Notizie storiche dell'antica chiesa di San Pier Forelli in Prato/Parte prima/Di alcune pie istituzioni, che hanno qualche rapporto colla chiesa di San Pier Forelli

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Di alcune pie istituzioni, che hanno qualche rapporto colla chiesa di San Pier Forelli

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Di alcune pie istituzioni, che hanno qualche rapporto colla chiesa di San Pier Forelli
Parte prima - Di un miracolo di san Bernardino da Siena operato in Prato, e di una tradizione che si ricollega alla storia della nostra chiesa Parte prima - Come i Gesuiti si offrissero di edificare al popolo di San Pier Forelli una nuova chiesa, per avere l’antica chiesa con la canonica; e come il trattato non avesse effetto
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Di alcune pie istituzioni,

che hanno qualche rapporto colla

chiesa di San Pier Forelli.


Nella scarsezza delle memorie, mi conviene essere più studioso in raccogliere quanto può meglio conferire alla illustrazione della chiesa di San Pier Forelli. Dirò pertanto, sotto brevità, di alcune patrie istituzioni che hanno qualche rapporto con essa: e primieramente ricorderò come nella stessa chiesa di San Piero fosse data esecuzione al testamento di madonna Piera vedova di Niccolò Cambioni, alla cui pietà dovettero i Pratesi uno de’ molti spedali di cui la nostra terra fu ricca. I Cambioni erano popolani della chiesa nostra, abitando nella contrada che porta anc’oggi il loro nome; e in essa fondarono, come vedemmo1, una ufficiatura a onore di santa Maria Maddalena. Fiorì quella casa di uomini reputatissimi nella medicina e nella giurisprudenza, e dello stesso Niccolò sopra ricordato si trovano Consulti negli archivi e nelle biblioteche nostre e straniere2. Si ha pur memoria di onorevoli commissioni da lui adempiute per la Signoria di Firenze in servigio del Comune. La vedova di Niccolò, col testamento de’ 14 d’agosto 1374, istituiva uno Spedale per i poveri, sotto il titolo di San Giuliano, del quale non restano che scarse notizie3. [p. 26 modifica]

Più celebre è la istituzione della Casa dei Ceppi de’ poveri, fatta da Francesco di Marco Datini col suo testamento del dì ultimo del mese di luglio 1410, nella stessa casa di sua abitazione, ch’era, ed è tuttavia nella parrocchia di San Pier Forelli. «Volle et ordinò e comandò (sono parole del testamento), per l’amore di Dio, et acciocchè a’ suoi poveri dia quello che da Dio graziosamente ha avuto, che la maggior sua casa e della sua abitazione nella terra di Prato, col giardino e casa dirimpetto, ovvero logge, stanze e apparati, s’intendano e s’intenda essere e sia un Ceppo, granaio, e casa privata e profana, per niuno modo soggetta all’ecclesiastico, ovvero agli ecclesiastici offici, ovvero ecclesiastici prelati, o a altre persone ecclesiastiche; e che per niun modo a quello si possa ridurre: ma sempre sia de’ poveri, et a perpetuo uso de’ poveri di Gesù Cristo, e loro nutricamento et emolumento perpetuo... La qual casa, a differenza dell’altre case de’ poveri della terra di Prato, si chiami e volle fusse chiamata la Casa de’ Ceppi de’ poveri di Francesco di Marco4[p. 27 modifica]

Lo Spedale della Misericordia, a cui in progresso di tempo altri spedali furono riuniti, ebbe il suo principio vicino alla badia di Grignano, nella parrocchia di San Piero: come ve l’ebbero due monasteri di religiose Domenicane, nei secoli decimoquarto e decimoquinto; l’uno per la pietà del celebre Cardinale da Prato, sotto il titolo di San Niccolò; l’altro sotto quello di Santa Caterina da Siena, per opera di un Guazzalotri. Dura anc’oggi il primo, toltane la clausura, con fama di buono educatorio per civili giovinette; fu l’altro meritamente soppresso, dopo aver avuto una trista celebrità nella storia dell’episcopato Ricciano. Ma dove un tempo fu il claustro, apresi oggi al refugio di fanciulle pericolanti un istituto col nome di Conservatorio, affidato alle amabili Suore della Carità, con una scuola pubblica per le povere ragazze della città e del contado5.

