Opere (Lorenzo de' Medici)/XV. Canzoni a ballo/Canzone XXVII.

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XXVII. Figlia mia, per me non resta

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XXVII. Figlia mia, per me non resta
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xxvii


     — Figlia mia, per me non resta,
che tu sia bene allevata,
perché pai’ alla brigata
gentil, savia e ben modesta.
     Quando giugni ove sia gente,
ove sia qualche ridotto,
fa’ che stia allegramente,
non che pai’ abbi corrotto;
se ti vien qualche bel motto,
per non dir parola scorta,
fa’ che a dirlo sia accorta,
da tua mente manifesta.
     Se alcun ti guarda in viso,
chi ti guarda, guarda bene:
l’occhio attento, e qualche riso
da cavare altrui di pene;
se un ti tocca mano o piène,
non mostrare averlo a male,
ché saria cosa bestiale
il voler guastar la festa.
     Se alcun, che non sie avaro,
qualche cosa dar ti vuole,
mostra pure averlo caro
ed in cenni ed in parole;
ché villania parer suole
chi gli altrui don non accetta;
non negar, fa’ che prometta,
se di nulla se’ richiesta.

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     Questo è il modo, o figlia mia,
a volermi fare onore;
fa’ che a mente ben ti stia,
che tel metta ben nel core:
sappi prender tempo e l’ore
da far poi quel c’hai promesso;
non si torna a festa spesso:
passa il tempo e non s’arresta. —