Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo XLVI - Separazione dell'Ospedale dall'Arciconfraternita di S. Maria.

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Capo XLVI - Separazione dell’Ospedale dall’Arciconfraternita di S. Maria.

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Capo XLVI - Separazione dell’Ospedale dall’Arciconfraternita di S. Maria.
Capo XLV - Ospedale degli infermi. Capo XLVII - Orfanotrofio.
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CAPO XLVI.


Separazione dell’Ospedale

dell’Arciconfraternita di Santa Maria


Da tempo immemorabile le due confraternite di S. Maria e S. Catterina amministravano i redditi destinati al ricovero e mantenimento dei poveri infermi.

L’alluvione del 1584, distrusse le antiche confraternite ed uno dei loro ospedali di modo che unite le medesime in una sola si dovette ampliare la fabbrica di quello di santa Maria risparmiata dall’innondazione, per ricoverarvi gli ammalati.

Nel 1735, si fabbricò come fu detto altrove la nuova Chiesa delle unite confraternite attigua alla pubblica piazza. Una gran parte dei redditi dell’ospedale furono impiegati in questa costruzione e si lasciava deserto l’ospedale, contentandosi gli amministratori di accordar qualche soccorso a domicilio.

Quest’inconveniente eccitò il zelo di cittadini illustri e compassionevoli verso i poveri.

In un’adunanza tenuta li 8 settembre 1767, il Vassallo Giovanni Battista Bassi, priore dell’Arciconfraternita espose gli inconvenienti di questa promiscua amministrazione, ne propose la separazione, e presentò un biglietto del signor avvocato Giovanni Battista Greborio in cui faceva l’offerta d’una sua cascina denominata Vittaranda, se si effettuava la progettata separazione.

[p. 243 modifica] La proposizione fa approvata da tutti i congregati.

Questa pratica si prolungò sino al 1785. Si ripigliò con più vivo impegno, si richiese l’assistenza del Vescovo della diocesi monsignor Langosco, il quale ben di buon grado approvò il progetto, e fissò per l’Arciconfraternita un’annualità di ll. 750, per l’adempimento dei legati e per la manutenzione della Chiesa.

Con istromento del 1° febbraio 1786, rogato Bottalla, si venne alla desiderata separazione e vi si leggono sottoscritti i seguenti nomi che meritano la riconoscenza dei posteri, e specialmente degli ammalati indigenti.

Giovanni Battista Bossi, Priore.

Pietro Antonio Moretti, V. Priore.

Pietro Bonino.

Pietro Giuliano Serra.

Giovanni Bartolomeo Roggiero.

Giovanni Battista Ferrero.

Gerolamo Brunone del Carretto di Lesegno, marchese.

Canonico, Carlo Andrea Barberis.

Canonico Pietro Bergallo.

Giovanni Battista Francolino, e Prete Filippo Soldetti. Concorsero pure a quest’atto di separazione oltre i sovracitati, li signori Giovanni Battista Quaglia, marchese Carlo Ceva di Lesegno, Filippo Bugnardi, Medico Agostino Dalmazzone, avvocato Pio Bellone, Medico Demichelis, Notaio Giovanni Battista Francolino, Marchese Pallavicini, Medico Giovanni Battista Ceva, Notaio Carlo Vittorio Barberis, Notaio Bartolomeo Razzemini, Lodovico Beltramo, Vincenzo Carrara, Notaio Pietro Antonio Faccio, Carlo Antonio Barberis, Giuseppe Occelli, Paolo Fecchini e Giuseppe Mina, confratelli tutti di S. Maria.

Il signor avvocato Greborio, avece della cascina di Vittaranda da in lui quel frattempo alienata pagò all’ospedale lire dodici mila in adempimento della fatta promessa.

Quest’atto di separazione fu approvato dal Real Governo li 8 ottobre 1786. [p. 244 modifica]Alcuni anni dopo trovandosi l’ospedale troppo aggravato dall’annualità statagli fissata in ll. 750, con atto pubblico delli 22 luglio 1788, approvato con R. biglietto del 27 marzo 1789, fu ridotta a lire antiche di Piemonte cinquecento cinquanta, che si pagano ancora attualmente.

Nell’atto di separazione sovra citato si stabilì che nelle congreghe dell’amministrazione dell’ospedale fosse l’arciconfraternita rappresentata dal suo priore, e che la chiesa di S. Maria avesse l’adito alla sacristia per la porta dell’attigua casa ceduta all’ospedale come anche per la scala, onde poter salire sul campanile.

Si legge pur anco nello stesso atto la clausola seguente:

«Lo spedale non sarà più tenuto di pagare la suddetta somma (di ll. 550) allorquando venisse ad essere soppressa la confraternita, nel qual caso tale annualità cederà a favore dello spedale coll’obbligo soltanto di soddisfare i legati pii, a’ quali e nel modo stesso come è presentemente soggetta la confraternita, volendo di più che nel mentovato caso di soppressione ceda a favor d’esso ospedale ogni e qualunque effetto, e tutti i beni, censi ed altro che allora fossero proprii di detta confraternita mediante sempre l’adempimento di tutte quelle condizioni, pesi e legati che fossero annessi a detti beni.»