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Meditazioni sulla economia politica/XXIV

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Divisione del popolo in classi

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Gli uomini che compongono una nazione io li considero divisi in tre classi, riproduttori, mediatori, consumatori. Lascio di parlare della classe separata de’ direttori, tali sono quei che rappresentano la maestà del sovrano, i tribunali, i giudici, i soldati, i ministri della religione ec. classe d’uomini destinati a dirigere le azioni altrui, e a proteggerle, perchè gli ufficj loro non cadono immediatamente nella sfera degli oggetti che esamina la Economia Politica. Riproduttori adunque sono quegli uomini, i quali cooperando colla vegetazione della terra, o nell’arti e mestieri, modificando le produzioni della natura creano, per dir così, un valor nuovo, la somma totale di cui chiamasi annua riproduzione. Mediatori sono quella classe di uomini, i quali s’interpongono fra il riproduttore, e il consumatore, procurano al primo un facile sfogo della merce particolare riprodotta dalla sua industria, e presentano un pronto acquisto di altrettanta porzione corrispondente di merce universale; offrono al secondo la merce particolare procurandogli il comodo di fare rapidamente la scelta fra molte qualità radunate della medesima specie. Questi mediatori sono tutti i mercanti, tutti quegli uomini che comprano per rivendere, tutti gli uomini impiegati ne’ trasporti, persone tutte le quali sono il veicolo che accosta il consumatore al riproduttore, e conseguentemente colla loro opera facilitano la circolazione. La terza classe de’ consumatori s’intende facilmente comprendere coloro, i quali nessuna industria ripongono del proprio nella massa comune della società, e in ciò consiste, il carattere distintivo di essi.

Queste tre classi che sono le primigenie, non sono però di lor natura incompatibili; che anzi ogni venditore debb’essere, compratore, siccome abbiam veduto al §. V., così ogni riproduttore debb’essere consumatore per necessità di tutta la porzione desinata alla sua sussistenza; lo stesso dico del mediatore. Il consumatore sembra a primo aspetto un peso inutile dello Stato, essendo che se dalla nazione uscisse tutta la massa dei meri consumatori altro effetto pare che non potrebbe accadere se non vedersi accresciuta l’annua esportazione di tanto quanto corrisponde alla consumazione interna diminuita, dal che ne verrebbe l’utile allo Stato di aver accresciuta la massa circolante.

Ma in politica bisogna diffidarsi delle conseguenze che si deducono al primo aspetto degli oggetti. I consumatori sono in gran parte proprietarj dei fondi; la loro vita svogliata, e passiva è in continuo bisogno d’essere sollecitata colla soddisfazione di variati piaceri: sono in un bisogno perenne di aver denaro, debbono adunque indirettamente cooperare all’annua riproduzione delle terre; debbono raffinare e immaginare i metodi per accrescere l’annua riproduzione dei fondi; debbono servire d’uno sprone continuo al coltivatore, mancando il quale languirebbe di molto l’agricoltura: la spensieratezza, la profusione del proprietario delle terre, sebbene in alcuni casi particolari siano di danno, comunemente però sono un ajuto all’annua riproduzione.

Sarebbe un’idea di perfezione Platonica il pretendere che nello Stato non vi fossero meri consumatori. Le ricchezze legittimamente acquistate hanno da esser salve al possessore; se questo debb’essere, è anche necessario che vi sieno uomini ai quali non si possa interdire il far nulla. Questo ceto non obbligato a pensare al vitto ed ai comodi che di già possede sarà il seminario da cui si avranno i giovani meglio educati per essere Magistrati, uomini di lettere, capitani: giovani ai quali non mancarono i mezzi per essere educati, ed ai quali non è necessario di contribuire per il servigio pubblico quel prezzo che si dovrebbe a chi non avesse che il solo stipendio per campare.

Sono gravosi allo Stato i Consumatori che non possedono, o vivono accattando, o con importunità, o con altri artifizj il vitto. Essi sono un vero sopraccarico di tributo sugli altri Cittadini operosi, nè altro effetto producono se non appunto quello di sminuire l’annua esportazione. Il Legislatore procurerà sempre di scemarne il numero. Io non entrerò in una odiosa enumerazione di quelle classi di uomini che si trovano in questo caso. Contento di accennare le viste generali degli oggetti che tratto, lascerò ad altri la cura di adattarle ai casi pratici. Basti ricordare quello che giudiziosamente osservò un illuminato scrittore; cioè che non tutti i vizj politici sono vizj morali, nè tutt’i vizj morali sono vizj politici.

