Meditazioni sulla economia politica/II

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Del denaro e come accresca il Commercio

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I III


Acciocchè s’introducesse una stabile e reciproca comunicazione di Commercio fra uomo e uomo, e molto più fra Stato e Stato era necessario adunque che primieramente si ritrovasse il mezzo per avere una idea universale del valore, e si ritrovasse una merce incorruttibile, divisibile, accettata sempre da ognuno, facile a custodirsi e a trasportarsi, atta in somma a potersi cedere in contraccambio di ogni altra merce. Prima dell’invenzione del denaro non era perciò fisicamente fattibile che s’introducesse una reciproca e stabile comunicazione fra uomo e uomo, fra popolo e popolo. Fralle molte definizioni che mi è accaduto di leggere date al denaro, non ne ho trovata alcuna la quale mi sembri corrispondere esattamente all’indole di esso. Alcuni ravvisano nel denaro la rappresentazione del valor delle cose: ma il denaro è cosa, è un metallo, di cui il valore è ugualmente rappresentato da quanto si dà in contraccambio di esso, e questa proprietà di rappresentare il valore è comune a tutte le altre merci generalmente contratte. Altri ravvisano il denaro come un pegno, e mezzo per ottenere le merci: ma sotto di questo aspetto egualmente pure le merci sono un pegno e mezzo per ottenere il denaro, e ogni merce è pegno e mezzo per ottenere un’altra merce. Altri definiscono il denaro la comune misura delle cose, e con ciò dimenticano che il denaro ha un valore, ed è materia prima di molte manifatture, e qualunque cosa che abbia valore misura parimente, ed è misurata da ogni altra cosa di valore.

Queste definizioni dunque non competono privatamente al denaro, o non ne comprendono tutte le qualità. L’errore si è comunemente adottato perchè si è voluto considerare il denaro per qualche cosa di più che semplice metallo. Il denaro ha un impronto, ma non riceve valore dall’impronto.

Il denaro è la merce universale: cioè a dire è quella merce la quale per la universale sua accettazione, per il poco volume che ne rende facile il trasporto, per la comoda divisibilità, e per la incorruttibilità sua è universalmente ricevuta in iscambio di ogni merce particolare. Mi pare che riguardando il denaro sotto di questo aspetto venga definito in modo che se ne ha una idea propria a lui solo, che esattamente ce ne dimostra tutti gli officj.

I contratti di compra e vendita ritornano al semplice stato di permutazione ed a più facile intelligenza. La teoria del denaro diventa semplicissima, poichè per essere merce universale forza è che sia accettata e dentro e fuori allo stesso valore; e quindi è viziosa ogni arbitraria taffazione oltre il metallo; e quindi la spesa del conio emana dal fondo istesso da cui i pubblici pesi della Sovranità; quindi finalmente ne deriva la preferenza che merita l’argento sul rame, e l’oro sull’argento essendo più universale e più facile a trasportare e custodirsi quel denaro che sotto minor volume comprende valore uguale.

Introdotta che sia l’idea del denaro in una nazione, l’idea del valore comincia a diventare più uniforme, perchè ciascuno la misura colla merce universale. I trasporti da nazione a nazione diventano assai più facili: poichè la nazione dalla quale si riceve la merce particolare non ricusa in compensa altrettante merci universali, e così in vece di due condotte difficili e incomode, una diventa di somma facilità; basta che vi sia abbondanza in una nazione, perchè la nazione bisognosa possa soddisfarsi, quand’anche la nazione abbondante non abbia attualmente un bisogno reciproco da soddisfare. Colla introduzione della merce universale si ascoltano le società, si conoscono, si comunicano vicendevolmente, dal che chiaramente si vede essere il genere umano debitore all’invenzione dei denaro più assai che forse non si è creduto, della cultura, e di quella artificiosa organizzazione di bisogni, e d’industria, per cui tanto distano le società incivilite dalle rozze ed isolate dei selvaggi. Tutte le invenzioni le più benemerite del genere umano, e che hanno sviluppato l’ingegno, e la facoltà dell’animo nostro, sono quelle che accostano l’uomo all’uomo, e facilitano la comunicazione delle idee, dei bisogni, dei sentimenti, e riducono il genere umano a massa. Tali sono la perfezione della nautica, le poste, la stampa, e prima di queste il denaro.

Quanto più si va rendendo facile il trasporto, tanto più si estende la comunicazione, tanto più si moltiplicano le idee, tanto più si accrescono i bisogni, tanto cresce il Commercio, e parallela cresce l’Agricoltura in un Paese agricolo; essendo che l’effetto è sempre proporzionato alla cagione; l’uomo coltiva quanto domandano i suoi bisogni, e più coltiva quanto più sono estesi i bisogni, ai quali deve corrispondere coi prodotti della sua terra. Da ciò si conosce quanto a torto da taluni stati creduto che l’accrescimento del Commercio fosse nocivo ai progressi dall’Agricoltura, la quale anzi riceve nuova vita quanto più l’industria e i bisogni vanno crescendo in una nazione.