Opere (Lorenzo de' Medici)/XVII. Rime varie o di dubbia autenticitá/V. Canzoni a ballo/Canzone IX.

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IX. [Le donne ciarlone]

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[Le donne ciarlone]


     Poi ch’io son stato pregato
vo’ cantare una canzona,
la qual fia onesta e buona,
riprendendo il vicinato.
     Io vi prego in cortesia
che vi piaccia d’ascoltare,
perché la canzona mia
vi potrá forse insegnare
come voi avete a fare.
Quando insieme vi trovate,
quando all’uscio voi filate
sempre vi pare un mercato.
     Se voi siete insieme trenta,
ventinove ne favella:
quell’una non si rammenta
di trovar qualche novella.
Mona questa e mona quella,
attendete a lavorare
e non tanto cicalare,
che vi venga manco il fiato.
     Se in Italia si fa nulla,
ne volete ragionare;
se sapete una fanciulla,
la qual sia per maritare,
voi volete ricordare
di che gente sia il marito,
in che modo e’ va vestito,
s’egli è ricco o nello stato.
     S’una si fa alla finestra,
tutte l’altre vi si fanno;

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a gracchiare ognuna è destra:
questo giuoco è tutto l’anno.
L’una dice: — Il mio panno
è andato cinque braccia. —
L’altra dice: — La mia accia
vuole ancora un buon bucato. —
     L’una dice: — I miei pulcini
par che sien tutti indozzati:
e’ si son pien di pollini,
e son tutti spennacchiati. —
L’altra dice: — I’ ho serbati
tutti quanti i miei capelli;
esconmi tutti i piú belli,
il mal sem’ vi s’è appiccato. —
     Se vedete uno che passi
per la via piú che non suole,
l’una incontro all’altra fassi
o con cenni o con parole:
— Certo che a costui gli duole
qui d’intorno qualche dente; —
tanto che ognuna pon mente,
e da tutte è uccellato.
     Voi fareste il meglio a starvi
fuor di queste ragunate,
e d’altro non impacciarvi
che dell’arte che voi fate.
Attendete, o smemorate,
o cicale, o berlinghelle,
a non far tante novelle:
stiesi ognuna nel suo lato.