Le tre classi degli uomini, delle quali si è parlato si proporzionerebbero nello Stato, se le leggi, e le opinioni introdotte non impedissero il libero corso alla natura delle cose; poichè i mediatori debbono per forza circoscriversi col numero dei contratti: cioè colla quantità della riproduzione, e della consumazione. I riproduttori accrescerebbero naturalmente fin tanto che giugnessero ad equilibrare la consumazione, e così tutto sarebbe livellato con sicurezza dal risultato universale dei bisogni; ma laddove o si limiti il numero de’ mediatori con ridurli a ceto, e a corpo separato, di che si è detto di sopra, ovvero si accresca un ceto di consumatori che non possedono, questa benefica livellazione e corrispondenza viene alterata; e un abile Ministro indirettamente tenderà sempre a infievolire queste instituzioni dell’arte, rimettendo le cose più che si può nelle mani della sagace e benefica natura.

La classe de’ consumatori possessori delle terre è bene che si moltiplichi, quanto è possibile, essendo che, come si disse al §. VI., una vasta estensione di terra che sia in proprietà d’un uomo solo, sarà sempre meno feconda di quello che lo sarebbe divisa in più: poichè maggior cura e studio vi porrà ad accrescere la riproduzione della terra un proprietario che ne debba far valere una mediocre porzione, di quello che vi porrà un ricco proprietario di vasti fondi, il quale oltre all’avere minore stimolo, nemmeno potrebbe mirar tutto egualmente con attenzione, di che si è già detto. Aggiungasi che quanto più sono i proprietarj delle terre, in tanto maggiori mani saran le derrate, e così sarà accresciuto il numero de’ venditori a profitto della pubblica abbondanza. I mezzi che a tal fine adoprerà un accorto legislatore saranno i medesimi, dei quali ho ragionato parlando di quegli Stati che soffrono il male di aver le fortune troppo disugualmente distribuite. Un’altra osservazione si può fare a tal proposito, ed è che a misura che s’accresceranno i terrieri, maggiore sarà il numero degli uomini interessati nella conservazione dello Stato, essendo che i possessori dei fondi stabili sono i veri indigeni, e i Cittadini più attaccati al suolo, essendolo essi e per l’abitudine che hanno comune con tutti gli altri, e più per la conservazione delle loro ricchezze, e del loro Stato, beni, che il mediatore facilmente ritrova anche mutando paese.

Uomo benefico, uomo illuminato che hai esaminati, e conosciuti i sacri dritti dell’uomo non ti sdegnar meco se ne prescindo, e se unicamente lo considero come parte della società contribuente alla di lei forza e ricchezza. No, non degrado l’uomo alla servil condizione d’un mero fondo fruttifero; così potesse la mia voce annunziare con frutto gli augusti primitivi dritti d’un Essere intelligente e sensibile che associandosi non può averlo fatto che per il miglior genere di vita; dritti altamente pubblicati da sublimi uomini che la potenza ha in odio, il volgo non conosce, e alcuni pochi deboli, sparsi, e avvezzi alla meditazione onorano! Sappi che a stento raffreno scrivendo gl’impeti del cuore; ma la fredda ragione mi suggerisce di promovere il bene degli uomini non col linguaggio del sentimento, ma coll’analisi tranquilla delle cose, e illuminando chi può far il bene, mostrare la coincidenza degl’interessi comuni. Rispettiamo la elevazione del genio, e la calda virtù di chi posto in privata condizione s’erge a tuonare sull’abuso della forza, e vorrebbe far arrossire gli uomini in carica de’ loro vizj, e de’ loro errori. Se per ciò l’umanità venisse sollevata dai mali, la virtù ci additerebbe quel sentiero: ma la misera condizione degli uomini è tale che più si ottiene generalmente solleticando l’interesse personale, che non si fa interessando la gloria, a cui rare sono le anime che s’innalzino.