Anche il monastero delle Domenicane di San Clemente si può dire che avesse il suo principio nel popolo di San Pier Forelli. Narra il padre Serafino Razzi nella Vita di suor Caterina de’ Ricci6, come volendosi riformare il monastero di San Michele, dell’ordine Benedettino, ne venne data la cura spirituale ai Domenicani di San Marco, correndo l’anno 1495. Ma intervenuta di lì a tre anni la morte del Savonarola, tant’odio si sollevò anche in Prato contro i frati di San Domenico, che furono eziandio levati dal governo delle monache. Le suore, peraltro, s’accomodarono malvolentieri a essere governate da preti secolari; e tanto durarono nel loro proposito, che nel 1514, a’ 14 di novembre, preferirono di lasciare quel convento. Cinque sole vi rimasero; sedici si ricoverarono nel nuovo monastero di San Vincenzio; donde, dopo alquanti giorni, si tramutarono nella casa di Lorenzo Centellini posta nel popolo di San Piero, murandovisi dentro nella più stretta [p. 28 modifica]clausura. Leone X fece ad esse restituire la dote, e Baldo Magini abate di San Fabiano le regalò d’una casa dirimpetto a San Vincenzio; dove nel 30 giugno del 1516 andettero ad abitare, fondando il monastero di San Clemente.

La Compagnia del Pellegrino, ch’ebbe sempre per istituto di seppellire i morti e di portare gli ammalati agli spedali per amore di Dio (oggi detta della Misericordia), pose sua sede nella parrocchia di San Piero; e nel 1588, come racconta il Miniati7, vi fabbricò una chiesa, con le limosine de’ fratelli, tornati allora da un divoto pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto.

Ma notabile sopra i ricordati, e sopra quanti pii istituti ha la nostra città, per la magnificenza dell’edificio, e per la fama che da un secolo e mezzo se n’è diffusa anche fuori d’Italia, è il Collegio Cicognini, edificato, come io già dissi8, a spese della eredità di Francesco Cicognini, sul cadere del secolo decimosettimo. N’ebbero dapprima il governo i Padri della Compagnia di Gesù, che lo tennero fino all’anno della loro generale soppressione: e delle relazioni che furono tra i Gesuiti e i rettori di San Piero, fra il Collegio e la nostra chiesa, è pregio dell’opera il ragionar di proposito.

Note

  1. Pag. 15.
  2. Magliabechiana di Firenze, cod. 172, classe xxix, a carte 163. — Archivio Diplomatico di Firenze, fra i documenti cartacei. — Museo Britannico di Londra, manoscritti Arundelliani, n° 497.
  3. Ecco un sunto dell’atto di fondazione. «Actum Prati, in porta Fuia, in ecclesia Sancti Petri Forelli. Cum hoc sit, quod domina Piera filia olim Ranuccii Mei porte Sancti Ioannis de Prato, et uxor olim domini Nicolai domini Francisci de Cambionibus de Prato, in ultimo suo testamento sub die 14 augusti 1374, rogato manu ser Dietaiuti ser Lapi de Prato notario, disposuerit, in casu quo eius dd. fìlii et hæredes decederent sine liberis in pupillari ætate, quod constituatur et fiat Hospitale, ubi hospitentur et reciperentur et alimententur pauperes; cui Hospitali reliquit omnia sua bona: dominus Philippus olim domini Francisci de Cambionibus canonicus pratensis, et ser Pierus et Guiduccius fratres et filii olim dicti domini Francisci, cum executoribus et commissariis dicte domine Piere...., volentes testatricis mentem exequi, eligerunt pro Hospitali prædicto duas domos cum area et horto, positas in porta Sancti Ioannis, loco dicto alle Fornaci, et dictum Hospitale intitulaverunt Sancti Iuliani. — Guiduccius olim domini Francisci de Cambionibus eligitur in gubernatorem.» Bisogna dire che l’amministrazione di questo nuovo Spedale non fosse tenuta bene, perchè nel Diurno delle riformagioni del Comune, sotto dì 6 luglio 1418, si trova deliberato, «ut bona Hospitalis Sancti Iuliani non delapidentur et bene gubernentur; quod granum et bladum dicti Hospitalis sequestrentur et penes idoneam personam recomendentur, ad petitionem Comunis, nec concedantur, sine licentia officii dominorum Octo.» Queste notizie sono estratte dal tomo II delle Miscellanee manoscritte del dottore Amadio Baldanzi, esistenti presso il nobile signor Giovambatista Salvi-Cristiani.
  4. Il testamento del Datini si legge per intero nel Calendario Pratese, anni II e III.
  5. Molto bene parlò di questo Conservatorio monsignor Giovacchino Limberti, ora meritissimo arcivescovo di Firenze, nel Calendario Pratese, an. IV, pag. 112 e seguenti.
  6. Pag. 15 e seguenti. Calendario Pratese, anno V, pag. 145 e seguenti.
  7. Miniati, Narrazione e disegno della terra di Prato, pag. 86 dell’edizione originale.
  8. A pag. 9.