Novellino/III

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II IV
Come un giullare si compianse dinanzi ad Alexandro d’un cavaliere, al quale elli avea donato per intenzione che ’l cavaliere li donerebbe ciò che Alexandro li donasse

Stando Alexandro alla città di Giadre con moltitudine di gente ad assedio, un nobile cavaliere era fuggito di pregione; et essendo poveramente ad arnese, misesi ad andare ad Alexandro, che donava larghissimamente sopra gli altri signori. Andando per lo cammino, trovò uno uomo di corte nobilemente ad arnese. Domandollo dove andava. Lo cavaliere rispuose:

«Io vado ad Alexandro che mi doni, acciò ch’io possa tornare in mia contrada onoratamente».

Allora il giullare rispose e disse:

«Che vuoli tu ch’io ti doni — e tu mi dona ciò che Alexandro ti donarà?».

Lo cavaliere rispuose:

«Donami cavallo da cavalcare e somiere e robbe e dispendio condonevile a·rritornare in mia terra».

Il giullare lile donò, et in concordia cavalcaro ad Alexandro, lo quale aspramente avea combattuto la città di Giadres, era partito dalla battaglia, e faceasi sotto un padiglione disarmare.

Lo cavaliere e lo giullare si trassero avanti; lo cavaliere fece la domanda sua ad Alexandro umile e dolcemente. Alexandro non li fece motto, né·lli fece rispondere. Lo cavaliere si partì dal giullare, e misesi per lo cammino a ritornare in sua terra.

Poco dilungato lo cavaliere, li nobili cittadini di Giadres recaro le chiavi della città ad Alexandro, con pieno mandato d’ubbidire a·llui siccome a·llor signore. Alexandro allora si volse inverso i suoi baroni e disse:

«Dov’è chi mi domandava ch’io li donasse?»

Allora fu tramesso per lo cavaliere ch’addomandava il dono. Lo cavaliere venne, et Alexandro parlò e disse:

«Prendi, nobile cavaliere, le chiavi della nobile città di Giadres, ché la ti dono volentieri».

Lo cavaliere rispuose:

«Messere, non mi donare cittade: priegoti che mi doni oro o argento o robbe, come sia tuo piacero».

Allora Alexandro sorrise, e comandò che·lli fossero dati duemila marchi d’ariento: — e questo si scrisse per lo minore dono che Alexandro donò mai.

Lo cavaliere prese i marchi e donolli al giullare. Il giullare fu dinanzi ad Alexandro, e con grande stanzia addomandava che·lli facesse ragione; e fece tanto, che fece restare lo cavaliere. E la domanda sua si era di cotale maniera, dinanzi ad Alexandro:

«Messere, io trovai costui in cammino; domanda’lo ove andava e perché. Dissemi che ad Alexandro andava perché li donasse. Con lui feci patto: dona’li, et elli mi promise di donare ciò che Alexandro li donasse: onde elli hae rotto il patto, c’ha rifiutata la nobile città di Giadres et ha preso li marchi: perch’io dinanzi alla vostra signoria addomando che mi facciate ragione e sodisfare quanto vale più la città che ’ marchi».

Allora il cavaliere parlò; e primamente confessò i patti, poi disse:

«Ragionevole signore, que’ che·mmi domanda è giucolare, et in cuore di giullare non puote discendere signoria di cittade. Il suo pensiero fu d’argento e d’oro, e la sua intenzione fu tale, et io ho pienamente fornita la sua intenzione: onde la tua signoria proveggia nella mia diliveranza, secondo che piace al tuo savio consiglio».

Alexandro e ’ suoi baroni prosciolsero il cavaliere, e comendarlo di grande sapienzia.