Oh possente Armonia

Da Wikisource.
Tommaso Crudeli

1734 Odi Letteratura Oh possente Armonia Intestazione 9 luglio 2014 75% Da definire

In lode del signor Carlo Broschi detto Farinello musico celebre
Ode

Negata tentat iter via.

Prima parte


Oh possente Armonia,
io questo a te consacro
tributo grazïoso
del verso vario e sacro
5e del dolce sonante inno festoso.
La provida Natura
rimira con piacere
il sommo tuo potere,
e lascia alla tua cura
10l’opere sue più belle,
il gran moto del sole e delle stelle.

Quando l’argiva nave
del tempestoso mar l’instabil onda
prima affrontò,
15per te di Tracia il musico soave
dalla dorata fluttüante sponda
alto cantò.
Né quelli eroi vedeano,
intenti ad ascoltar,
20gli alberi che scendeano
dal Pelio ombroso al mar.
A quel canto guerriero
il settemplice scudo
Giasone dispiegò,
25e l’ardor giovenil fatto più fiero,
ciascuno il ferro nudo
in atto di ferire alto levò.

Per te dolente Orfeo
del Tartaro profondo
30i regni ardenti penetrar poteo;
poi ritornar sicuro
da quell’abisso oscuro.
Il flebil canto vinse
l’inesorabil Morte,
35e l’Inferno costrinse
a render Euridice al suo consorte.

Per te l’incomparabil Farinello
seguito dalle Grazie e dagli Amori,
ne i notturni teatri, Orfeo novello,
40d’ineffabil dolcezza asperge i cuori.

Belle Muse suonatrici,
di Parnasso deh lasciate
le poetiche pendici.
Qui scendete, ed inspirate
45dal bel labro imporporato
venticello regolato,
onde il flauto in mesti accenti
mormorando si lamenti.
L’alte scene rimbombino
50del numeroso strepito
della tromba e del timpano,
l’uno acuto e giocondo,
l’altro basso e profondo.
Risveglino le dita
55voce di corde d’oro
nel cimbalo sonoro,
che grato e maestoso
nel viaggio armonïoso
e la fuga e ‘l riposo agli altri addita.

60Ecco egli canta: l’agil voce alata
su volubili ruote
in mille giri ondeggia
per gli aerei sentieri;
ora dolce e librata
65sulle tremule note
ci distilla nel cuor nuovi piaceri;
ora dal corso usato
con felice disordine si parte,
e rapisce una Venere amorosa,
70che nascosa ridea di là dell’arte;
or stringendosi al fianco
le spazïose piume,
con volo ardito e franco
s’indora a i raggi dell’etereo lume;
75e per l’immensa via
dell’aerea campagna
punte seguirla appena
la veloce Armonia
sua diletta compagna.
80Cinta di nuova luce
per fulgido cammino
dall’alto ecco discende,
e dal ciel ne conduce
quel concento divino
85che l’anima sorprende:
qual dolcezza in udire
scemati a grado a grado
i suoi più vivi tuoni,
e lei bassa e minuta
90fra mormoranti suoni
dispergersi e morire,
in languida caduta;
sempre soave, maestosa e vaga,
qual Iride celeste,
95che glorïosa in arco
tra colorate nubi alto passeggia,
e spiega in ciel la fluttüante veste,
dove il raggio del sol scherza e fiammeggia
in mobili tinture
100ora chiare, ora oscure,
finché noi di quaggiù con maraviglia
miriam l’aureo color, l’azzurro e ‘l verde
che manca a poco a poco e si disperde.

Ma qual nuovo diletto
105giù nell’anima piove?
Ah, ch’ei schiude dal petto
semplicetta e leggiera
l’arietta lusinghiera:
ella appena si muove
110delicata e tremante
per la segnata via,
ch’ogni infelice amante
i suoi tormenti oblia.

L’Invidia teatrale
115sorpresa il colpo arresta
al suo flagel fatale,
e gli sciolti serpenti
intorno all’atra testa
pendon taciti e intenti.

