Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo XXXVIII

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De l'aringamento della Fede, nel qual dice quando si cominciò la guerra
tra Satanas e l'uomo, e tra' Vizî e le Virtudi, e tra l'una Fede e l'altra.

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De l'aringamento della Fede, nel qual dice quando si cominciò la guerra
tra Satanas e l'uomo, e tra' Vizî e le Virtudi, e tra l'una Fede e l'altra.
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- Da ch’è volontà delle Vírtudí che sono qui raunate che io dica queste parole, dirolle per loro comandamento, avegna che per ciascuna di loro fossero me’ dette e píú saviamente che per me1. Veritade è che nel tempo che Dio onnipotente fece il cielo e la terra, e formò e fece il mondo e tutte le cose, in quella stagione ch’elli ebbe luce da tenebre sceverata, formò e fece de la luce nel paradiso nove ordini d’angeli, l’un grande e l’altro maggiore; e allogò catuno angelo nel suo sedio in paradiso, acciò che in quelle luogora fossero gloriosi e beati e participassero con Dio la gloria e la beatitudine sua. E quando li ebbe fatti e allogati come ho detto di sopra, diede loro pieno arbitrio di far tutte le lor volontà. Dopo l’arbitrio dato e conceduto, Lucifero, veggendosi cosí bello e lucente, insuperbio, e volle porre la sua sedia allato a quella di Dio. E a commettere questo peccato ebbe seguaci molti angeli di ciascuno ordine; per lo qual peccato fuor cacciati di paradiso e posti nell’aria ch’è qui di sopra da noi, e fuor poscia appellati demoni. - Cacciati i detti angeli di paradiso, e rimase vòte le sediora loro, Dio onnipotente, veggendo e considerando che non era convenevole cosa che avesse alcun sedio vòto in cosí nobile luogo, dipo2 tutte l’opere sue fece l’uomo e la femina, acciò che quelle santissime sediora vòte dovessero riempiere, e co’ buoni angioli fosser partefici de la gloria e beatitudine di Dio. La qual cosa seppe Lucifero, appellato Satanas, principe de’ dimoni, e fu molto dolente che niun potesse aver le sediora laond’elli co li suoi seguaci era cacciato, over potesse montare o salire colà ond’erano discesi. Però si puose contra loro, e per invidia li tentò e feceli peccare e mangiare il pome vietato, e rompere il comandamento di Dio; per lo qual peccato fuor cacciati di paradiso e posti in su la terra ne le miserie di questo mondo. E allotta si cominciò la gran guerra tra l’uomo e la femina co’ demoni di ninferno, la quale è durata infino a ora e durerà infin che basterà l’umana generazione. - Ma Dio onnipotente, veggendo e considerando che l’uomo e la femina non avien peccato contra lui per lor movimento, ma erano stati tentati dal Nimico; e ricordandosi che gli avea fatti perché riempiessero le santissime sediora vòte di paradiso, fece le Virtudi e dielle all’uomo e a la femina, co le quali si difendessero da’ demoni e racquistassero paradiso ch’avian perduto per le loro proprie operazioni. La qual cosa veggendo Satanasso, e pensando che non potea avere parte nell’uomo né ne la femina infin che de le Virtú fossero acompagnati, incontanente fece suoi ministri e appellolli Vizî, li quali dovesser combattere co le Virtudi e discacciarle dall’uomo e da la femina, sicché, privati di quelle, rimanessero in sua podestà secondo ch’eran di prima. E allora si cominciò la gran battaglia tra’ Vizî e le Virtú, la quale infino a questi tempi è durata, e durerà insino che ’l mondo si verrà a giudicare e a disfare, e perirae l’umana generazione. - Ora intervenne che a una stagione i Vizî vinsero le Virtudi e cacciálle