Libro piccolo di meraviglie/29

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29. Londra: un altro miracolo dell'Ostia

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E ancora vi voglio dire un altro miracolo del nostro Signore Gieso Cristo, il quale vedemo a Londra d’Inghilterra, il quale fu due anni dopo questo.

Partendosi lo ’nperadore di Gostanza, venne in Catalogna, dove era un altro papa, il quale si chiamava papa Benedetto; e venne per fare unione, perché fusse un solo papa, e non più. Questo papa Benedetto non volle rinunziare, e lo ’nperadore pensò di fare un altro bene, cioè di mettere pacie tra.lla Francia e l’Inghiltera, andando a Parigi, e da Parigi in Fiandra. E andò alla città di Londra in Inghilterra el detto inperadore, trattando della pace.

E così tornandoci noi in Inghilterra, tre uomini eretici inglesi della provincia detta principato di Gualis, ch’è grande provincia, ed à rinegato due volte la fede di Cristo (in prima sapiate che li Inghilesi fanno solenne festa di San Tomaso di Conturbia, peroché, andando il detto santo a predicare nella provincia di Gualis, infine dopo molte prediche vi fu preso e morto da quelli uomini; e Santo Tomaso li maladisse in questo modo, che tutti li vuomini che nascessero nella detta provincia, nascessono colle code, e al presente si fa loro gran dispiacere chiamandoli coduti); tre de’ sopradetti eretici essendo venuti a Londra, si trovorono a mangiare a una taverna, e uno di loro disse: "Io voglio ire a vedere Santo Paolo di Londra, ch’è la magiore chiesa di Londra, e per vedere i loro sagrifici, che fanno a que’ santi idii, e quanti idii eleveranno. E per ciascuna ostia mi metterò un sassolino nella manica, e arrecherolli qui". E con questo pensiero si partì, ed entrò nella detta chiesa.

Istandovi, vide sagrificare ottanta ostie, e per ciascuna ostia misse un sasso nella manica, e ritornò alla taverna. E disse a’ conpagni suoi: "Questi traditori cristiani sono contro alla nostra fede; e vogliovi mostrare quanti idii i’ ò veduti de’ loro istamani". E volendo scuotere la manica per quelli ottanta sassi, e scotendo, n’uscì fuori uno solo, onde molto si maravigliò, e rimase sbigottito. E vedendolo i suoi conpagni, lo domandorono: "Che ài tu?". Allora disse loro il caso com’era passato; e uno de’ suoi conpagni misse mano al coltello per darli, l’altro compagno lo tenne. Onde costui tolse il sasso i’ mano, e uscì fuori della taverna, e andò in piaza, gridando: "Misericordia, Giesù, a me pecatore". E in quella mattina cavalcava lo ’nperadore, e noi eravàno con esso lui alla detta piaza; e udendolo lo ’nperadore così gridare, lo domandò della cagione. E il detto eretico con grande reverenza li contò tutto il caso com’era passato, e disse: "Signore, io non ò battesimo; piaciavi di battezarmi". E lo inperadore lo battezzò, e poseli nome Gismondo. E fece pigliare i suoi conpagni, e feceli ardere; e fe’ prendere questo sasso con divozione, e molto l’adornò, e misselo nella chiesa di San Giorgio. E ’l detto sasso fa molti miracoli, massime di febre.