Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo XXXVI

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Delle schiere della Iustizia e de' suoi capitani.

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Delle schiere della Iustizia e de' suoi capitani.
Capitolo XXXV Capitolo XXXVII


Appresso venne la quarta Virtú, e fece nove schiere della sua gente, e a catuna diede il suo capitano. E quando ebbe cosí fatto, dissi: - Dimmi, chi è quella Vírtú c’ha ora le sue genti schierate, e chi sono i capitani delle schiere? - Ed ella disse: - Quella è una Virtú che s’apella Iustizia; e usasi questa Virtú in nove modi, e ciascheuno modo hae il suo nome, che son Virtú che nascono di Iustizia, e son cosí appellate: Religione, Pietà, Sicurtà, Vendetta, Innocenzia, Grazia, Reverenzia, Misericordia, Concordia. E quando ebbe cosí detto, dissi: - Dimmi, che è Giustizia? - Ed ella disse: - Iustizia è una virtú d’animo di ferma volontà di rendere a ciascun sua ragione servando la comune uttilità -. E quando ebbe cosí detto, dissi: - Dimmi alcuna cosa delle Virtú che nascono di Giustizia -. Ed ella disse: - Religione è virtú per la quale si muove l’uomo a rendere a Dio la sua ragione; e divídesi in tre parti, cioè in Fede, Carità e Speranza -. E io dissi: - Che è Fede? - Ed ella disse: - Fede è una ferma credenza di verità onde ragion non si può assegnare1. E perché la verità si crede molte volte, ma non s’ha per lo fermo, però ti dissi "ferma credenza". E perché la verità si crede molte volte fermamente, ma non puossi mostrare e provare per ragioni naturali, però ti dissi "onde ragion non si può assegnare": perché non sarebbe fede quella onde si potesse render ragione, ma sarebbe scienzia; e però disse san Gregorio: "Quella fede non ha merito, che si crede per naturali e vive ragioni". Carità è virtú per la quale si muove l’uomo ad amare e ubidire e reverire Idio. Speranza è virtú per la quale s’ha ferma credenza d’esser da Dio del ben guiderdonato -. E quando m’ebbe di Religione e de le sue parti cosí mostrato, dissi: - Che è Pietade? - Ed ella disse: - Pietà è virtú per la quale redde il padre al figliuolo e ’l figliuolo al padre e ’l cittadino alla sua città la sua ragione. Sicurtà2 è virtú per la quale si fa del malificio vendetta e non si lascia neuna cosa a punire. Vendetta è virtú per la quale l’uomo contasta al nimico, che no li faccia né forza né ingiuria, difendendosi da lui. Ma pare che Vendetta e Sicurtà non sian virtú, perché ogni virtú intende d’operare alcuna cosa buona, perché hanno cominciamento dalla natura; e per queste non si fa bene, ma puniscesi il male. Grazia è virtú per la quale rediamo ragione a’ nostri benifattori, cioè a l’amico e al parente si rende cambio de’ lor benifici. Innocenzia è virtú per la quale de le ’ngiurie mal merito non si rende. Reverenzia è virtú per la quale a’ nostri maggiori o a coloro che sono in alcuna dignità facciàn quello onore che si conviene. Ed è detta Reverenzia uno amore mescolato con paura, e dividesi in due parti, cioè venerazione e ubidienzia: venerazione è virtú per la quale a li nostri maggiori facciamo reverenzia o in umiliare lo corpo o ne’ riggimenti o nell’umili parole; obedienzia è virtú per la quale facciam quello che giustamente n’è comandato: perché, se secondo discrezione comandato non fosse, non siam tenuti d’ubidire. E obedienzia si divide in due parti: l’una, quando è comandato cosa che s’apertenga ad onore (e in questa non dee esser la nostra volontà, perché non dovemo onore desiderare); l’altra, quando è comandato cosa d’aversità o di dispetto3: e in questo dee essere la volontà nostra, perché ci si conviene di volere aversità. E però disse san Gregorio: "Da sapere è, ch’è da nulla obedienzia se ha da sé alcuna cosa; e molte volte, se da sé non ha nulla, è cosa da neente; perché, quando è comandato cosa da onore, cioè che vegna in maggiore stato colui che ubidisce, perde il merito dell’ubidienza se desidera quella: perché non è ubidienza degna di merito quando l’uomo ubidisce a quello ov’è ’l desiderio dell’animo suo. Ma quando è comandato cosa di dispetto o di briga, se la volontà di colui che ubidisce non v’è, menoma il merito che dee avere per l’ubidienza: imperò che a quelle cose che sono di dispetto in questa vita viene contra sua volontade. E cosí vedi che obedienzia nelle cose contrarie dé alcuna cosa di suo avere, ma ne le prosperevoli non dee avere al postutto nulla". Misericordia è virtú per la quale l’uomo nelle miserie del prossimo suo si muove a pietà per ispiramento di divino amore; e spezialmente è detta misericordia quando per l’amor di Dio colui ch’è bisognoso d’alcuna cosa soveniamo: e allotta non noi di nostro, ma quel ch’è suo a Dio reddiamo. Concordia è virtú per la quale li cittadini, overo coloro che sono d’uno paese, lega sotto una medesima ragione, overo che coloro che abitano insieme in un volere lega e congiugne.

Note

  1. onde ragion non si può assegnare: per cui non si può dare una spiegazione razionale.
  2. sicurtà: "assume qui un valore diverso da quello comune, attestato a XXXIV, ii. Essa corrisponde, forse attraverso errori di trascrizione o di lettura, alla severitas di Albertano".
  3. cosa d’aversità o di dispetto: "cosa sgradevole o fastidiosa".