dall’uomo sí malamente, che neuno uomo si trovava né femina nel mondo, che alcun bene facesse; anzi li avea sí Satanasso in sua podestà, che non solamente li facea peccare d’ogni generazion di peccato, ma sé e li altri demoni facea nelli idoli adorare e fare sacrificio in luogo di Dio. La qual cosa Dio onnipotente non sofferse, ma mandò il suo figliuolo Gesú Cristo nel mondo, il qual diede nuova legge, e per vírtú di quella legge discacciò tutti i Vizî e ripuose in su la segnoria le Virtudi; e convertissi a quella legge tutto ’l mondo, e trassesi l’uomo e la femina della segnoria del Nemico. - De la qual cosa fue Satanasso molto dolente; e conoscendo per certo che dell’uomo non potea ravere alcuna signoria mentre che da lui non discacciasse la Fede che Cristo li avea data, seminoe nel mondo molte Risie, e fece credere molte Fedi, acciò che mettesse l’uomo in errore, e non sapesse che si credesse né qual fosse la verace Fede di Dio. - Le quali Fedi e Resie, e ancor tutti i Vizî, che son ministri de’ dimoni, ha ragunati in un campo, e sono a petto di noi tutti armati e schierati per combattere; e crede le sue Fedi far combattere co la Fede di Dio, e’ Vizî co le Virtudi. E se la ventura l’atasse, sí che vincessero le sue Resie la Fede di Dio, e’ Vizî le Virtudi, e discacciassersi le Virtú e la Fede da le genti, ravrebbe per questa via la segnoria che dell’uomo e de la femina è usato d’avere e neuno mai gliel trarrebbe di mano. De le qua’ cose nascerebbero questi mali, che, con ciò sia cosa che ’l mondo debbia durare tanto che le sediora vòte di paradiso siano piene, quelle sediora non s’empierebbero giamai, perché neuno n’andrebbe in paradiso; e cosí durerebbe il mondo d’ogne tempo, e tutti uomini e femine che nascessero per innanzi sarebbero in podestà del Nemico sí in questo mondo come nell’altro, e romperebbersi li ordinamenti di Dio, che volle che questo mondo durasse tanto tempo, che li uomini e le femine del mondo le dette sediora santissime vòte di paradiso dovessero riempiere. Però vi prego, voi Virtú che siete mie compagne, e tutta quest’altra buona gente ch’è qui raunata per vostro comandamento, che della detta gran iniquità de’ dimoni vi debbia sovenire; e a voi Virtudi debbia ricordare come v’è l’uomo da Dio raccomandato, e ne la battaglia che s’ammanna d’esser tra noi e’ detti nimici che sono a petto di noi dobbiate esser sí prodi e valentri e franche e ardite, che le dette Risie, che i demoni hanno nel mondo seminate, siano tutte morte e spente; e’ Vizî siano vinti e cacciati via, e neuno si ne truovi nel mondo; e noi Virtú possiam mai sempre, infin che ’l mondo basterà, acompagnare la femina e l’uomo, sicché coloro che son oggi e che per innanzi nasceranno possano avere verace fede e di Dio perfetto conoscimento; e le loro opere possan esser tutte perfette, e vadanne tutti in paradiso a riempiere quelle santissime sedie vòte per che l’uomo e la femina fue fatto: acciò che questo puzzolente mondo là ove le genti sono tormentate di cotante miserie si debbia tosto disfare, e vegna tosto il dí del giudicio laonde i giusti stanno in paura. - E neuno di voi si spaventi perché i nimici siano gran gente: ché, dopo la venuta che Cristo fece nel mondo per ricomperare li peccatori, la loro virtú è menomata e la nostra cresciuta; e’ sono sbigottiti, e noi rassicurati. E Cristo, che sempre pugna per noi, non sofferrà che contra noi abbian difensa.

Note

  1. avegna che per ciascuna di loro fossero me’ dette e píú saviamente che per me: "sebbene da ciascuna di loro esse sarebbero state dette meglio e piú saviamente che da me".
  2. dipo: dopo