in certi luoghi a Tramontana dirittamente, in altri va da Tramontana a Greco, fino a 14 gradi di tutta la circonferenza dell’Orizzonte; altra volta va verso Maestro, e sa tutte queste differenze a grado a grado, camminando da Levante a Ponente, ed anche da Mezzogiorno a Tramontana. Servonsene i Piloti, per sapere se sono presso alla Terra, o nò, sapendo la differenza, che ella fa in quel luogo, dove e’ l’hanno; ma per farne regola per trovarne la longitudine, come molti si stimano, è impossibile, e per vederne quello, che se ne poteva vedere, era necessario tornare addietro per ritornare a viaggio per vedere gli strumenti, che bisognavano, e provvedersene. Credomi, che sia possibile, e non molto difficile a chi intende l’uso dell’Astrolabio, trovare la longitudine, di che l’anno passato trattai in Madrid col gentilissomo Sig. Lorenzo Canigiani, figliuolo del del Sig. Ambasciadore, e adesso aspetto certa sua difficùltà, per vederne la resoluzione. Un poco di cognizione di queste Matematiche mi ha data molta satisfazione, come si può immaginare VS. anzi fatto parer niente ogni travaglio. Questo è quanto al passato; del futuro posso dire a VS. che io disegno di rimettermi al viaggio, per vedere di fare stare la mala fortuna; piaccia a Dio, che tutto sia per suo servizio, e salute nostra. Per ordine di VS. presi quì, e le trassi la valuta di 60. feudi per portargli meco, i quali, insieme con altri molti, che io ne avevo di diversi amici, gli divisi sopra le 4. Navi, che andavano in India, e così quelli, che sono andati, saranno là in compagnia degli altri ricevuti da Lorenzo Strozzi nostro Fiorentino, al quale ordinai, che in assenza mia, se io mi fussi morto, non pensando punto al tornare addietro, ne comprasse curiosità, e gentilezze, come era il gusto di VS. e se io troverò un pezzo di legno Aloè buono, che mi pare una cosa preziosa, gliene manderò; se nò, piglierò qualche altra cosa, come a suo tempo le scriverò. Intanto, perchè io non ho più tempo, farò fine, pregando VS. a tenermi nella sua buona grazia, e a comandarmi, faccendo parte al nostro Sig. Pietro Vettori del poco, che si contiene in questa Lettera, che VS. pensasse di potergli esser caro; intanto con altra supplirò verso di lui al debito mio, che nostro Signore Iddio dia a VS. quanto desidera, e guardi di male.


Di Lisbona a 24. di Settembre 1582

Di VS. affezionatis. servit.

Filippo Sassetti.


Note

  1. Detto anche Crociero o Crociere, costellazione posta nell’emisfero australe. N. d. C.
  2. Antica costellazione frutto dell’unione delle costellazioni di Carena, Poppa e Vela. N. d. C.
  3. Ovvero la stella del Canopo, la seconda stella più luminosa del cielo notturno. N. d. C.