120Zeffiri lusinghieri
da’ ventagli ondeggianti
dolcemente destati,
non trascorron leggieri
per bei visi infiorati.
125L’ali lor tremolanti
non tuffan nel cinabro
o di guancia o di labro,
ma su dipinte sete,
su gl’intagliati avori,
130tra preziosi colori,
tutte placide e chete
le piume lor distendono,
quivi il suo canto intendono.

Nell’agitato petto
135dell’amante geloso
il canuto Sospetto
a placido riposo
i suoi cent’occhi e cento
chiude soavemente;
140né più rimira intento,
sdegnoso e taciturno,
se sotto l’ombra del ventaglio eburno
copra la giovinetta il tradimento.

Amor, che non si ferma
145nella bassa platea, ma spiega in alto
de i dipinti palchetti al dubbio lume
le sue purpuree piume,
e lassù mille dee ferisce e accende;
e talor fra le scene
150cari lacci e catene
e reti d’oro ei tende:
ogni ufizio abbandona;
indi sopra la testa
di te, nobil cantore,
155il legger volo arresta:
qui librato sull’ali,
e di mirto e d’alloro
intrecciata corona
colla man pargoletta alto sostiene.
160La faretra e gli strali a punta d’oro,
la facella e l’altre armi coricide
sparse intorno al tuo piè mira, e sorride.


Seconda parte


Sola fra tanto giubilo
l’amonïosa italica tragedia
cinta di fosco orrore
né pur solleva in alto
5la fronte lagrimosa,
che le cade nel sen come una rosa
carica di rugiade al primo albore.
Ma non sì tosto le soavi labbra
del musico gentil fan tregua al canto,
10ch’ella mirando il figlio di Citera
fa volar tra’ sospiri e caldo pianto
dall’anelante sen questa preghiera:
Amor, che in ogni loco
voli, ferisci, accendi,
15se in mezzo a’ miei terror condussi mai
trïonfante il tuo foco,
il mio giusto pregar, Amor, intendi.
Io non sarotti ingrata: un trono d’oro
di ammirabil lavoro
20ti alzerò nel teatro, e sedia avrai
ove giacer potrai
in languido riposo,
se l’atto è lungo, ed il cantor noioso.
Questo che tu circondi
25delle onorate frondi, e n’è ben degno,
mio dolce figlio amato, ahi m’abbandona,
e se ne va nel fortunato regno
attorniato dal mar, dove il Tamigi
scorre di navi carco. Amor, tu vedi
30la pena mia; l’irreparabil danno,
dimmi, come soffrir? Altri miei figli
nel diviso da noi mondo britanno
già se ne andaro; intrepida e sicura
tal perdita soffersi: in questo solo
35tutto del cuor s’alleggeriva il duolo.
A chi fidare adesso
la mia gloria e ‘l decoro
che sol per lui crescea?
Nel sen forte e canoro
40tutte del mio Permesso
le Muse ei racchiudea.
Egli ardito da ogni nota
dolcemente chiama fuora
una grazia che innamora,
45fin adesso al mondo ignota.
A’ tuoi strali pungenti,
alle tue fiamme ardenti
pon mano, Amore, ed alle tue catene
di dïamante eterno,
50riverite nel Cielo e nell’Inferno:
ferisci, ardi, incatena
il giovinetto audace,
sì ch’ei dolce si strugga alla tua face,
né possa mai fuggir da questa arena.
55Rammentali il periglio
del musico Arïone e le procelle
del mare … – Ah Dea, qui l’interrompe Amore,
non perch’ei parta, tu ne perdi il figlio:

Io dell’Alpi nevose
60nell’orride foreste
compagno a lui sarò;

Io nelle piagge ondose
del mar tra le tempeste
sicuro il guiderò.

65Nel teatro britanno
corona a lui faranno
ben mille deïtà.

A’ dolci accenti suoi
un popolo d’eroi
70attento ei mirerà.

Vedrollo a suo piacer
in quei liberi petti
comandare agli affetti
il sorger e ‘l cader.

75Poi rivedrallo Italia
ricco di gloria e d’or
ne’ suoi teatri spargere
armonico tesor.