Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo VIII

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Il lamento della Filosofia.

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Poscia che la Filosofia ebbe parlato come di sopra avete inteso, cominciò a sospirare fortemente e turbarsi nel volto; e con una boce molto adirata disse: - O umana generazione, quanto se’ piena di vanagloria, c’hai gli occhi de la mente e non vedi! Tu ti rallegri delle ricchezze e della gloria del mondo, e di compiere i desideri della carne, che possono bastare quasi per un momento di tempo, perché poco basta la vita dell’uomo; e queste sono veragemente la tua morte, perché meritano nell’altro mondo molte pene eternali; e della povertà e de le tribulazioni del mondo ti turbi e lamenti, che poco tempo posson durare; e queste sono veracemente la tua vita, perché, se si portano in pace, meritano nell’altro mondo molta gloria perpetuale. - E perché poca gloria nel mondo merita nell’altro molta pena, e poca pena nel mondo, in pace sofferta, merita nell’altro molta gloria, disse un savio: " Quel che ne diletta nel mondo è cosa di momento, e quel che ne tormenta nell’altro durerà mai sempre". E l’Apostolo disse: "Non son degne né da aguagliare le passioni di questo tempo alla gloria di vita eternale, la qual sarà aperta e data a noi". Che aguaglio può esser da la cosa finita a quella che non ha fine, da la cosa piccola alla grande, da la cosa temporale a la eternale? E però disse san Paulo: "Il Signore di tutta la grazia n’ha chiamati ne la sua gloria eternale, per sofferendo nel nome di Cristo poca cosa". E Salamone dice: "Di poca cosa tormentati, in molte cose sarem ben disposti".