Orgoglio e pregiudizio (1945)/Capitolo cinquantesimo

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Capitolo cinquantesimo

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Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio (1813)
Traduzione dall'inglese di Itala Castellini, Natalia Rosi (1945)
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Era accaduto spesso che, in altri periodi della sua vita, Mr. Bennet avesse rimpianto di non avere risparmiato ogni anno una certa somma per provvedere alle figlie e alla moglie, se questa gli fosse sopravvissuta, invece di spendere tutto il suo reddito. E ora lo rimpiangeva più che mai. Se avesse fatto il suo dovere in questo campo, ora Lydia non sarebbe debitrice a suo zio di quanto costui aveva fatto per il suo onore e per il suo interesse. E la soddisfazione di costringere uno dei più indegni giovani della Gran Bretagna a sposarla, sarebbe toccata a chi di dovere. Era seriamente preoccupato che una cosa tanto spiacevole fosse stata ottenuta soltanto a spese di suo cognato, e aveva deciso di scoprire a ogni costo l’entità dell’aiuto ricevuto, per sdebitarsene appena avesse potuto.

Mr. Bennet nei primi tempi del suo matrimonio non aveva creduto necessario fare economie, perché, naturalmente, sperava di avere un figlio maschio. Questo, diventato maggiorenne, avrebbe abolito la clausola della trasmissione di proprietà, e la vedova e i figli minori sarebbero rimasti ben provvisti alla sua morte. Ma cinque ragazze erano venute al mondo senza che il figlio si decidesse ad apparire; pure, per molti anni ancora dopo la nascita di Lydia, Mrs. Bennet era ancora sicura che sarebbe venuto. Finalmente non ci sperarono più, ma ormai era troppo tardi per darsi al risparmio. Mrs. Bennet non era portata all’economia, e soltanto l’amore di suo marito per l’indipendenza finanziaria aveva loro impedito che le spese superassero le entrate.

All’atto nuziale, cinquemila sterline erano state stipulate per Mrs. Bennet e per i figli; ma stabilire in quale proporzione la somma sarebbe stata divisa tra questi, dipendeva solo dal volere dei genitori. Tale punto andava ora deciso rispetto a Lydia, e Mr. Bennet non poteva esitare ad accettare la proposta fattagli. Egli, concisamente, sebbene con la più viva riconoscenza per la bontà del cognato, gli scrisse la sua piena approvazione per quello che aveva fatto, assicurandolo che avrebbe mantenuto gli impegni presi in suo nome. Non si sarebbe mai aspettato che, riuscendo a costringere Wickham a sposare sua figlia, sarebbe riuscito ad ottenerlo con così poco sacrificio da parte sua. Infatti, pagando la somma di cento sterline promesse, avrebbe perso al massimo una decina di sterline all’anno, dato che tra il sostentamento, le spese correnti e i continui doni che le passava sua madre, Lydia non gli costava meno di tale somma.

E non era minore la sorpresa che tutto si fosse concluso con così poco fastidio da parte sua, perché il suo più gran desiderio, al momento, era di non doversi occupare di questa faccenda. Passato l’impeto di collera che lo aveva spinto a cercare la figlia per ogni dove, era subito ricaduto nella primitiva indolenza. La lettera fu spedita prontamente, perché per quanto dilazionasse prima di mettersi al lavoro, era poi molto rapido nello sbrigarlo. Pregò che gli fossero dati maggiori particolari su quanto doveva a suo cognato; con Lydia però era troppo irritato per mandarle sia pure una parola.

La buona notizia si sparse presto in casa, e, con adeguata velocità, anche nel vicinato, dove fu accolta con decorosa filosofia. Certo per incrementare le conversazioni sarebbe stato meglio se Miss Bennet fosse stata incontrata per caso in città, o come felice alternativa, se fosse stata segregata dal mondo in qualche lontana fattoria. Ma c’era già abbastanza da dire sul fatto che Wickham la sposasse; e gli auguri di felicità, formulati da tutte le vecchie maligne di Meryton, persero ben poco del loro veleno per questo cambiamento di circostanze; perché con un tale marito, l’infelicità di Lydia era già data per certa.

