Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo LXXIII

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Delli amonimenti della Temperanza.

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Delli amonimenti della Temperanza.
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Appresso venne la Temperanza ad aprire e mostrare i suoi amonimenti, e disse: - Figliuol mio, io tegno le chiavi de la quinta porta di paradiso, e no·ll’apro a neuno che nel detto luogo vogli’andare, se non è d’animo temperato in refrenare i desiderî de la carne laonde è assalito e tentato, e in tenere il mezzo di tutte le cose. E puote l’uomo esser d’animo temperato per [otto] virtudi, cioè per [contenenza] e castitade e pudicizia e astinenzia e parcitade e umilitade e onestade e vergogna. [Per contenenza puote l'uomo esser d'animo temperato, quando s'astiene dai desiderî non liciti]. Per castità è l’animo temperato, quando costrigne l’uomo l’incendî de la lussuria col freno della ragione. Per pudicizia è l’animo temperato, quando non solamente l’incendî, ma i segni della lussuria rifrena, che sono ne’ reggimenti del corpo e ne’ vani ornamenti. Per astinenzia è l’animo temperato, quando s’astiene l’uomo del manicare e del bere di soperchio. Per parcitade è l’animo temperato, quando ritiene l’uomo quello che si conviene: ché la larghezza è quando quello ch’è convenevole si ispende. Per umiltà è l’animo temperato, quando porta l’uomo vile abito, e ’l ben che fa sí nasconde, acciò che non paia di fuori. Per onestà è l’animo temperato, quando tutte le cose che li fanno bisogno a la vita reca ad uso temperato. Per vergogna è l’animo temperato, quando si vergogna l’uomo de le soperchianze e de’ mali e delle sozze parole. Per tutte le dette virtù è bisogno ch’abbia l’animo temperato chi per la detta porta vuole intrare.