Memorie (Bentivoglio)/Libro primo/Capitolo I

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Capitolo I

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Capitolo I.

Della mia andata allo studio di Padova, e quello che vi facessi.

Volgeva l’anno del Signore 1594, e della mia etá il quintodecimo, quando i miei levandomi da Ferrara mia patria m’inviarono a Padova, perché io potessi in quella universitá cosí celebre applicarmi con tanto maggior profitto agli studi, e rendermi poi tanto piú abile a seguitare la professione ecclesiastica. Fioriva allora grandemente quell’universitá in ogni disciplina e scienza; e perciò da tutte le parti, non solo d’Italia ma de’ paesi oltramontani, vi concorrevano scolari in gran numero. Fra i lettori che in essa venivano piú stimati uno era specialmente il signor Antonio Riccobuono da Rovigo, umanista publico, il quale molti anni prima con molta sua lode aveva conseguito quel luogo, e non meno lodevolmente l’aveva sempre anche sostenuto. Soleva egli per ordinario trattenere in casa sua qualche numero di giovani convittori; onde i miei stimarono a proposito che vi dimorassi un par d’anni ancor’io, per godere il frutto de’ suoi ammaestramenti privati, oltre a quel piú commune, ch’avrei raccolto nel frequentare insieme con gli altri scolari in confuso le scole publiche. Io passai dunque appresso di lui l’accennato tempo, esercitandomi sempre in tutte quelle lettere che piú [p. 6 modifica] richiedevano e la mia etá giovenile d’allora e l’intenzione, che io aveva d’applicarmi quanto prima alla vita ecclesiastica. Quindi pigliai casa propria e mi posi in abito clericale. E perché l’aver tenuti in continuo esercizio domestico appresso il Riccoboni i miei studi mi aveva giovato infinitamente, perciò nel pigliar casa risolvei di tirare appresso di me qualche uomo dotto, il quale in primo luogo valesse nella professione legale, ma che fosse versato ancora nelle altre sorti di lettere, che fra la conversazione civile sogliono piú godersi e fra le corti massimamente piú praticarsi. E mi nacque appunto occasione di trovare un soggetto del quale restai grandemente poi sodisfatto, e questo fu il dottore Carlo Salice padovano, buon legista buon filosofo ben introdotto ancora in teologia, ma ben versato particolarmente nelle altre piú amene e piú culte lettere.

Con tal guida io cominciai con vivo ardore lo studio legale, insieme con gli altri ancora piú dilettevoli, accompagnando però le publiche lezioni con le private: benché a dire il vero, quello fosse piú tosto lo studio accessorio che il principale. In questo, di casa con un tal’uomo, io provava il maggior profitto, poiché tutte l’ore del giorno mi diventavano quasi tutte ore di studio; e cosí faticando senza fatica, mi si convertiva in recreazione quello che in altra maniera mi sarebbe tornato ben spesso a rincrescimento. Fra gli altri studi che mi allettavano, mi rapiva specialmente lo splendore e l’amenitá dell’istoria; onde io mi rubava spesso agli altri per darmi a questo. Fin d’allora io godeva con sommo piacere di trovarmi a quelle tante e sí varie scene di casi umani che dall’istoria si rappresentano; dall’istoria, dico, la quale unendo le memorie sepolte con le piú vive, e i secoli piú lontani co’ piú vicini, a guisa di scola publica in mille efficaci modi ammaestra i prencipi ammaestra i privati, e fa specialmente conoscere quanto uguale e giusta con tutti sia l’alta mano di Dio, e quanto piú fra le miserie che fra le felicitá ondeggi l’uomo in questo sí naufragante commune Egeo della vita mortale. Non potrei esprimere insomma il piacere e profitto [p. 7 modifica] insieme, che io provava ne’ libri istorici, come se fin da quel tempo nel barlume di quell’etá il natural mio genio mi facesse antivedere l’impiego delle due nunziature che ne’ tempi, che poi seguirono, ebbi occasione di esercitare in Fiandra e in Francia; e come se nell’istesso modo avessi fatto un presagio a me medesimo de’ parti istorici, che dopo le nunziature sono usciti alla publica luce, e l’hanno conseguita mediante il favor divino con sí fortunati applausi, avendo gareggiato, si può dire, tutti li piú celebri teatri d’Europa in qual di loro potessero piú favorevolmente riceversi e approvarsi.

Ma tornando agli accennati miei studi, non poteva essere maggiore la diligenza che io usava né maggiore l’aiuto che io riceveva per fare in essi ogni piú accelerato progresso. La principale applicazione era intorno alle materie legali, perché io desiderava d’uscirne quanto prima col grado solito del dottorato, e di poter subito commutar la stanza di Padova in quella che io doveva poi fare di continuo nella corte di Roma: e poco mi restava ormai per avvicinarmi al fine che io mi era proposto, quando un accidente improviso me ne allontanò per allora, e mi pose in necessitá di trasferirmi con ogni prestezza a Ferrara per alcune gravi occorrenze della mia casa.