Da quindici giorni Mrs. Bennet non era scesa dalle sue stanze, ma quel felice giorno riprese il suo posto a capotavola con un’allegria addirittura opprimente. Nessun senso di vergogna gettava la più piccola ombra sul suo trionfo. Il matrimonio di una delle figlie, suo desiderio costante da quando Jane aveva compiuto i sedici anni, stava ora per realizzarsi: i suoi pensieri e le sue parole non si aggiravano che intorno ai dettagli richiesti da un matrimonio elegante: belle stoffe, carrozze nuove e servitori. Cercava affannosamente nei dintorni una bella casa adatta per sua figlia, scartandone parecchie come piccole o troppo modeste, senza neppure sapere quale sarebbe stato il reddito degli sposi.

«Haye Park potrebbe anche andare», disse, «se i Gouldings lo lasciassero, o quella grande casa a Stoke, se il salotto fosse più spazioso, ma Ashworth è troppo lontano! Non potrei sopportare che Lydia fosse a dieci miglia di distanza: quanto a Pulvis Lodge, il piano superiore è orrendo».

Suo marito la lasciò parlare senza interromperla finché la servitù fu presente. Ma, rimasti soli, le disse: «Prima che tu prenda una o tutte quelle case per tua figlia e tuo genero, preferisco spiegarmi chiaramente. In una almeno delle case che si trovano da queste parti essi non saranno mai ammessi. Non voglio davvero premiare la condotta di nessuno dei due, ricevendoli a Longbourn».

Ne seguì una lunga lite, ma Mr. Bennet rimase irremovibile, e fu seguita, per forza, da una seconda, quando Mrs. Bennet apprese con stupore e orrore che suo marito non avrebbe dato un soldo per comperare abiti nuovi alla figlia. Anzi, dichiarò che Lydia non avrebbe avuto da lui alcun segno di affetto in tale occasione. Mrs. Bennet non poteva farsene una ragione. Che la collera del marito arrivasse al punto di negare alla figlia un corredo, senza il quale un matrimonio non le sembrava neppure quasi valido, le pareva inverosimile. Era più sensibile all’umiliazione di un matrimonio senza abiti nuovi, che non alla vergogna della fuga di Lydia e alla sua convivenza con Wickham per quindici giorni prima che lo stesso matrimonio avesse luogo!

Elizabeth era ora profondamente desolata di avere, nell’angoscia del momento, rivelato a Mr. Darcy le sue inquietudini per la sorella; ora che il matrimonio era la legittima conclusione della fuga, si poteva sperare di nasconderne l’infelice inizio almeno a tutti quelli che non erano sul posto.

Non che temesse che la cosa fosse risaputa per causa sua; Mr. Darcy era tra le poche persone della cui discrezione sapeva di potersi fidare e nello stesso tempo nulla la umiliava come il fatto che fosse al corrente della leggerezza di sua sorella. E questo non tanto per paura dello svantaggio che ne derivava a lei personalmente, perché, ormai, un incolmabile abisso si era aperto tra loro due. Anche se il matrimonio di Lydia fosse stato concluso nelle condizioni più onorevoli, non era da aspettarsi che Mr. Darcy si sarebbe mai imparentato con una famiglia che, alle altre manchevolezze aggiungeva ora la più stretta parentela con l’uomo che lui così giustamente disprezzava.

Non c’era da meravigliarsi che a lui ripugnasse una simile unione. Quel suo desiderio di conquistarla, che lei aveva notato nel Derbyshire, e quello stesso affetto che era arrivato a rivelarle, non avrebbe certo potuto sopravvivere a un tal colpo. Era umiliata, addolorata, pentita, senza sapere nemmeno di che cosa.

Incominciò a desiderare la sua stima, ora che non poteva più sperarla; aspettava sue notizie quando c’era meno probabilità di averne; era convinta che avrebbe potuto essere felice con lui, ora che un incontro fra loro due non era nemmeno più probabile.

Che trionfo per lui, pensava spesso, se avesse potuto sapere che la sua proposta, da lei così orgogliosamente respinta appena quattro mesi prima, sarebbe stata ora accolta con gioia e riconoscenza! Anche se generoso come può esserlo il più generoso degli uomini, rimaneva pur sempre un mortale, e da questo senso di trionfo non sarebbe stato immune davvero!

Ora capiva che era proprio l’uomo che, per carattere e ingegno, le sarebbe piaciuto di più: l’intelligenza e il temperamento di lui, anche se così diversi dai suoi, corrispondevano a tutte le sue aspirazioni. Sarebbe stata un’unione vantaggiosa per tutti e due: accanto alla disinvoltura e alla vivacità di Elizabeth, il carattere e il modo di pensare di lui si sarebbero addolciti, mentre lei avrebbe appreso molto dal suo senno, dalla sua cultura, e dalla sua esperienza.

