Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo L - Il forte di Ceva dal 1794 alla demolizione del medesimo.

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Capo L - Il forte di Ceva dal 1794 alla demolizione del medesimo.

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Capo L - Il forte di Ceva dal 1794 alla demolizione del medesimo.
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CAPO L.


Il Forte di Ceva dal 1794 alla demolizione
del medesimo


MASSENA


Impadronitesi le truppe francesi del forte d’Ormea nella primavera del 1794, lo spavento e la desolazione si sparsero per la valle del Tanaro. Era la settimana santa, ed un nembo di emigrati e di soldatesca invase la città di Ceva. La sera del mercoledì mentre pioveva dirottamente, era uno spettacolo di compassione il veder giungere in tanta copia i fuggitivi coi loro bestiami, tutti affannosi chiedere ospitalità e soccorso. Le truppe intanto del generale Argenteau, che aveano ripiegato al ponte di Nava, occuparono tutte le [p. 257 modifica]chiese non esclusa la Collegiata che dovette cessare dalle sue funzioni.

Il generale Massena spedì da Ormea, dove avea fatto quartiere, il seguente proclama al Comune di Garessio.

Libertà, eguaglianza, o morte.

«I fieri ed invincibili repubblicani Francesi sono alle vostre porte, v’invitano a portar loro le chiavi ed a riceverli come amici, se volete godere nella vostra patria la pace e la tranquillità. Un rifiuto vi farà provar la forza dell’armi nostre.

Scansatevi questo pericoloso impegno, che da falsi consigli verrebbe intrapreso da un popolo troppo credulo.

Gli abitanti d’Ormea hanno sperimentato al giorno d’oggi che i repubblicani francesi sono ugualmente intrepidi che generosi, amici dell’umanità e solo nemici di coloro che s’armano contro la libertà.

Abiurate la tirannìa e vi tratteranno da fratelli, i vostri commissarii verranno a me per essere garanti della risposta che attendo da voi.»

Ormea li 28 Germinale, anno 2° repubblicano. (17 aprile 1794)

Massena.


Da Ormea si portò Massena ad occupar Garessio, di là spedì un trombetta alla città di Ceva per chieder la resa della città e del forte. Fu questi condotto dalle guardie avanzate al generale Argenteau che aveva il suo quartiere ai Rocchini. Mandò tosto il generale l’ordine alla civica amministrazione di portarsi da lui, le communicò la lettera di Massena con ordine di custodir gelosamente le porte della città, e si conchiuse di resistere a tutta possa all’armata nemica.

Le truppe di Massena si sparsero per la valle del Tanaro, occuparono Priola e santa Giulietta presso Bagnasco, salirono a Battifollo dove si trincerarono sul bricco della Bastia, [p. 258 modifica]facevano verso Ceva delle scorrerie, allettati dai partigiani della repubblica che loro promettevano le chiavi della città.

In vista di ciò il barone Dettumbourg colonnello austriaco ordinò una leva in massa per respingere gli avamposti francesi. Si spedirono esploratori a Battifollo, e la leva in massa in cui figuravano molti dei più cospicui cittadini affetti a casa Savoia, e specialmente il R. Padre Cesareo Cappuccino, ed il signor canonico Serra ex gesuita s’avviò a quella volta. Gli esploratori videro il picchetto dei francesi del Bricco di Bastia a scendersene a Bagnasco, perchè non si sentivano di fare fronte alla massa, ed inteso che si cercava il modo da Massena di venir a Ceva con tutti i suoi soldati per la bealera, che da Nucetto viene nel territorio della città, la massa si sciolse, e i generali delle truppe alleate presero i necessari concerti per opporsi al nemico.

Lo scopo di Massena era quello di prendere la massa alle spalle; avvertito dai suoi corrispondenti di Ceva che la massa erasi ritirata, fece di bel nuovo occupare le diverse posizioni già prima trincierate, e specialmente quella di Battifollo.

Il colonnello Dettumbourg spedì colà alcuni soldati e miliziani d’Oneglia, ai quali si unirono alcuni cittadini. S’attaccò con vigore la posizione dei francesi trincierati, i quali si diedero a precipitosa fuga verso Bagnasco, lasciando sul campo due feriti mortalmente, un uffiziale granatiere ed un soldato.

Furono trasportati amendue nell’ospedale di Ceva. L’uffiziale gravemente ferito nel basso ventre era in grave pericolo; accorsero sacerdoti per prestargli i soccorsi della religione. Quantunque giovane di 18 anni ed allevato nel frastuono della rivoluzione si arrese alle esortazioni dei ministri del Signore e ricevette i santi Sacramenti. Il soldato ferito gravemente in una spalla, sembrava ostinarsi alle esortazioni che gli venivano fatte. L’uffiziale gli fece vivi rimproveri proponendogli il suo esempio, e s’arrese anch’egli.

[p. 259 modifica]L’uffiziale spirò della stessa notte, ed il soldato dopo lunga malattia risanò.

Circa la metà di giugno si venne a sapere che il generale Massena informato delle vantaggiose posizioni degli austro-sardi, bramoso per altro di avere la fortezza di Ceva, che considerava come le chiavi del Piemonte, pensò di prevalersi de’ suoi partigiani che aveva in città e nella fortezza, ed ottenne da questi ultimi la pianta della medesima.

Il concerto preso si era di dirigere una colonna alla Pedagera, una seconda nella città; e la terza passando per la strada detta dei Mointi accostarsi alla parte più debole della fortezza.