Omaggio del Capitolo e del Seminario di Acqui a Giuseppe Marello/Parole indirizzate dal canonico Pagella
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Allocutio ad Iosephum Marello Aquensem episcopum (Piola) | ► |
Girate attorno l’occhio, Eccellentissimo Monsignore, a questa vasta e fitta adunanza de’ figli vostri, e leggete nei loro atteggiamenti, nei loro sguardi, nello studio con cui si affissano in Voi, il desiderio di cogliere le vostre sembianze e di trovarci effigiati i contrassegni di una dolce corrispondenza all’ossequente amore con cui Vi accolgono, forte, puro, e più profondamente radicato di ogni affetto terreno.
Voi di leggeri potrete scorgere che li ha tratti a festeggiarvi non altro spirito che il nobilissimo della Fede, e che in Voi ravvisano l’Apostolo di G. C. che, nella missione del suo Gran Vicario, investito di autorità divina, viene a guidarli a destini oltramondani; ricco di quella carità che fa soave ogni giogo, volonterosi i cuori, abbraccia paternamente i figli, e li armonizza in santa e soave concordia in seno alla famiglia.
E invero, benchè bramosi di rimirare le parvenze della persona, già ben sanno che l’animo vostro ne è tutto compreso e che le opere vostre Vi hanno palesato cotale. Sono conte in tutto l’ambito della Diocesi le vostre maniere attraenti, la conversazione benignamente riposata, gli uffici a sommo studio sostenuti, e l’affezione tenerissima onde Vi ha circondato nella vostra Asti una folla d’ogni maniera d’infelici e derelitti, che nudriti e consolati dalla carità Vi riveriscono come Angelo di Dio, ed or piangendovi dipartito dagli occhi loro sono a noi testimonio e caparra della nostra ventura.
Tutti questi adunque che meco Vi stanno attorno, e i più che col desiderio vi assistono, abbiamo giusta e bella cagione di far palese il nostro gaudio; i quali sentiamo esauditi i nostri voti e le prolungate preghiere che volgemmo a Dio, nelle specchiate virtù onde il Cielo Vi fe’ ricco, pegno sicuro di affettuoso regime, fecondo di cari frutti a confortar la Chiesa Acquese della lunga vedovanza.
Anche la patria Diocesi vostra, Eccellenza Reverendissima, ci è di fausto augurio, dalla quale parecchi vostri Predecessori vennero ad illustrar questa Chiesa. Tale un Enrico terzo Scarampi ascritto tra i Beati, che in sull’entrare del secolo decimoquinto, sostenute costantemente le ragioni della Chiesa nel Concilio di Costanza fu annoverato tra gli elettori del nuovo Pontefice, che richiamasse la calma alla Chiesa sbattuta dalle pretese di parte. Tale un Carlo Giuseppe Capra, i cui monumenti, le molteplici istituzioni, e i suoi savi ordinamenti mantengono vivace ed in benedizione la memoria nei cittadini e nei beneficati.
Con questi felicissimi auspici, entrate, o bramato Pastore, a pascolar questo gregge affidatovi dal Pastore dei Pastori, procedete ad assidervi sulla vetusta Cattedra di Maggiorino e di Guido che dall’alto Vi sorridono. Non Vi sgomenti la grandezza del mandato, dove Clero e popolo cotanto bene affetti, ossequenti, festanti si studieranno di alleggerirvi le cure e farvi lieto, porgendo docile orecchio alla vostra voce e secondando i vostri intenti.
In tanto consenso di animi e dolce vincolo di cuori benedica da questa sua sede la Vergine amorosa il Pastore che entra e il popolo che applaude.
- Viva Monsignor Marello.