Opere Complete Tomo VI - Commercio Epistolare Tomo II/Lettere/A Cesare Marsili a Bologna - Firenze 11 settembre 1632

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a cesare marsili a bologna1


Firenze, 11 Settembre 1632


Si duole che il Cavalieri gli abbia usurpata la dimostrazione della linea parabolica. — Gli risponde il Marsili con sua del 21, autografa (inedita) in Palatina.


Tengo lettere dal Padre Fra Buonaventura con avviso come S. P. ha nuovamente stampato un trattato dello specchio ustorio, nel quale con certa occasione dice avervi inserito la proposizione e dimostrazione della linea descritta dai proietti, provando come è una linea parabolica. Io non posso nascondere a V. S. I. tale avviso essermi stato di poco gusto, nel vedere come di un mio studio di più di quarant’anni, conferitone buona parte con larga confidenza al detto Padre, mi deva ora esser levato la primizia, e sfiorata quella gloria, che tanto avidamente desideravo, e mi promettevo da sì lunghe mie fatiche; perchè veramente il primo intendimento che mi mosse a specolar sopra il moto fu il ritrovar tal linea, la quale, se ben ritrovata, è poi di non molto difficile dimostrazione: tuttavia io, che l’ho provata, so quanta fatica ho avuto in ritrovar tal conclusione; e se il Padre Fra Buonaventura mi avesse, innanzi la pubblicazione, significato il suo pensiero (come forse la civil creanza richiedea) io l’avrei tanto pregato, che mi avrebbe permesso che io avessi prima stampato il mio libro, dopo il quale poteva egli poi soggiunger quanti trovati gli fosse piaciuto. Starò attendendo di veder ciò che ei produce; ma gran cosa certo ci vorrebbe a temperare il mio disgusto, e di quanto miei amici hanno ciò inteso, dai quali per mia maggior mortificazione mi vien buttato in occhio il mio [p. 6 modifica]troppo confidare. Porta la mia stella che io abbia a combattere, e anco con perdita, la roba mia. So che avrò apportato disgusto a V. S. I.; ma mi scusi e perdoni, avendomi a ciò dire sforzato in mia passione, in consolazione della quale piaccia a V. S. I. assicurarmi come ella mi continova in sua buona grazia; felicità da me pregiata sopra ogni tesoro: con che riverentemente gli bacio le mani, e prego felicità.

Note

  1. Inedita. - MSS. Gal., Par. VI, T. 5, in copia.