Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo VI

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Responsione alla seconda cagione,
che fu per la perdita de' beni della Natura.

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Responsione alla seconda cagione,
che fu per la perdita de' beni della Natura.
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- Ramaricastiti ancora, e dicesti che se’ infermato e aggravato fortemente, perc’hai perduti certi beni che la Natura t’avea dati, laonde ti sono abbondate molte tribulazioni che non se’ usato d’avere, e se’ caduto in molte miserie. E acciò che a questa gran malatia possiam trovar medicina, fa bisogno che mi dichi s’ha’ inteso come Dio formò Adamo ed Eva nel paradiso, e come peccaro contra lui, e come fur cacciati di quel luogo, e posti in su la terra in questo mondo -. E io dissi: - Ben so tutta cotesta materia, e holla già molte volte letta nella Bibbia -. E quando èi1 cosí risposto, disse: - E sai tu che parole ebbe2 tra Dio e Adamo ed Eva, quando li ebbe posti in su la terra, e di che maladizione li maladisse, quando da loro si partio? - E io dissi: - Ben lo soglio sapere, e hol già letto ne la Bibbia; ma èmmi uscito di mente per molte altre vicende che mi stringon nel mondo -. Ed ella disse: - Credo bene che l’abbi dimenticato, perché se l’avessi a mente tenuto, nel mal che tu hai non t’avrebbe lasciato cadere. Ma ramenterolti, con cotali patti tra noi, che ’l ti tenghi mai sempre sí a memoria, che mai non t’esca di mente, acciò che non possi piú in quella malatia ricadere. E po’ disse: - Poscia che Dio ebbe Adamo ed Eva, per lo peccato ch’aveano fatto, tratti di paradiso e posti in su la terra in miluogo del mondo, cioè in quel luogo dove la città di Ierusalem è fondata, sí chiamò Dio Adamo ed Eva, e disse: "Adamo ed Eva, mal faceste, che trapassaste le mie comandamenta, tanto v’avea buon luogo assegnato e dato a godere cotanto bene. Ma perché nol faceste per vostro movimento ma dal serpente inimico nostro foste tentati, non vi voglio eternalmente dannare, come feci colui che vi tentò: il quale per suo propio movimento insuperbio, vogliendo porre la sua sedia allato a la mia. Ma questo vi faccio per lo vostro peccato: che stiate oggimai in su la terra a termine chente sarà la mia volontade; e li desideri de la carne, i quali non poteano in voi luogo avere, vi debbiano mai sempre segnoreggiare, e patiate oggimai fame e sete e freddo e caldo, e quattro durissime e asprissime cose, cioè dolori e fatiche e paura e morte. Dolori di molte generazioni di pene, le quali sono apparecchiate per voi tormentare; fatiche di diverse maniere, perché vo’ che del sudore del volto vostro vi sia dato il pane vostro, e per via di fatica vo’ che abbiate tutte l’altre cose che bisogno vi fanno a la vita; paura vo’ ch’abbiate di molte terribili e spaventose cose che sentirete e vedrete stando nel mondo; e da sezzo vo’ che vi segnoreggi la Morte, la quale non potea avere luogo in voi; e morti non sareste, se contra me non aveste peccato. - " E se sentirete le dette pene stando nel mondo, non vo’ che ve ne crucciate né vi lamentiate di me, ma con molta pazienzia le portiate in pace per mio amore. E io vi dico e prometto che se queste pene e fatiche in pace porterete, e non vi lamenterete di me, che dopo la vostra morte io vi darò luogo che sarà vie migliore che quello ch’avete perduto: perché avete perduto lo paradiso diliziaro il quale è in su la terra; ma io vi renderò il paradiso celestiale, là ove sono li angeli miei, e metterovvi nelle sante sediora di quelli angeli che caddero di cielo, acciò che voi siate partefici co li buoni angeli della gloria e de la beatitudine mia. Ma se in pace no le porterete per mio amore, ma crucceretevi e dorretevi e lamenteretevi di me, infin a ora vi dico ch’e’ vi converrà al postutto patire, e non ne sarete da me meritati. E avegna che questo luogo del mondo sia molto tormentoso e rio, e sie valle di lagrime appellato, perché dato è all’uomo acciò che possa qui piangere e purgarsi de le sue peccata, io vi dico che dopo la vostra morte io il vi darò vie peggiore, perché vi metterò in podestà del Nimico, il qual vi metterà nello inferno e vi tormenterà mai sempre di molte pene eternali ".

Note

  1. ei: ebbi.
  2. ebbe: ci furono.