Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde/VII

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L'episodio della finestra

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VI VIII

Capitò che una domenica, mentre Utterson faceva la sua solita passeggiata con Enfield, il loro peregrinare li conducesse ancora una volta lungo la stradina; e quando essi arrivarono di fronte alla porta, entrambi si fermarono a fissarla.

«Beh,» disse Enfield «quella storia finalmente ha avuto una conclusione. Non vedremo mai più il signor Hyde.»

«Lo spero.» disse Utterson. «Ti ho mai raccontato che una volta lo rividi, e di aver condiviso il tuo sentimento di repulsione?»

«Era impossibile che una cosa escludesse l'altra.» rispose Enfield. «E, a proposito, chissà che fesso hai pensato che io sia, a non sapere che questa è un'entrata posteriore dell'abitazione del dottor Jekyll. In parte, è stata colpa tua se l'ho scoperto, quanto poi ci sono arrivato.»

«Dunque lo hai scoperto.» disse Utterson. «Ma se è così, possiamo introdurci nel cortile e dare un'occhiata alle finestre. Per dirla tutta, sono preoccupato per il povero dottor Jekyll e anche se restiamo solo fuori, sento come se la presenza di un amico possa fargli del bene.»

Il cortile era molto freddo e leggermente umido, riempito da un crepuscolo precoce, sebbene il cielo, sopra le loro teste, godesse ancora della luce del tramonto. La finestra centrale delle tre, era semi aperta; e seduto accosto ad essa, a prendere una boccata d'aria con un aspetto infinitamente triste, come un prigioniero desolato, Utterson vide il dottor Jekyll.

«Ehi! Jekyll», gridò. «Spero che tu stia meglio».

«Sono molto giù, Utterson», rispose mestamente il dottore, «molto giù. Ma non durerà a lungo, ringraziando Dio.»

«Stai troppo dentro casa,» disse l'avvocato «dovresti uscire, riattivare la circolazione come facciamo io e il signor Enfield. (Questo è mio cugino – signor Enfield – dottor Jekyll.) Dai vieni; prendi il cappello e fatti un giretto con noi.»

«Sei molto buono.» sospirò l'altro. «Mi piacerebbe moltissimo, ma no, no, no, è improponibile; non oso. Ma in verità, Utterson, sono molto felice di vederti; questo è davvero un gran piacere; vorrei anche chiedere a te a al signor Enfield di salire su, ma non è proprio il posto adatto.»

«Allora» rispose l'avvocato cordiale «la cosa migliore che possiamo fare è restarcene quaggiù, e parlare con te da dove ci troviamo.»

«È proprio quello che stavo per azzardarmi a proporvi.» ribatté il dottore con un sorriso. Ma non appena quelle parole furono proferite, il sorriso gli sparì dal volto per far posto all'espressione di un terrore così abbietto e di una tale disperazione, da gelare il sangue ai due uomini giù da basso. La videro appena con una occhiata, perché la finestra fu immediatamente richiusa, ma quella occhiata era stata sufficiente, si voltarono e lasciarono il cortile senza dirsi una parola. Sempre in silenzio, essi attraversarono la via; e non fu prima di essere arrivati in una strada principale adiacente, dove anche di domenica si trovava una certa animazione, che Utterson finalmente si girò a guardare il suo compagno. Entrambi erano pallidi; nei loro occhi c'era il medesimo orrore.

«Dio ci perdoni! Dio ci perdoni!» disse Utterson.

Ma Enfield si limitò ad annuire molto preoccupato, e proseguì ancora una volta in silenzio.