Ma, ahimè! questo matrimonio ideale non avrebbe potuto mostrare alla folla ammirata la vera felicità coniugale. Un’unione ben diversa, che avrebbe preclusa ogni possibilità all’altra, stava per avvenire nella loro famiglia. Elizabeth non arrivava a immaginare come Wickham e Lydia avrebbero potuto raggiungere una passabile indipendenza economica, mentre poteva facilmente prevedere che poca speranza di lunga felicità stava davanti a quella coppia unitasi soltanto perché la passione era stata più forte della virtù.

Mr. Gardiner scrisse di nuovo a suo cognato. Rispondeva brevemente alle espressioni di gratitudine di Mr. Bennet, e lo assicurava della sua premura e della soddisfazione provata nel fare tutto il possibile per il bene di qualcuno della sua famiglia. Concludeva pregandolo di non parlarne più. Lo scopo principale della lettera era di informarlo che Wickham aveva deciso di lasciare il reggimento.

Desideravo molto anch’io che lo facesse, appena fissato il matrimonio. E credo che sarai d’accordo con me nel pensare che lasciare quel corpo sia cosa molto opportuna tanto per lui che per mia nipote. Mr. Wickham intende entrare nell’esercito regolare, e tra i suoi amici di un tempo c’è ancora qualcuno che può e che è disposto ad aiutarlo. Gli è stato promesso il grado di alfiere nel reggimento del Generale ***, ora acquartierato nel Nord. È un grande vantaggio che sia così lontano da questa parte del Regno. Ha fatto buone promesse e spero che tra gente nuova, dove tutti e due vorranno fare buona figura, avranno un po’ più di giudizio. Ho scritto al colonnello Forster per informarlo di questa decisione, pregandolo di assicurare i vari creditori di Wickham, a Brighton e dintorni, di un pronto pagamento, per il quale mi sono impegnato io stesso. Volete fare la stessa cosa con quelli di Meryton, dei quali vi aggiungo una lista da lui compilata? Vi ha messo tutti i suoi debiti, e voglio credere almeno che non ci abbia ingannati. Haggerston ha avuto nostre istruzioni e fra una settimana tutto sarà pronto. Allora lui e Lydia raggiungeranno il reggimento, a meno che non siano prima invitati a Longbourn; mia moglie mi dice che mia nipote ha un gran desiderio di rivedervi prima di lasciare il Sud. Sta bene e prega di essere rispettosamente ricordata a te e a sua madre. Tuo aff.mo

E. Gardiner

Mr. Bennet e le figlie videro subito, come Mr. Gardiner, tutto il vantaggio di un trasferimento di Wickham. Ma Mrs. Bennet non ne fu affatto contenta. Era una tale delusione che Lydia andasse nel Nord, e proprio quando si aspettava tanta orgogliosa felicità dalla sua compagnia, perché non aveva ancora rinunciato al suo progetto di vederla sistemata nell’Hertfordshire. E poi era proprio un peccato che Lydia fosse allontanata da un reggimento dove contava tante amicizie e dove conosceva tutti!

«Vuol così bene a Mrs. Forster», disse, «che è una vera perfidia farla allontanare. E le piacevano anche molti di quei giovanotti; forse gli ufficiali del nuovo reggimento non saranno così simpatici!».

La domanda di Lydia, perché si doveva considerarla tale, di venire riaccolta in seno alla propria famiglia prima di partire per il Nord, fu dapprima respinta risolutamente. Ma Jane ed Elizabeth, d’accordo nel desiderare, per il bene morale e materiale della sorella, che il suo matrimonio fosse riconosciuto dai genitori, insistettero con tanta anima e con tanto buon senso e dolcezza presso il padre perché ricevesse lei e il marito a Longbourn dopo il matrimonio, che egli dovette arrendersi alla loro idea e fare quello che desideravano. Così la madre ebbe la soddisfazione di sapere che avrebbe potuto far pompa nel vicinato della figlia sposata, prima che venisse esiliata nel Nord.

Quando Mr. Bennet scrisse di nuovo a suo cognato, mandò il suo consenso per la venuta degli sposi a Longbourn. Elizabeth tuttavia fu sorpresa che Wickham acconsentisse a un tale progetto; per quanto riguardava i propri sentimenti, un incontro con lui era l’ultimo dei suoi desideri.